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Rossi dottore: 'Dedico la laurea alla mia mamma'

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Il campione ha ricevuto l'attestato HC dall'università di Urbino. Divertiti ma anche perplessi gli studenti...

Come annunciato da tempo, Valentino Rossi è dottore in scienze della comunicazione. Laurea "Honoris Causa" ricevuta oggi alle 12 dal Magnifico Rettore dell'Università di Urbino Giovanni Bogliolo. Il pilota è arrivato con la toga, ha ricevuto un diploma scritto a mano, come ai vecchi tempi e ha esordito con il suo primo discorso da laureato. Ma non aveva ancora finito di pronunciare "ciao" che subito è apparso uno striscione che recitava così: "Complimenti campione e 46 volte vergogna a scienze della comunicazione". Evidentemente a qualcuno che studia a Urbino non è piaciuta la politica di immagine dell'Università che lascia scoperti i problemi dell’ateneo.
Tolto lo striscione, e calmato il coro di studenti "dottore dottore" scandito soprattutto dal gentil sesso, Rossi ha proseguito: “Nel mio primo discorso da dottore, ringrazio l’università e dedico la laurea a mia mamma che oramai si era rassegnata a non avermi laureato. Certo, io sono molto efficace nella comunicazione, ma chi vince è sempre più credibile di uno che arriva ottavo. Forse il successo è uno dei motivi, ma da solo non basta. Si comunica in tanti modi, anche con il casco e ne ho uno nuovo per il Mugello, vedrete, sarà una bella sorpresa. Ad esempio, nel mio casco c’è sempre il sole e la luna, le mie due personalità, ma ci sono anche quelle che voi chiamate scenette. Non sono così banali, visto che quelle dei vigili dopo la vittoria al Mugello o della sosta nella toilette a Jerez, servono a sdrammatizzare l’evento, a prendersi meno sul serio”.
Più che di comunicazione, però, si potrebbe parlare di celebrità
“Da ragazzo ci speravo ma non pensavo di diventare così popolare. Oggi molti si identificano con me e questo non solo perché vinco, si è popolari anche stando in mezzo alla gente”. E poi via a ricordare episodi della carriera scolastica di Rossi che ha lasciato i banchi in seconda superiore: “C’era il mondiale con le gare oltreoceano e significava partire già con 35 giorni di assenza. Ho lasciato e non ho più ripreso”. E poi: “In quinta elementare mi sono rotto il polso sinistro e ho scritto il giorno dopo un tema. Peccato, sono mancino e non venne molto bene”.
Bene, Rossi ha la laurea, l’università di Urbino ha avuto visibilità e tutti sono felici.
Inquieta un po’ la battuta di Lucio Dalla che ha commentato così: “Rossi, io ho cantato di Senna e Nuvolari, ma tu sei il più grande, sei come Alessandro Magno”. Ma il culto della personalità non era stato abolito dal compagno Krusciov dopo la morte di Stalin? Per fortuna da venerdì Rossi torna in pista, la sua università.
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