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Motogp

Jack Miller: "Datemi due anni, poi vedremo!"

di Riccardo Matesic
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Fortemente voluto dalla Honda, il ventenne australiano abbandona la KTM e approda al team CWM LCR di Lucio Cecchinello. Lasciando la Moto3, dove ha chiuso il Mondiale secondo per un soffio, per tentare l'avventura in MotoGP. Dove ha già iniziato a imparare...

Jack Miller ripreso durante la conferenza stampa all'Honda Palace Roma
Prime uscite sulla Honda RC213V
Jack Miller è un ragazzone australiano di Townsville, città affacciata sul mare della grande barriera corallina del Queensland, nel nord del continente. Ha la faccia da furbetto simpaticamente sbruffoncello, con i suoi 20 anni e un fisico muscoloso. Misura 1 metro e 75 di altezza per 70 kg di peso. Con quel fisico potrebbe essere un surfista australiano, invece alcune cicatrici sulle braccia, roba tipica di chi va in pista, tradiscono che è un pilota.

Corre da quattro anni, Jack Miller, e nel 2014 ha chiuso secondo nella Moto3 per soli due punti, dietro Alex Marquez. Vicecampione del mondo per un soffio, nonostante abbia vinto 6 gare (contro le 4 di Alex) e altre 4 volte sia finito sul podio. L'altro però, il Marquez giovane, è stato più regolare.
Lo incontro all'inaugurazione dell'Honda Palace a Roma, un sabato pomeriggio subito dopo pranzo. Sono incuriosito. Ho iniziato a intervistare piloti più grandi di me d'età, tanti anni fa; poi piano piano sono diventati più giovani. Oggi incontro Jack che... ha l'età di mia figlia!
Lui se ne sta in fondo alla sala, su una poltroncina, con la fila di giornalisti in attesa di parlargli. Scherza su questo affollamento, e ogni volta che ha finito con qualcuno chiama: “next please!”. Chissà che effetto deve fare alla sua età questa fila di gente che vuole parlarti.

Eccomi Jack, buongiorno, mi presento. Il collega Scalera, perfidamente, lo avvisa che anche io sono stato pilota, nonostante il fisico non proprio minuto. Ma che gli vai a dire Paolo, questo è un pilota vero, io arrivavo a metà gruppo nel trofeo della salsiccia!

Ride di gusto Miller per questi giornalisti italiani che si sfottono. Intanto mi scuso per la banalità della prima, obbligata, domanda: Jack, che effetto fa passare dalla Moto3 alla MotoGP? “È divertente. Ecco, la parola giusta è divertente. Ogni volta che salgo sulla mia nuova moto provo delle sensazioni forti; nulla di comparabile ad altre esperienze motociclistiche. Ovviamente va fortissimo, ma, soprattutto, ha una frenata incredibile e in alcuni casi una velocità di percorrenza inaspettata. È un oggetto terrificante, con prestazioni che lasciano senza fiato”.
Hai già imparato qualcosa dalla MotoGP? E cosa invece devi ancora imparare?
“Ho moltissimo da imparare. Devo affinare lo stile di guida e migliorare la mia capacità di tirare su la moto in fretta".

Già, in MotoGP è fondamentale mettere la moto in piedi prima possibile, per scaricare a terra la potenza massima. Dunque, come prosegue il tuo apprendistato?
“Tutte le volte che entro in pista imparo qualcosa di nuovo, ma devo ancora registrare con precisione ogni cosa, ogni movimento. Devo imparare a essere un filo meno aggressivo e più morbido nella guida, più scorrevole”.

Un lavoro difficile...
“Ho bisogno di tempo, di girare, girare e girare. Devo imparare a sentirmi sempre più a mio agio. OK, nella Moto3 non ero così male, ma qui è diverso, e finora abbiamo fatto solo un paio di test. Non devo solo modificare il mio stile di guida, devo anche sentirmi più a mio agio".

Aiuta avere un compagno di squadra esperto come Cal Crutchlow?
“A essere sinceri no. Si va d'accordo ed è simpatico, abbiamo anche usato un po' di dati suoi per il settaggio della moto. Ma poi siamo noi a dover lavorare per trovare la nostra strada”.

Lo scorso anno hai lottato con Alex Marquez, ora ti trovi in pista con Marc: che effetto fa?
“Marc mi ha fatto solo un po' di strada davanti finora, e devo dire che è stato bello. In generale, è bello essere in pista con gente come questa, e io sono contento di guidare una MotoGP!”.

Sembri affascinato dall'esperienza.
“Sì, l'ambiente nel paddock mi piace. Poi le prime uscite che abbiamo fatto sono state in bei posti e con il sole. Devo ammetterlo, me la sto godendo”.

Dal punto di vista della preparazione fisica, hai cambiato qualcosa?
“Molto, a dire il vero. Prima non facevo pesi, ma in MotoGP serve più forza fisica. Ho lavorato tanto per migliorare potenza e resistenza. Ora arrivano le gare e vedremo qual è il mio livello, anche da questo punto di vista”.

Punti a essere il debuttante dell'anno?
“Certo che sì. Ho i numeri per farlo. Ma non sarà facile. Maverick Vinales, con la Suzuki Factory, è molto veloce. E anche gli altri non scherzeranno”.

Hai un pilota preferito? Ti ispiri a qualcuno?
“Vale! Valentino Rossi, è un idolo. Credo che tutti oggi guardino a lui”.

Sei in un team italiano: ti piace l'Italia?
“Molto. Ci ho anche vissuto un po', nel 2012. Purtroppo non parlo la vostra lingua”.

Bugia Jack! Ce ne siamo resi conto poco dopo, quando in conferenza stampa hai dimostrato di comprendere perfettamente le domande in italiano.

Eccolo qui, alla vigilia della prima gara in MotoGP, Jack Miller è questo. Un ragazzone apparentemente gradasso, ma in realtà molto con la testa sulle spalle. Ancora in conferenza stampa, qualcuno ha provato a farlo sbilanciare sui suoi obiettivi. Lui ha risposto netto: “datemi un paio d'anni, poi vedremo”.
In bocca al lupo, giovane campione.

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