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MotoE e WCR, i campionati politically correct che non si fila nessuno
Nascono (in teoria) con scopi nobili, ma alla fine si rivelano eventi poco seguiti, e di valore sportivo discutibile
Da che mondo è mondo, gli organizzatori dei campionati motociclistici legati alla velocità hanno lanciato campionati e trofei per cercare di allargare il bacino degli utenti e degli appassionati. Chi ha qualche capello bianco ricorderà il successo effimero (presto soppiantato dalla Superbike) della Formula TT tra gli Anni 70 e 80, delle varie Battle of Twins e Battle of Singles e le parabole più o meno lunghe, ma sempre basse in termini di interesse, del Mondiale Classe 80 (durato appena 6 anni) o di quello riservato ai Sidecar.
Ogni campionato, a ben vedere, è figlio degli anni in cui è nato, nei quali rispondeva a precise esigenze. La Formula TT nasceva per rispondere alla domanda degli orfani del Tourist Trophy dal Mondiale, la 80 cc veniva incontro al successo su alcuni mercati delle moto di questa cilindrata, la BOT e la BOS a quello delle sportive alternative alle allora imperanti quattro cilindri giapponesi, e via discorrendo.
Anche i campionati più recenti introdotti da FIM e Dorna sono figli dei tempi in cui viviamo: i tempi del politically correct, del rispetto dell'ambiente e dell’uguaglianza tra i sessi. Parliamo della MotoE e del WorldWCR – il campionato riservato alle donne – due operazioni che appaiono, a uno sguardo disincantato, più dettate dalla necessità di pulirsi la coscienza che non dal reale bisogno di creare eventi sportivi di appeal internazionale.