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MotoGP: Loris Baz, buona la prima

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Il debutto. Il nuovo team. Il cambio di paddock. Le difficoltà. Il primo podio sfiorato a Misano. Nella stagione d’esordio in MotoGP Loris Baz, classe 1993, ha sorpreso anche se stesso, e non è ancora finita...

Loris Baz, festeggia a Misano il primo posto nella Open
MotoGP: Loris Baz, buona la prima
Loris Baz, 22 anni, alla fine dello scorso anno ha lasciato la SBK per tentare l’assalto alla MotoGP. La sua è stata una decisione importante, perché nel mondiale delle derivate il francese aveva ormai trovato la sua dimensione. Era protagonista. E in sella alla Kawasaki Ninja ZX-10R era ormai diventato abituale frequentatore dei piani alti della classifica… ma alla chiamata della MotoGP non ha resistito, e così ha incollato il suo 76 sulla carena della Yamaha Open del team Forward lanciandosi nella mischia, lavorando a testa bassa per ottenere un progresso gara dopo gara, arrivando a sfiorare il podio nella gara di Misano, ma soprattutto riuscendo a conquistare la testa della classifica riservata alle Open, davanti al ben più esperto Hector Barbera. È però lo stesso Loris, prima della partenza per il GP del Giappone, a tirare le somme sulla sua prima stagione.

“A questo punto della stagione sono veramente felice, non mi aspettavo di essere così competitivo al primo anno in MotoGP. L'obiettivo che avevamo con la squadra era quello di essere vicini ai primi della Open a metà della stagione, mai avremmo pensato di riuscire a vincere una gara, quindi fino ad ora è una bella soddisfazione. A ogni GP abbiamo imparato qualcosa, abbiamo migliorato spesso dal venerdì alla domenica e non è ancora finita”.
Cosa ti ha colpito di più passando dalla SBK alla MotoGP?
“Le cose da imparare erano tantissime, ma la differenza maggiore è stata adattarmi alle gomme Bridgestone che son molto diverse dalle Pirelli con cui correvo in SBK. Le Bridgestone hanno un potenziale molto alto, e all’inizio è difficile trovare il limite in particolare dell’anteriore. Diciamo che però non ci ho messo molto: già alla terza gara ero già vicino ai primi della Open”.

E nel paddock del Motomondiale come ti sei trovato?
“Molto meglio di come pensassi. Ho avuto rispetto da tutti e tutti si son dimostrati gentili. Ho passato molto tempo all’inizio con il mio ex compagno Stefan Bradl, ma per ora non ho legato con qualcuno in particolare. Per me la vita nel paddock quest’anno è stata diversa, ma me lo aspettavo; in SBK ci sono stato da quando avevo 15 anni, lì avevo e ho amici in ogni squadra, per me il weekend di gare era come quando si va a sciare con la famiglia. Qui invece per ora non conosco nessuno, ma sono qui per lavorare, quindi non è un problema e col tempo inizierò a conoscere altra gente anche in questo paddock”.

Se dovessi fare un paragone fra il livello della SBK e della MotoGP?
“In MotoGP la differenza è che tutti vanno fortissimo, anche l'ultimo pilota della griglia! In SBK invece è molto alto il livello dei primi dieci e credo che i primi cinque abbiano le capacità per correre in MotoGP, ma quelli dopo… accusano un grosso gap dai primi. Sono però dell’idea che la SBK sia sempre una buona scuola per la MotoGP”.

Non hai avuto nessun rimpianto per la tua scelta durante la stagione?
“Quando mi hanno prospettato di restare in Kawasaki in SBK sapevo che quest'anno avrei potuto essere campione, perché il pacchetto moto era molto forte, ma quando mi hanno offerto questa opportunità in MotoGP l'ho presa al volo! Per quanto riguarda la SBK quest’anno mi aspettavo che Jonathan Rea andasse forte… ero sicuro che avrebbe vinto. E sono proprio felice che ci sia riuscito, anche per la mia squadra dell'anno scorso. Johnny non è stata una sorpresa: ha sempre corso su una moto meno competitiva di Kawasaki e Aprilia... ma era già fortissimo. Dandogli una moto, come la Ninja ZX-10R, era quasi ovvio che avrebbe vinto lui”.
Da qui alla fine della stagione che obiettivo ti sei posto?
“Punto a mantenere il mio vantaggio su Barbera e a vincere il campionato Open. L'obiettivo adesso è quindi vincere più gare possibili. Per l'anno prossimo ho già firmato con il team Avintia, io ed Hector Barberà avremo le Ducati GP 14.2, quelle che oggi guidano Danilo Petrucci e Yonny Hernandez. Sono felice, perché per me non è stato un anno facile con quello che è successo al team Forward, e aver già firmato per l'anno prossimo mi permette di vivere più tranquillo la fine del campionato”.

Vedendola in pista che idea ti sei fatto della Ducati che guiderai?
“Lo scorso anno tanti dicevano che la Ducati GP14 non andava, ma poi abbiamo visto che Petrucci è arrivato spesso vicino a Iannone e Dovizioso. Io penso che sia una buona moto e sono fiducioso di poter fare molto bene nel 2016. Poi sarà tutto da scoprire… ci saranno le Michelin e le gomme si sa cambiano il feeling con la moto, un nuovo software unico per tutti. Vedremo. Ma parto molto molto carico!”

Alla fine la tua altezza ti ha creato delle difficoltà?
“Per me non cambia nulla, non è un problema. Sì con la mia altezza forse perdo un po' nel rettilineo, ma poi recupero in altri punti, quindi come dicevo non è un problema… Anzi credo che in futuro ci saranno sempre più piloti come me... i ragazzi di oggi sono tutti alti! (ride)”.

Qual è stato il momento più bello della tua stagione?
“Per ora non ho dubbi: è stato il quarto posto a Misano. Nessuno se lo aspettava… nemmeno io. Abbiamo fatto le cose nei tempi e preso le decisioni giuste, è stato bellissimo”.

…e quello più difficile?
“A inizio stagione non mi sentivo benissimo sulla Yamaha, ma lavorando tanto sulla messa a punto abbiamo migliorato tanto velocemente. Quest’estate però dopo le vicissitudini accorse a Giovanni Cuzari, il patron del nostro team, rischiare di non finire la stagione è stato un momento difficile, ma alla fine abbiamo saltato solo la gara di Indianapolis…”.

Prima che inizi il trittico, Giappone-Australia-Malesia, chi vedi come favorito?
“Adesso che Dani Pedrosa è tornato al top, le cose possono cambiare tanto. Per me Jorge Lorenzo è il più forte sull'asciutto, ma Valentino Rossi se può passare e prendere un punto in più ce la fa sempre. Nelle prossime gare in particolare in Australia potrebbe far freddo, piovere... quindi tutto può succedere. Marquez, Rossi, Lorenzo, Pedrosa per ora sono su un altro livello, quasi non sono avversari. Ma cerco di imparare da loro ogni volta che andiamo in pista. Per essere come loro mi serve ancora molto lavoro... ma io non mollo!”.

Sei pronto per Motegi?
“Sarà il mio ennesimo esordio in sella alla Yamaha quest’anno! Motegi è una pista che non conosco e sicuramente partiremo con un piccolo gap rispetto agli altri, ma sono fiducioso di poter fare bene. Ad Aragon non ho preso punti, ma nemmeno gli ho persi. L’obiettivo in Giappone è tornare vicini alla testa delle Open e difendere il primato in classifica”.

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