Motogp
De Angelis: la morte di Tomi mi segnerà tutta la vita
Il pilota di San Marino racconta con grande sincerità la difficile settimana che è seguita all'incidente con Tomizawa sulla pista di Misano
Come si sente un ragazzo di 26, un pilota, un appassionato di gare dopo un incidente nel quale è morto un collega?
Male, a dir poco, anche se è stata una fatalità. Alex de Angelis ne parla in un'intervista di Alen Bollini messa in onda da Studiosport la notte di sabato dalla quale riprendiamo le frasi che ci hanno fatto pensare…
Coraggio Alex, sappiamo che anche la famiglia di Tomizawa ti ha incoraggiato ad andare avanti, lo facciamo anche noi. "Non è facile raccontare uno stato d'animo in un momento così difficile. In certi momenti sto bene, ma in altri no, e mi viene da piangere. Ho saputo di Tomizawa dalla televisione, mentre guardavo la gara della MotoGp e sono scoppiato in lacrime. Non bisognava fermarle perché sono sentimenti veri e sinceri".
- E dopo cosa succede?
"Mi sono fatto aiutare, chi era con me mi ha portato a casa ed è stato con me due giorni. Mi sono chiuso con queste persone, famigliari e amici, gente che sa cosa vuol dire fare il pilota. Il pilota è un ragazzo di 26 anni che di mestiere fa quello che ha sempre sognato di fare, fin da quando era bambino. Certo, pensi che non ti possa mai succedere nulla, ma stai bene. E io senza la moto non sto bene. Certo, voglio ritornare in sella, anche se non so che effetto mi farà. La prima cosa che ti viene in mente è di smettere, ma poi capisci che non basta. Cerchi di tenerti impegnato, concentrato, altrimenti la giornata non passa mai, perché nulla ti tiene impegnato come la moto, quindi sai che devi tornare. In questo momento ho tante cose in testa che mi si accavallano. In ogni caso penso che un fatto così mi segnerà per tutta la vita".
Male, a dir poco, anche se è stata una fatalità. Alex de Angelis ne parla in un'intervista di Alen Bollini messa in onda da Studiosport la notte di sabato dalla quale riprendiamo le frasi che ci hanno fatto pensare…
Coraggio Alex, sappiamo che anche la famiglia di Tomizawa ti ha incoraggiato ad andare avanti, lo facciamo anche noi. "Non è facile raccontare uno stato d'animo in un momento così difficile. In certi momenti sto bene, ma in altri no, e mi viene da piangere. Ho saputo di Tomizawa dalla televisione, mentre guardavo la gara della MotoGp e sono scoppiato in lacrime. Non bisognava fermarle perché sono sentimenti veri e sinceri".
- E dopo cosa succede?
"Mi sono fatto aiutare, chi era con me mi ha portato a casa ed è stato con me due giorni. Mi sono chiuso con queste persone, famigliari e amici, gente che sa cosa vuol dire fare il pilota. Il pilota è un ragazzo di 26 anni che di mestiere fa quello che ha sempre sognato di fare, fin da quando era bambino. Certo, pensi che non ti possa mai succedere nulla, ma stai bene. E io senza la moto non sto bene. Certo, voglio ritornare in sella, anche se non so che effetto mi farà. La prima cosa che ti viene in mente è di smettere, ma poi capisci che non basta. Cerchi di tenerti impegnato, concentrato, altrimenti la giornata non passa mai, perché nulla ti tiene impegnato come la moto, quindi sai che devi tornare. In questo momento ho tante cose in testa che mi si accavallano. In ogni caso penso che un fatto così mi segnerà per tutta la vita".