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Correre la domenica: scherzi da paddock
Metti una banda di vecchi piloti che si ritrovano a correre assieme in un trofeo monomarca. Metti che rinascano anche vecchie rivalità, ma che tutto resti confinato in un'atmosfera allegra. Era la classe Sport Classic del Desmochallenge. Quasi dieci anni fa.. preparatevi a un viaggio nel tempo
Correva l'anno 2006, e nel Desmo Challenge, il Trofeo Ducati, era stata creata la categoria Sport Classic, che ruotava intorno alle Ducati Paul Smart, e alle più economiche Sport 1000.
Immediatamente il trofeo monomarca divenne una riserva indiana dei vecchi piloti. Per i maligni un cimitero di elefanti che non volevano morire; ma non mancavano i giovinastri irrispettosi degli anziani che aspiravano a vincere.
C'erano insomma molti piloti provenienti dal campionato Supertwin, che avevano abbandonato le gare per colpa dei costi eccessivi e dell'età magari un po' avanzata.
Immediatamente il trofeo monomarca divenne una riserva indiana dei vecchi piloti. Per i maligni un cimitero di elefanti che non volevano morire; ma non mancavano i giovinastri irrispettosi degli anziani che aspiravano a vincere.
C'erano insomma molti piloti provenienti dal campionato Supertwin, che avevano abbandonato le gare per colpa dei costi eccessivi e dell'età magari un po' avanzata.
Fu un tam tam che si attivò immediatamente, grazie anche all'organizzatore, quel Claudio Pacifici che da sempre navigava negli ambienti delle gare riservate ai vecchi “ducatari”.
Si riaccesero vecchie rivalità, solo apparentemente stemperate dalle grigliate serali nel paddock e dai fiumi di vino rosso.
Ufficialmente le moto dovevano essere di serie; in realtà, come i vecchi ciclisti dilettanti, anche gli anziani ex piloti erano disposti a vendere l'anima al diavolo pur di superare quel rivale con il quale già 20 anni prima facevano a colpi di carenatura. E si cominciò a parlare di modifiche più o meno lecite delle moto.
L'argomento era (e probabilmente è tuttora) tabù, e tutti si affrettavano a chiarire che la loro moto era assolutamente di serie.
La cosa comunque era vissuta con ilarità e leggerezza da tutti i partecipanti, perché, alla fine, quelli della Sport Classic erano una banda unita di amiconi.
Nel trofeo correva anche un certo Paolo Marini. Vecchissima conoscenza delle piste italiane ed europee, Paolo è noto a tutti per essere l'ideatore del campionato italiano bicilindriche, 30 anni fa. A molti è noto per essere un gentleman driver da sempre. A chi lo conosce è noto per i suoi scherzi. Del resto, da uno che corre con una tuta che sulla schiena riporta la scritta “se mi sorpassi cadi”, cosa puoi aspettarti?
Fu Paolo, assieme all'organizzatore Claudio Pacifici, a ideare lo scherzo di apertura della stagione.
Si riaccesero vecchie rivalità, solo apparentemente stemperate dalle grigliate serali nel paddock e dai fiumi di vino rosso.
Ufficialmente le moto dovevano essere di serie; in realtà, come i vecchi ciclisti dilettanti, anche gli anziani ex piloti erano disposti a vendere l'anima al diavolo pur di superare quel rivale con il quale già 20 anni prima facevano a colpi di carenatura. E si cominciò a parlare di modifiche più o meno lecite delle moto.
L'argomento era (e probabilmente è tuttora) tabù, e tutti si affrettavano a chiarire che la loro moto era assolutamente di serie.
La cosa comunque era vissuta con ilarità e leggerezza da tutti i partecipanti, perché, alla fine, quelli della Sport Classic erano una banda unita di amiconi.
Nel trofeo correva anche un certo Paolo Marini. Vecchissima conoscenza delle piste italiane ed europee, Paolo è noto a tutti per essere l'ideatore del campionato italiano bicilindriche, 30 anni fa. A molti è noto per essere un gentleman driver da sempre. A chi lo conosce è noto per i suoi scherzi. Del resto, da uno che corre con una tuta che sulla schiena riporta la scritta “se mi sorpassi cadi”, cosa puoi aspettarti?
Fu Paolo, assieme all'organizzatore Claudio Pacifici, a ideare lo scherzo di apertura della stagione.
Prima gara dell'anno: autodromo di Magione.
Terminate le prove ufficiali, escono i tempi, che riportano anche le velocità massime. Tutti i piloti sul rettilineo del traguardo segnano 160 km/h e spicci. Tranne il poleman, Maurizio Romanelli, la cui moto avrebbe volato a oltre 190 km/h.
Passano cinque minuti e tutti, ovviamente consapevoli dello scherzo, si sono precipitati nel nostro box (correvo come ospite di Romanelli, grazie Maurizio!).
“Ma che motore hai fatto!?!”.
“Stavolta è troppo, stavolta te lo facciamo smontare alle verifiche post gara!”
La faccia più scandalizzata era quella di Pacifici, un vero attore consumato. Il capoclasse Marini, a sua volta, prima aizzava gli altri, poi andava da Romanelli e gli diceva: “stavolta hai fatto proprio troppo, ma come facciamo ad aiutarti, Maurì?!?".
Romanelli si rigirava la classifica fra le mani balbettando, finché non ha colto qualche risata qua e là, ed ha capito lo scherzo.
Quel pomeriggio ci divertimmo tutti. Meno, probabilmente, la vittima della burla.
Terminate le prove ufficiali, escono i tempi, che riportano anche le velocità massime. Tutti i piloti sul rettilineo del traguardo segnano 160 km/h e spicci. Tranne il poleman, Maurizio Romanelli, la cui moto avrebbe volato a oltre 190 km/h.
Passano cinque minuti e tutti, ovviamente consapevoli dello scherzo, si sono precipitati nel nostro box (correvo come ospite di Romanelli, grazie Maurizio!).
“Ma che motore hai fatto!?!”.
“Stavolta è troppo, stavolta te lo facciamo smontare alle verifiche post gara!”
La faccia più scandalizzata era quella di Pacifici, un vero attore consumato. Il capoclasse Marini, a sua volta, prima aizzava gli altri, poi andava da Romanelli e gli diceva: “stavolta hai fatto proprio troppo, ma come facciamo ad aiutarti, Maurì?!?".
Romanelli si rigirava la classifica fra le mani balbettando, finché non ha colto qualche risata qua e là, ed ha capito lo scherzo.
Quel pomeriggio ci divertimmo tutti. Meno, probabilmente, la vittima della burla.