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Yamaha R125 Cup ad Adria: ultimo atto
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Si conclude l'avventura del nostro pilotino Marco Menerini nel trofeo riservato alla piccola sportiva di Iwata. Ecco le ultime pagine del suo diario e una ricca gallery fotografica
L'attesissima ultima gara della stagione è arrivata e l'eccitazione è alle stelle. La gara si svolgerà ad Adria, il circuito dove tutto è cominciato.
Per questioni di tempo io e mio padre decidiamo di partire giovedì sera, poiché durante il sabato non ci saranno prove libere, anticipate al venerdì. Il viaggio lungo e stressante instilla ansia (e allo stesso tempo grinta) dentro di me.
Il venerdì mattina, giunti all'Adria International Raceway, parcheggiamo nella zona visitatori ed entriamo nell'autodromo a piedi. Il paddock è bellissimo! È una struttura imponente e ben costruita, assomiglia vagamente ad un hangar per gli aerei.
Subito cerchiamo i responsabili della Yamaha, ma dobbiamo attendere un pochino prima del loro arrivo.
Giunta la mia R125, sono pronto a scendere in pista; il tempo non è dei migliori: ha da poco piovuto ma decido lo stesso di entrare.
L'asfalto è quasi asciutto, a parte alcuni punti fuori dalle traiettorie; durante il terzo o quarto giro, in fondo al rettilineo, stacco forte e a causa dell'asfalto ancora bagnato mi "parte" l'anteriore; la caduta è durissima, striscio per 150 metri e la moto finisce 50 metri più avanti. La tuta parecchio è rovinata e la moto è messa peggio. Torno ai box e mi siedo su una sedia, la botta sull'anca è evidente e faccio fatica a camminare ma questo non mi ferma e due ore dopo sono di nuovo dentro con la moto rimessa quasi completamente a posto e più carico di prima. Alla sera, cerco di riposare l'anca; mi riesce molto difficile camminare.
Al sabato mattina ho qualche problema che non riguarda la botta del giorno prima, ma… la pancia. Sto veramente male! La passione però è passione e nulla si può mettere in mezzo; sto male? No problem, si affronta il dolore e si apre il gas!
Anche se i giri fatti non sono molti, riesco a fare un buon tempo; al pomeriggio invece, per il secondo turno di prove cronometrate, riesco a rimettermi in sesto e a fare meglio, piazzandomi al dodicesimo posto in griglia di partenza.
Quella sera prendo una o due medicine per ricostruire le difese immunitarie e la flora intestinale. E poi a letto!
Domenica. Giorno di gara; il tempo è bello e non c'è neanche una nuvola in cielo. La pancia non mi da più problemi e così posso dare il massimo. La prima gara è alle 12.50 così ho tempo per rilassarmi un attimo e concentrarmi sulle traiettorie giuste da fare.
Arriva l'ora della partenza e la tensione si riaffaccia; il rumore della mia R125 mi rilassa durante il giro di ricognizione.
Tensione, adrenalina, energia, aggressività, tenacia, coraggio, paura ed eccitazione sono la chiave per… la partenza veloce, che mi porta subito tre o quattro posizioni più avanti. Riesco ad infilarmi all'interno e a graffiare il cordolo con le saponette, le posizioni conquistate vengono purtroppo perse visto che i piloti che hanno preso la via più larga si ritrovano più veloci infondo al rettilineo.
La lotta all'inizio è quella più nervosa, per la conquista di quel metro e mezzo di spazio tra una moto e l'altra; il secondo giro siamo ancora tutti attaccati ma cominciano già a formarsi i primi gruppi.
La gara procede e non perdo mai di vista il pilota davanti a me, io e "lei" ci scambiamo più e più volte. Al quinto giro il leader del gruppo cade. Tutto può succedere. All'ultimo giro sfortunatamente riesce ad infilarsi, posso essere veloce ma se lui è più veloce di me può succedere che mi passi; così riesce a guadagnarsi l'ottavo posto e io mi accontento del nono posto finale.
Nel paddock l'aria è abbastanza tranquilla: dopo la tempesta vien la calma… si dice. Ma dopo la calma… ritorna la tempesta.
Per questioni di tempo io e mio padre decidiamo di partire giovedì sera, poiché durante il sabato non ci saranno prove libere, anticipate al venerdì. Il viaggio lungo e stressante instilla ansia (e allo stesso tempo grinta) dentro di me.
Il venerdì mattina, giunti all'Adria International Raceway, parcheggiamo nella zona visitatori ed entriamo nell'autodromo a piedi. Il paddock è bellissimo! È una struttura imponente e ben costruita, assomiglia vagamente ad un hangar per gli aerei.
Subito cerchiamo i responsabili della Yamaha, ma dobbiamo attendere un pochino prima del loro arrivo.
Giunta la mia R125, sono pronto a scendere in pista; il tempo non è dei migliori: ha da poco piovuto ma decido lo stesso di entrare.
L'asfalto è quasi asciutto, a parte alcuni punti fuori dalle traiettorie; durante il terzo o quarto giro, in fondo al rettilineo, stacco forte e a causa dell'asfalto ancora bagnato mi "parte" l'anteriore; la caduta è durissima, striscio per 150 metri e la moto finisce 50 metri più avanti. La tuta parecchio è rovinata e la moto è messa peggio. Torno ai box e mi siedo su una sedia, la botta sull'anca è evidente e faccio fatica a camminare ma questo non mi ferma e due ore dopo sono di nuovo dentro con la moto rimessa quasi completamente a posto e più carico di prima. Alla sera, cerco di riposare l'anca; mi riesce molto difficile camminare.
Al sabato mattina ho qualche problema che non riguarda la botta del giorno prima, ma… la pancia. Sto veramente male! La passione però è passione e nulla si può mettere in mezzo; sto male? No problem, si affronta il dolore e si apre il gas!
Anche se i giri fatti non sono molti, riesco a fare un buon tempo; al pomeriggio invece, per il secondo turno di prove cronometrate, riesco a rimettermi in sesto e a fare meglio, piazzandomi al dodicesimo posto in griglia di partenza.
Quella sera prendo una o due medicine per ricostruire le difese immunitarie e la flora intestinale. E poi a letto!
Domenica. Giorno di gara; il tempo è bello e non c'è neanche una nuvola in cielo. La pancia non mi da più problemi e così posso dare il massimo. La prima gara è alle 12.50 così ho tempo per rilassarmi un attimo e concentrarmi sulle traiettorie giuste da fare.
Arriva l'ora della partenza e la tensione si riaffaccia; il rumore della mia R125 mi rilassa durante il giro di ricognizione.
Tensione, adrenalina, energia, aggressività, tenacia, coraggio, paura ed eccitazione sono la chiave per… la partenza veloce, che mi porta subito tre o quattro posizioni più avanti. Riesco ad infilarmi all'interno e a graffiare il cordolo con le saponette, le posizioni conquistate vengono purtroppo perse visto che i piloti che hanno preso la via più larga si ritrovano più veloci infondo al rettilineo.
La lotta all'inizio è quella più nervosa, per la conquista di quel metro e mezzo di spazio tra una moto e l'altra; il secondo giro siamo ancora tutti attaccati ma cominciano già a formarsi i primi gruppi.
La gara procede e non perdo mai di vista il pilota davanti a me, io e "lei" ci scambiamo più e più volte. Al quinto giro il leader del gruppo cade. Tutto può succedere. All'ultimo giro sfortunatamente riesce ad infilarsi, posso essere veloce ma se lui è più veloce di me può succedere che mi passi; così riesce a guadagnarsi l'ottavo posto e io mi accontento del nono posto finale.
Nel paddock l'aria è abbastanza tranquilla: dopo la tempesta vien la calma… si dice. Ma dopo la calma… ritorna la tempesta.
Terminata la R125 Cup il sogno di Marco è finito... o forse è appena iniziato
La seconda manche è arrivata, la tensione è più elevata del solito e rischio di fulminarmi. Il semaforo è pronto. La partenza è un crogiolo di emozioni ma la cosa più bella è quello che succede in quei microsecondi tra l'uscita della bandiera rossa e lo spegnimento del semaforo.
Appena il direttore di gara esce dalla pista si sente il ruggito dei motori quattro tempi inondare la pista e fare eco nella testa; quando il semaforo si accende, i giri dei motori delle moto di tutti i piloti aumentano ma non si sente niente, senti soltanto il tempo rallentato e ogni singolo scoppio che c'è nel motore a venti centimetri dal tuo ginocchio. Per il resto soltanto l'incessante rumore del silenzio; l'istante dura poco per chi è fuori a guardare ma dura il doppio se non il triplo per chi è lì, sulla pista pronto a partire.
Mentre sei lì pronto e si spegne il semaforo pensi solo ad una cosa… parti cavolo!
Partenza buona, guadagno alcune posizioni, riesco ancora ad infilarmi all'interno della curva e ad uscire abbastanza veloce, mi metto in scia a quello davanti a me ma come nella prima manche, i piloti che hanno fatto il giro largo hanno più slancio e riescono a superami in staccata. Non voglio rischiare e mi infilo dove posso, cercando di uscire bene senza intoppi, nella prime tre curve mi sbattono un po' all'esterno e perdo parecchie posizioni, durante la gara riesco a guadagnarmene qualcuna ma la moto a differenza della prima manche non ne vuole sapere. C'è qualcosa che non va alla forcella e alla gomma anteriore. Trovo il mio passo e spunto davanti al secondo gruppo. La gara finisce e mi ritrovo dodicesimo, quindi nessuna perdita e nessuna conquista.
Appena il direttore di gara esce dalla pista si sente il ruggito dei motori quattro tempi inondare la pista e fare eco nella testa; quando il semaforo si accende, i giri dei motori delle moto di tutti i piloti aumentano ma non si sente niente, senti soltanto il tempo rallentato e ogni singolo scoppio che c'è nel motore a venti centimetri dal tuo ginocchio. Per il resto soltanto l'incessante rumore del silenzio; l'istante dura poco per chi è fuori a guardare ma dura il doppio se non il triplo per chi è lì, sulla pista pronto a partire.
Mentre sei lì pronto e si spegne il semaforo pensi solo ad una cosa… parti cavolo!
Partenza buona, guadagno alcune posizioni, riesco ancora ad infilarmi all'interno della curva e ad uscire abbastanza veloce, mi metto in scia a quello davanti a me ma come nella prima manche, i piloti che hanno fatto il giro largo hanno più slancio e riescono a superami in staccata. Non voglio rischiare e mi infilo dove posso, cercando di uscire bene senza intoppi, nella prime tre curve mi sbattono un po' all'esterno e perdo parecchie posizioni, durante la gara riesco a guadagnarmene qualcuna ma la moto a differenza della prima manche non ne vuole sapere. C'è qualcosa che non va alla forcella e alla gomma anteriore. Trovo il mio passo e spunto davanti al secondo gruppo. La gara finisce e mi ritrovo dodicesimo, quindi nessuna perdita e nessuna conquista.
Nel box mi sento stremato ma la passione supera tutto e decido di fare anche la manche italo-francese. Insieme a noi corre anche il campionati R125 d'Oltralpe e il programma prevede anche una sfida tra i migliore delle due manifestazioni.
La tensione ormai è scomparsa, come l'energia purtroppo. Entrato in pista però mi sento subito meglio e recupero le energie, la moto mi da proprio una carica positiva, quell'aggressività che all'occorrenza mi aiuta dove l'energia comincia a svanire. Nei francesi però questo non succede, l'aggressività non si trasforma in energia, si trasforma in poca sportività!
Durante la gara, infatti, io e un francese siamo testa a testa, lui mi guarda, si avvicina… e tira fuori il gomito! Non so perché ma me l'aspettavo e riesco ad alzare il braccio ed evitare di sbandare.
In quel momento avevo una fortissima tentazione di tirare un pugno alla leva del suo freno e farlo cappottare… ma noi italiani siamo sportivi. A fine gara mi ritrovo in una posizione non proprio lusinghiera, ma il rammarico di questo è nulla di fronte alla tristezza per la fine del trofeo.
Dopo le premiazioni saluto tutte le persone che mi hanno seguito durante questo campionato: Claudio Corsetti, direttore della SMI, Alessandra, segretaria della SMI, Fabio Albertoni, coordinatore delle attività sportive Yamaha e infine il meccanico della Yamaha che a causa mia ha avuto molto lavoro da fare, Giacomo.
Questa è stata una bellissima esperienza, ho capito molte cose sulla guida della moto e del mondo delle corse. Spero che l'anno prossimo si possa fare un trofeo più impegnativo, come un 250 o un 600. Molte persone mi hanno detto che sono bravo e ho le capacità per fare qualcosa di più grande, sarebbe bello passare ad esempio da una R125 a una R6…
Comunque: grazie a tutti!!! E più di tutti a mio padre, che mi ha scarrozzato per tutto il nord Italia per fare questo trofeo e mi ha dato tanto aiuto.
Grazie.
La tensione ormai è scomparsa, come l'energia purtroppo. Entrato in pista però mi sento subito meglio e recupero le energie, la moto mi da proprio una carica positiva, quell'aggressività che all'occorrenza mi aiuta dove l'energia comincia a svanire. Nei francesi però questo non succede, l'aggressività non si trasforma in energia, si trasforma in poca sportività!
Durante la gara, infatti, io e un francese siamo testa a testa, lui mi guarda, si avvicina… e tira fuori il gomito! Non so perché ma me l'aspettavo e riesco ad alzare il braccio ed evitare di sbandare.
In quel momento avevo una fortissima tentazione di tirare un pugno alla leva del suo freno e farlo cappottare… ma noi italiani siamo sportivi. A fine gara mi ritrovo in una posizione non proprio lusinghiera, ma il rammarico di questo è nulla di fronte alla tristezza per la fine del trofeo.
Dopo le premiazioni saluto tutte le persone che mi hanno seguito durante questo campionato: Claudio Corsetti, direttore della SMI, Alessandra, segretaria della SMI, Fabio Albertoni, coordinatore delle attività sportive Yamaha e infine il meccanico della Yamaha che a causa mia ha avuto molto lavoro da fare, Giacomo.
Questa è stata una bellissima esperienza, ho capito molte cose sulla guida della moto e del mondo delle corse. Spero che l'anno prossimo si possa fare un trofeo più impegnativo, come un 250 o un 600. Molte persone mi hanno detto che sono bravo e ho le capacità per fare qualcosa di più grande, sarebbe bello passare ad esempio da una R125 a una R6…
Comunque: grazie a tutti!!! E più di tutti a mio padre, che mi ha scarrozzato per tutto il nord Italia per fare questo trofeo e mi ha dato tanto aiuto.
Grazie.
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