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Altri sport
Ducati Desmo Challenge: a Magione Dueruote è protagonista
di Andrea Padovani e Riccardo Matesic, foto di Marco Zamponi
il 14/04/2008 in Altri sport
Siamo scesi in Umbria per il primo appuntamento dei trofei monomarca. Tre le classi dove i nostri piloti hanno preso il via sotto un cielo non sempre favorevole. Nel nostro palmares un primo e un quarto posto
Si apre sotto un cielo incerto e minaccioso il 2008 del Ducati Desmo Challenge, che ha aperto le danze sulla pista umbra di Magione.
Oltre 110 gli iscritti alle cinque gare in programma, con le novità rappresentate dalla Hypermotard, che ha corso con classifica separata all'interno della Classic, e dalla sportivissima 848, inserita con regolamento Stock nella Supersport.
Oltre 110 gli iscritti alle cinque gare in programma, con le novità rappresentate dalla Hypermotard, che ha corso con classifica separata all'interno della Classic, e dalla sportivissima 848, inserita con regolamento Stock nella Supersport.
Tutto "normale", invece, per quello che riguarda Protwins, Superstock e Superbike, con le solite griglie affollate e la consueta lotta per le posizioni di vertice.
Si inizia come di consueto il sabato pomeriggio, con un cielo che minaccia pioggia e previsioni che non lasciano sperare nulla di buono: e la pioggia non si fa attendere rovinando le libere alla classe SS, con i piloti costretti alle rain a causa di un acquazzone e il pomeriggio all'insegna dell'asfalto bagnato o soltanto umido per i turni del tardo pomeriggio.
Meno problematica appare la situazione la domenica mattina con il cielo ancora coperto ma che lascia filtrare qualche raggio di sole.
Per le Classic e la Hypermotard, le prime ad entrare in pista per le prime prove ufficiali, l'asfalto è ancora umido e ti tempi rimangono alti.
Questo non impedisce a Diego Giugovaz, la nostra wild-card di lusso, di agguantare la pole-position provvisoria in sella a una Hypermotard, poi confermata nel secondo turno, e a Vigano – quarto tempo assoluto - di regolare la schiera delle Sport 1000 e Paul Smart.
Con l'asfalto che si asciuga scendono in pista anche le altre classi.
Nelle prove ufficiali della Protwins è Paolo Bentivogli su Bimota a staccare il miglior crono mentre nella Supersport Franco Zenatello, alla guida di una velocissima 749 R, fa segnare la prestazione migliore.
La più veloce delle 848 è invece quarta con Palleschi. Passando alla Superstock, troviamo Colombo a guidare il gruppone nelle prime prove ufficiali, seguito a ruota da Pappalardo e Barbieri, tutti alla guida delle potenti bicilindriche 1098 base ed S.
Eterogeneo il gruppo dei primi quattro della Superbike con una 996 seguita a ruota da due 1098 e una 999: a guidare le danze Venturini, Bocelli, Carlotti e Cantalupo.
Le gare del pomeriggio si aprono con l'abbinata Classic/Hipermotard e la fuga solitaria di Giugovaz che grazie ad un errore al primo giro del veloce Ceccarelli (poi giunto secondo) taglia il traguardo con quasi 32" di vantaggio.
È Trigila invece a vincere la sfida tra le Classic.
Davvero tirata e combattuta la gara della categoria Protwin con Pertile e Biffaroni a giocarsi la vittoria fin sotto la bandiera a scacchi: sarà il primo a salire sul gradino più alto del podio, precedendo l'avversario di soli 119 millesimi. Terzo, a oltre 10 secondi, Bulai.
Meno emozionante la gara delle Supersport: dopo un avvio concitato le posizioni si sono stabilizzate con Zenatello che, forte di una supremazia schiacciante, giro dopo giro ha distanziato Zani (secondo sul traguardo), arrivando alla fine ad accumulare oltre 7 secondi di vantaggio.
Terzo assoluto un brillante Palleschi, con la prima delle 848 STK, segno della grande validità e velocità di questa moto.
Prestazione ribadita dal quarto posto di chi vi scrive… ma ne parliamo tra una pagina.
La vera battaglia nella classe Superstock è stata per il secondo e terzo posto, tra Barbieri e Pappalardo, giunti nell'ordine al traguardo e separati solamente di mezzo secondo.
A vincere la gara è stato Ennemoser, secondo sotto la bandiera a scacchi dietro a Colombo, poi penalizzato dai Commissari di Gara di 30 sec.
Chiude la giornata la Superbike e la sfida tra Bocelli e Carlotti, rispettivamente su 1098 R e base, vinta dal primo con un distacco di soli 1" e 2 decimi. Più staccato il terzo arrivato, Ballabio, su 1098 S, a quasi 14 secondi dal vincitore.
La prossima tappa si terrà a Varano de Melegari il 10 e 11 maggio.
Le nuvole non lasciano scampo. La pioggia è in arrivo. È sabato sulla pista di Magione e mi preparo a scendere in pista per la mia prima gara nel Ducati Desmo Challenge.
Già, quest'anno è l'anno della Casa italiana per il sottoscritto. La moto c'è, una fiammante 848 bianco perla, l'iscrizione alla classe Supersport pure. Manca solo la prova della pista. Che mi attende severa...
Per fortuna che al debutto non sono solo. Come compagno di box ho un tal Diego Giugovaz, uno che di moto ne sa qualcosa, schierato eccezionalmente come wild-card nella categoria Hypermotard/Classic proprio in sella alla maxi motard di Casa.
Quasi una presa in giro del destino per uno da sempre abituato ai mezzi manubri spioventi: ma si sa, le cose più interessanti a volte sono quelle più "strane" e la curiosità di vederlo all'opera in un mondo non suo è tanta.
Vabbè, torniamo a noi. La moto è li che mi attende, e dopo averla provata a Varano per mezza giornata ora è il momento del confronto diretto con gli avversari. Quanto ci sarà da sudare? Quanto andranno? Che tempi si faranno? Domande tante... risposte zero.
Il confronto rimane, nella prima uscita, parziale visto che a qualche minuto dall'inizio del primo turno di libere un bell'acquazzone arriva a rovinare la festa.
Giù le Pirelli Supercorsa SC1 e SC2 e su le rain. La pista è allagata. Riesco ad entrare a una decina di minuti prima della bandiera a scacchi, giusto per fare cinque giri. La pista è sapone e non riesco nemmeno a mettere giù il ginocchio: per fortuna che Stefano, fido meccanico e uomo di esperienza (gli anni nel mondiale SBK hanno la loro importanza...), prima di entrare fa un set up al buio che funziona. "Apri tutto", dice, riferendosi alle sospensioni e lasciale lavorare. Sarà, penso, intanto però la moto funziona.
Esco e già sono con la testa al turno successivo. Inutile toccare la moto, ragioniamo, il meteo è troppo variabile in questo strano sabato di prove libere.
Aspettiamo e vediamo se l'asfalto si asciuga: intanto ha smesso di piovere e il cielo si apre un po'. Le altre classi entrano le macchie di asciutto iniziano a fare capolino nel rettilineo.
Sono le cinque, tocca di nuovo a me: l'asfalto è un dilemma, ma l'umido prevale.
Decidiamo di lasciare le rain. La moto si muove parecchio, ed è pure un po' lunga di rapporti, ma in un paio di curve ancora molto scivolose queste gomme sono la salvezza. Inizio a prendere confidenza con le traiettorie e la moto che in queste condizioni rappresenta sempre un mistero e mi porto a casa la soddisfazione di passare molti avversari.
Ma è la domenica mattina che bisogna andare forte...
Già, quest'anno è l'anno della Casa italiana per il sottoscritto. La moto c'è, una fiammante 848 bianco perla, l'iscrizione alla classe Supersport pure. Manca solo la prova della pista. Che mi attende severa...
Per fortuna che al debutto non sono solo. Come compagno di box ho un tal Diego Giugovaz, uno che di moto ne sa qualcosa, schierato eccezionalmente come wild-card nella categoria Hypermotard/Classic proprio in sella alla maxi motard di Casa.
Quasi una presa in giro del destino per uno da sempre abituato ai mezzi manubri spioventi: ma si sa, le cose più interessanti a volte sono quelle più "strane" e la curiosità di vederlo all'opera in un mondo non suo è tanta.
Vabbè, torniamo a noi. La moto è li che mi attende, e dopo averla provata a Varano per mezza giornata ora è il momento del confronto diretto con gli avversari. Quanto ci sarà da sudare? Quanto andranno? Che tempi si faranno? Domande tante... risposte zero.
Il confronto rimane, nella prima uscita, parziale visto che a qualche minuto dall'inizio del primo turno di libere un bell'acquazzone arriva a rovinare la festa.
Giù le Pirelli Supercorsa SC1 e SC2 e su le rain. La pista è allagata. Riesco ad entrare a una decina di minuti prima della bandiera a scacchi, giusto per fare cinque giri. La pista è sapone e non riesco nemmeno a mettere giù il ginocchio: per fortuna che Stefano, fido meccanico e uomo di esperienza (gli anni nel mondiale SBK hanno la loro importanza...), prima di entrare fa un set up al buio che funziona. "Apri tutto", dice, riferendosi alle sospensioni e lasciale lavorare. Sarà, penso, intanto però la moto funziona.
Esco e già sono con la testa al turno successivo. Inutile toccare la moto, ragioniamo, il meteo è troppo variabile in questo strano sabato di prove libere.
Aspettiamo e vediamo se l'asfalto si asciuga: intanto ha smesso di piovere e il cielo si apre un po'. Le altre classi entrano le macchie di asciutto iniziano a fare capolino nel rettilineo.
Sono le cinque, tocca di nuovo a me: l'asfalto è un dilemma, ma l'umido prevale.
Decidiamo di lasciare le rain. La moto si muove parecchio, ed è pure un po' lunga di rapporti, ma in un paio di curve ancora molto scivolose queste gomme sono la salvezza. Inizio a prendere confidenza con le traiettorie e la moto che in queste condizioni rappresenta sempre un mistero e mi porto a casa la soddisfazione di passare molti avversari.
Ma è la domenica mattina che bisogna andare forte...
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Nel Ducati Desmo Challenge - per la felicità di piloti, mogli, datori di lavoro, ecc. - si fa tutto tra sabato pomeriggio e domenica, mattina le prove ufficiali, pomeriggio gare. Ore 9 scatta il semaforo verde: durante la notte qualche goccia di pioggia è caduta, non molta, sufficiente però per inumidire la pista e renderla insidiosa.
Entriamo comunque con le gomme da asciutto, e inizio a spingere.
È o non è il momento della verità?
La pista è in buono stato, qualche macchia rimane ma non infastidisce particolarmente: solo la staccata del rettilineo di ritorno è insidiosa, ma basta frenare meno cattivi e il gioco è fatto.
Giro tutto il turno praticamente in solitaria, per capire moto, rapporti e traiettorie, senza strafare, e senza far danni.
La moto, nonostante forcella e ammortizzatore di serie, lavora in maniera convincente, e solo qualche movimento sul veloce dove, qualche buca movimenta l'asfalto, mi riporta con i piedi per terra.
E poi mi rendo conto di essere ancora un filo lungo.
Un dente in più di corona rispetto all'originale non basta... Nonostante tutto intanto archivio un bel quinto tempo in 1'17"7 a 1" e 3 dalla pole.
Mi consolo pensando che là davanti ci sono dei 749 R da mondiale Supersport e la mia moto è sostanzialmente di serie...
Torno da Stefano, ormai diventato una sorta di guru per me, lo guardo e in men che non si dica ha corona e pignone in mano: parola d'ordine "accorciare".
Intanto arrivano le 11 e 20, il secondo turno e qualche goccia di pioggia.
Ma è solo un attimo e l'asfalto rimane in buone condizioni: ok, dentro.
Ora la pista è ok e tutti daranno il massimo: inizio a spingere e dopo cinque giri mi ritrovo a girare in 1 e 16.
Senza grandi difficoltà abbasso di 1" e 3 il mio tempo anche se il distacco dalla vetta aumenta. Spingo, mi intraverso, la moto si impenna e sbacchetta, e inizio a vedere qualche limite di ciclistica. Gli altri sembrano andare su binari. Forse allora gli Öhlins servono a qualcosa... E poi il motore... sul dritto lascio per strada qualche km/h. Caspita, qui "la fanno sul serio"!
Intanto riconfermo il quinto tempo assoluto, secondo tra le 848, primo della seconda fila. E dietro ne ho 18 che già vogliono la mia pelle.
Entriamo comunque con le gomme da asciutto, e inizio a spingere.
È o non è il momento della verità?
La pista è in buono stato, qualche macchia rimane ma non infastidisce particolarmente: solo la staccata del rettilineo di ritorno è insidiosa, ma basta frenare meno cattivi e il gioco è fatto.
Giro tutto il turno praticamente in solitaria, per capire moto, rapporti e traiettorie, senza strafare, e senza far danni.
La moto, nonostante forcella e ammortizzatore di serie, lavora in maniera convincente, e solo qualche movimento sul veloce dove, qualche buca movimenta l'asfalto, mi riporta con i piedi per terra.
E poi mi rendo conto di essere ancora un filo lungo.
Un dente in più di corona rispetto all'originale non basta... Nonostante tutto intanto archivio un bel quinto tempo in 1'17"7 a 1" e 3 dalla pole.
Mi consolo pensando che là davanti ci sono dei 749 R da mondiale Supersport e la mia moto è sostanzialmente di serie...
Torno da Stefano, ormai diventato una sorta di guru per me, lo guardo e in men che non si dica ha corona e pignone in mano: parola d'ordine "accorciare".
Intanto arrivano le 11 e 20, il secondo turno e qualche goccia di pioggia.
Ma è solo un attimo e l'asfalto rimane in buone condizioni: ok, dentro.
Ora la pista è ok e tutti daranno il massimo: inizio a spingere e dopo cinque giri mi ritrovo a girare in 1 e 16.
Senza grandi difficoltà abbasso di 1" e 3 il mio tempo anche se il distacco dalla vetta aumenta. Spingo, mi intraverso, la moto si impenna e sbacchetta, e inizio a vedere qualche limite di ciclistica. Gli altri sembrano andare su binari. Forse allora gli Öhlins servono a qualcosa... E poi il motore... sul dritto lascio per strada qualche km/h. Caspita, qui "la fanno sul serio"!
Intanto riconfermo il quinto tempo assoluto, secondo tra le 848, primo della seconda fila. E dietro ne ho 18 che già vogliono la mia pelle.
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Quattordici giri, c'è il sole e la moto non è male.
Non ho ancora visto da vicino gli avversari diretti, perché in gara conta sì il best lap, ma anche lo scontro diretto ha la sua importanza.
Mi schiero, gomma usata all'anteriore, l'SC2 non ha problemi, Supercorsa SC1 nuovo al posteriore invece. Quello sì che deve dare il massimo.
Giro di ricognizione. Si inizia.
Semaforo rosso e poi via. Scatto bene, alla prima curva sono quarto, evito la bagarre, che non si sa mai, e mi incollo ai primi. Ma capisco subito che aria tira. Rampino a destra, ancora destra, rettilineo e... ciao ciao. Dove vanno? Ma ho sbagliato classe?
I primi volano via, e pur forzando la staccata non c'è verso di ricucire lo strappo.
Qualche giro e mi ritrovo quarto con pista libera davanti, spingo ma non c'è nulla da fare, sono lontani.
Eppure qualcosa non mi torna. Sento uno strano rumore di sottofondo sotto il casco.
Al quinto giro mi volto e quasi mi prende un colpo: non si contano nemmeno, saranno in sei, sette, e sono tutti li a 23 millimetri dal mio codone. "Non ti girare più, Pado, per carità, tira e chiudi tutte le porte e soprattutto non pensarci" mi dico.
Non faccio tempo a chiudere la considerazione che nel rettilineo di ritorno il più audace mi svernicia: e no, non è così facile, ripasso in staccata. Riprova il giro dopo e rispondo ancora, e così si va avanti fino all'ultimo giro, quasi in apnea, con l'angoscia di vedere la ruota anteriore degli avversari ad ogni frenata.
Se ne lascio passare uno è finita e poi con il motore che hanno che faccio?
Ultimo giro, forzo tutte le staccate, chiudo tutte le traiettorie, non mollo un metro.
E la bandiera a scacchi mi premia, quarto.
Una bella gara mi dico, anche se in difesa. Al box, guardo il cronologico dei tempi: gli ultimi sette giri, come un orologio svizzero, ho girato sul passo di 1'16"6, 1'16"7, a qualche decimo dal mio giro veloce.
La costanza insomma non mi manca. Un secondo dai primi, quello si, ma per la prossima gara vedremo di recuperare.
Magari con una forcella rivista, un mono come di deve e una rinfrescatina al motore. Perché il motto è: "Arrendersi? Mai..."
Non ho ancora visto da vicino gli avversari diretti, perché in gara conta sì il best lap, ma anche lo scontro diretto ha la sua importanza.
Mi schiero, gomma usata all'anteriore, l'SC2 non ha problemi, Supercorsa SC1 nuovo al posteriore invece. Quello sì che deve dare il massimo.
Giro di ricognizione. Si inizia.
Semaforo rosso e poi via. Scatto bene, alla prima curva sono quarto, evito la bagarre, che non si sa mai, e mi incollo ai primi. Ma capisco subito che aria tira. Rampino a destra, ancora destra, rettilineo e... ciao ciao. Dove vanno? Ma ho sbagliato classe?
I primi volano via, e pur forzando la staccata non c'è verso di ricucire lo strappo.
Qualche giro e mi ritrovo quarto con pista libera davanti, spingo ma non c'è nulla da fare, sono lontani.
Eppure qualcosa non mi torna. Sento uno strano rumore di sottofondo sotto il casco.
Al quinto giro mi volto e quasi mi prende un colpo: non si contano nemmeno, saranno in sei, sette, e sono tutti li a 23 millimetri dal mio codone. "Non ti girare più, Pado, per carità, tira e chiudi tutte le porte e soprattutto non pensarci" mi dico.
Non faccio tempo a chiudere la considerazione che nel rettilineo di ritorno il più audace mi svernicia: e no, non è così facile, ripasso in staccata. Riprova il giro dopo e rispondo ancora, e così si va avanti fino all'ultimo giro, quasi in apnea, con l'angoscia di vedere la ruota anteriore degli avversari ad ogni frenata.
Se ne lascio passare uno è finita e poi con il motore che hanno che faccio?
Ultimo giro, forzo tutte le staccate, chiudo tutte le traiettorie, non mollo un metro.
E la bandiera a scacchi mi premia, quarto.
Una bella gara mi dico, anche se in difesa. Al box, guardo il cronologico dei tempi: gli ultimi sette giri, come un orologio svizzero, ho girato sul passo di 1'16"6, 1'16"7, a qualche decimo dal mio giro veloce.
La costanza insomma non mi manca. Un secondo dai primi, quello si, ma per la prossima gara vedremo di recuperare.
Magari con una forcella rivista, un mono come di deve e una rinfrescatina al motore. Perché il motto è: "Arrendersi? Mai..."
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Prima gara dell'anno, un sacco di emozioni belle, soprattutto per la comunità che si è creata nel paddock, con Padovani, Giugovaz e una compagna di squadra "particolare".
Però il risultato è stato proprio scarsino!
Mai nessuno racconta che l'inizio di stagione per i piloti è quasi sempre un calvario, fatto di nervosismo e cose che non funzionano. Si è perennemente in ritardo su tutto, non si fa in tempo a provare.
E ci si presenta alla prima gara impreparati. Succede a tutti.
Poi c'è chi guida sopra qualunque problema (chapeau a Padovani e Giugovaz), e chi si impappina, come il sottoscritto. Vorrà dire che dietro la prossima tuta scriverò "meno male che so fare il giornalista…".
Già, mi piace raccontare. E anche questa di Magione, gara che ho chiuso al 22° posto nella Protwins (moto bicilindriche con preparazione libera) nonostante il nervosismo e il risultato deludente, è comunque un'esperienza positiva che metto in archivio.
Sì, perché guidare una moto da corsa (come quella che ho quest'anno) è comunque appagante, anche senza essere campioni. In ogni caso si portano a casa un sacco di emozioni e sensazioni belle.
Ma partiamo dal principio. Sono arrivato a questa prima prova senza aver mai neanche visto la mia moto, se non smontata.
E ho provato pochissimo, appena due giornate da ottobre dello scorso anno, in sella a una Sport riciclata.
La mia Lenci Supertwins 940 è stata chiusa nella notte fra venerdì e sabato, e il primo contatto è avvenuto con le libere del sabato pomeriggio, per il rodaggio motore.
Rodaggio incompleto, perché nel primo turno di libere a metà è iniziato a piovere, mentre nel secondo sono entrato con gomme da pioggia e ovviamente… la pista s'è asciugata.
OK, prove ufficiali della domenica mattina, ore 8.45 (che orario bastardo!).
Il primo turno è inutile, con la pista bagnata, a metà del secondo si mette a piovere.
Piove per tutti, mica solo per me, ma io ho bisogno che tutto fili nel verso giusto per funzionare, altrimenti mi blocco.
E infatti sono solo 26° in griglia di partenza, girando 2 secondi più piano di quanto ho fatto con la Sport 1000 in prova libera.
Uno schifo.
In gara mi sveglierò un minimo in più, segnando un tempo appena discreto (mi mancano ancora 2-3 secondi per arrivare al mio livello) e chiudendo 22°.
Peccato, perché ho una moto buona, con un motore veloce e una ciclistica ben fatta.
Anche un buon team finalmente, che mi segue con attenzione. Pazienza.
Migliorerò durante l'anno, anche se la scelta di correre nella Protwins, piuttosto che in una categoria meno competitiva, mi precluderà la possibilità di venire a vantare piazzamenti eccezionali.
Mi restano però delle emozioni positive da raccontare.
Quest'anno ad esempio c'è il fatto di muoversi insieme al "Pado", un amico prima che un collega (imbarazzantemente veloce).
Corriamo nello stesso Challenge e si fa insieme vita di paddock. Oddio, se devo parlare di novità ed emozioni, a titolo personale dico anche che quest'anno corro in team con la mia compagna, Chiara Valentini, uno contro l'altro.
E insieme siamo autori di un format televisivo per MotoTV (Affari di famiglia, in onda da maggio), nel quale c'è spazio anche per Padovani.
Insomma, un'allegra brigata che sabato sera ha festeggiato con un mega barbecue nel box, con i tavoli in mezzo alle moto.
Per me non è iniziata bene, perché ho preso una bella sonata da Chiara, che mi costerà un mese di lavaggio piatti.
In futuro cercherò di non continuare così, anche se, per mia fortuna, posso sempre dire che io sono quello capace a scrivere!
Bella consolazione, lo so, lo so…
Però il risultato è stato proprio scarsino!
Mai nessuno racconta che l'inizio di stagione per i piloti è quasi sempre un calvario, fatto di nervosismo e cose che non funzionano. Si è perennemente in ritardo su tutto, non si fa in tempo a provare.
E ci si presenta alla prima gara impreparati. Succede a tutti.
Poi c'è chi guida sopra qualunque problema (chapeau a Padovani e Giugovaz), e chi si impappina, come il sottoscritto. Vorrà dire che dietro la prossima tuta scriverò "meno male che so fare il giornalista…".
Già, mi piace raccontare. E anche questa di Magione, gara che ho chiuso al 22° posto nella Protwins (moto bicilindriche con preparazione libera) nonostante il nervosismo e il risultato deludente, è comunque un'esperienza positiva che metto in archivio.
Sì, perché guidare una moto da corsa (come quella che ho quest'anno) è comunque appagante, anche senza essere campioni. In ogni caso si portano a casa un sacco di emozioni e sensazioni belle.
Ma partiamo dal principio. Sono arrivato a questa prima prova senza aver mai neanche visto la mia moto, se non smontata.
E ho provato pochissimo, appena due giornate da ottobre dello scorso anno, in sella a una Sport riciclata.
La mia Lenci Supertwins 940 è stata chiusa nella notte fra venerdì e sabato, e il primo contatto è avvenuto con le libere del sabato pomeriggio, per il rodaggio motore.
Rodaggio incompleto, perché nel primo turno di libere a metà è iniziato a piovere, mentre nel secondo sono entrato con gomme da pioggia e ovviamente… la pista s'è asciugata.
OK, prove ufficiali della domenica mattina, ore 8.45 (che orario bastardo!).
Il primo turno è inutile, con la pista bagnata, a metà del secondo si mette a piovere.
Piove per tutti, mica solo per me, ma io ho bisogno che tutto fili nel verso giusto per funzionare, altrimenti mi blocco.
E infatti sono solo 26° in griglia di partenza, girando 2 secondi più piano di quanto ho fatto con la Sport 1000 in prova libera.
Uno schifo.
In gara mi sveglierò un minimo in più, segnando un tempo appena discreto (mi mancano ancora 2-3 secondi per arrivare al mio livello) e chiudendo 22°.
Peccato, perché ho una moto buona, con un motore veloce e una ciclistica ben fatta.
Anche un buon team finalmente, che mi segue con attenzione. Pazienza.
Migliorerò durante l'anno, anche se la scelta di correre nella Protwins, piuttosto che in una categoria meno competitiva, mi precluderà la possibilità di venire a vantare piazzamenti eccezionali.
Mi restano però delle emozioni positive da raccontare.
Quest'anno ad esempio c'è il fatto di muoversi insieme al "Pado", un amico prima che un collega (imbarazzantemente veloce).
Corriamo nello stesso Challenge e si fa insieme vita di paddock. Oddio, se devo parlare di novità ed emozioni, a titolo personale dico anche che quest'anno corro in team con la mia compagna, Chiara Valentini, uno contro l'altro.
E insieme siamo autori di un format televisivo per MotoTV (Affari di famiglia, in onda da maggio), nel quale c'è spazio anche per Padovani.
Insomma, un'allegra brigata che sabato sera ha festeggiato con un mega barbecue nel box, con i tavoli in mezzo alle moto.
Per me non è iniziata bene, perché ho preso una bella sonata da Chiara, che mi costerà un mese di lavaggio piatti.
In futuro cercherò di non continuare così, anche se, per mia fortuna, posso sempre dire che io sono quello capace a scrivere!
Bella consolazione, lo so, lo so…
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