Motogp
Nella Motogp i pollici contano
Da quando la Michelin ha imposto ai team di abbassare di mezza misura il diametro delle gomme, il fronte dei piloti si è spaccato tra entusiasti e dubbiosi. I vantaggi? Ancora tutti da valutare

Capirossi non si è dimostrato entusiasta delle gomme di 16,5 pollici: la nuova Desmo in Australia "ondeggiava" da paura
Un pollice, bizzarra unità di misura (lunghezza) in uso nei paesi anglosassoni e - chissà perché - nel mondo delle gomme, equivale a 2,54 centimetri. Questa è una delle poche certezze in questo articolo. Soprattutto quando i pollici sono sedici e mezzo.
Non si è mai capito per quale motivo le quattro tempi vadano meglio con questa misura, invece che con le 17, ma il sospetto è che al tempo delle scelte siano pesate molto le decisioni di Colin Edwards, collaudatore Michelin anche con la Honda VTR in Superbike che con quella misura si è sempre trovato meglio. Le posteriori arrivarono assieme ai successi di Garry McCoy che con il sedici e mezzo posteriore riuscì a trovare un vantaggio poi capito da tutti: la moto era più agile e derapava più facilmente. Così si spiega perché l’ultimo ad usarle sia stato Max Biaggi (stilistico e poco amante dei traversi esagerati e non sempre produttivi dell'australiano).
Adesso la Michelin ha, in pratica, imposto a tutti di utilizzare la 17 anteriore, anche se Nicolas Dupasquier, capo dell’attività moto della Casa francese, sostiene che ci saranno 17 “evolute” (cioè con una carcassa simile a quella delle nuove 16.5) anche a chi ne fa richiesta. Biaggi però sostiene che finirà esattamente come con le posteriori: “Loro hanno scelto il futuro, quindi la 17 diventerà qualcosa da museo”. Come a chiarire che oggi il più grande costruttore di moto è la Michelin e che questo influenza non poco le scelte dei progettisti. Ad esempio, la Honda 211 che già andava da dio con le 17 anteriori, con la 16.5 va ancora meglio, mentre Valentino Rossi ha scelto a botta sicura: “Non se ne parla neanche: la M1 con la 16.5 va bene e non si cambia”.
Ma che vantaggi offre all'atto pratico la 16.5? Per tutti agilità negli ingressi curva, per qualcuno sicurezza in staccata, con un maggiore appoggio a centro curva. Dall’altra parte della bilancia diminuisce la stabilità nei curvoni veloci, il fattore che ha mandato in "tilt" la Ducati a Phillip Island. I suoi due piloti preferiscono le 17 e lo si è visto ad occhio: nel curvone che immette sul rettilineo di partenza, la Desmosedici con le gomme “piccole” ondeggiava da far paura.
Certo, con un po’ di esperienza ci si ricorda cosa successe alle maximoto nei primi anni Ottanta, quando si passò dalle 18 (inerzia in ingresso curva ma lentezza e pesantezza nel cambiare inclinazione nei "destra sinistra" veloci) alle 16 (grande velocità di ingresso, ma anche instabilità nel veloce e tendenza dello sterzo a chiudere). Inoltre le piste di oggi esaltano l’agilità a dispetto dei curvoni veloci.
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Morale: le MotoGp si avviano ad una stagione con identici diametri tra anteriore e posteriore (16.5) anche se per qualche gara ci sarà l’opzione 17 (Mugello e Assen, ad esempio). Però la risposta definitiva sembra arrivare da una voce ben informata che dice più o meno così: “La 16.5 ha una struttura particolare e può essere realizzata a macchina al 100%, mentre la 17 ha una struttura diversa della carcassa e in pratica viene sfornata con lentezza e con molto lavoro manuale alle spalle”. Forse il problema è proprio questo, come in molte rivoluzioni: dietro c’è un discorso economico e poco ideologia.

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