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Altri sport
Trofeo KTM Super Duke
di Andrea Padovani
il 02/08/2007 in Altri sport
Terza prova a Magione per le bicilindriche austriache, tempi mozzafiato e una gara combattuta macchiata solo da una maxi caduta per olio in pista. Vince la giovane promessa Petrucci, Dueruote è quinto a un passo dal podio
Un secondo. Un solo maledetto secondo. Si può impazzire per così poco? Non è nemmeno quantificabile, è un lasso di tempo quasi impercettibile. Eppure nel mondo delle competizioni è un intervallo infinito. In quelle di motociclette quasi un'eternità.
Ma andiamo con ordine. Autodromo di magione, fine settimana del 21 e 22 luglio. Terza gara del trofeo KTM Super Duke.
Ma andiamo con ordine. Autodromo di magione, fine settimana del 21 e 22 luglio. Terza gara del trofeo KTM Super Duke.
La battaglia è aspra; lo si è intuito fin dalla prima gara, con i primi cinque, sei piloti sempre racchiusi in pochi decimi. E il clima, sulla pista umbra si fa incandescente. Non fosse altro per il sole che rende l'aria torrida.
Venerdì, tempo di prove libere. Arriviamo che il paddock è già strapieno e ci collocano in prossimità dell'ingresso; a guardare quanta gente c'è ci viene da chiederci quante gare si possono fare in una giornata… La pista umbra non è proprio un modello quanto a logistica e strutture e gli oltre 350 piloti iscritti, con il seguito di accompagnatori e meccanici, non fanno altro che peggiorare la situazione. I bagni e le docce sono davvero pochi e per una parte del paddock significano una bella camminata. L'alternativa, semplicemente, non c'è. Nemmeno una struttura provvisoria, manco un lavandino per lavare le pentole. Cosa tocca fare per la passione…
In compenso, per i partecipanti al trofeo KTM, la tenda dell'organizzazione rappresenta un'oasi felice; come al solito troviamo le moto pronte per i primi turni di prove libere e ci buttiamo nella mischia. La pista umbra è un toboga lento e tortuoso nel quale occorre malizia; sono tante infatti le curve da affrontare col gas in mano in seconda e i tornanti da percorrere a bassa velocità. L'unico punto che merita, per così dire, "rispetto" è la staccata in fondo al rettilineo di ritorno e la doppia destra veloce che la segue. Insomma, una pista non proprio entusiasmante. Ci si consola pensando che è la stessa per tutti.
Iniziamo a girare per prendere confidenza con le traiettorie e la moto si rivela già abbastanza a punto; quello che non convince è la rapportatura che risulta leggermente troppo lunga. Nel breve allungo tra il primo tornantino e il secondo non riusciamo ad appoggiare la terza, come verrebbe naturale fare, e la spinta non è quella – corposa – tipica del bicilindrico austriaco.
Insomma, rientriamo ai box – i risicati 15 minuti di libere offerti dall'organizzazione non permettono molto – e montiamo una corona con un dente in più. Il pomeriggio le cose vanno già decisamente meglio anche se le gomme usate iniziano a soffrire i km e il caldo che si fa quasi asfissiante. Le prove ufficiali del sabato sono alle porte.
Venerdì, tempo di prove libere. Arriviamo che il paddock è già strapieno e ci collocano in prossimità dell'ingresso; a guardare quanta gente c'è ci viene da chiederci quante gare si possono fare in una giornata… La pista umbra non è proprio un modello quanto a logistica e strutture e gli oltre 350 piloti iscritti, con il seguito di accompagnatori e meccanici, non fanno altro che peggiorare la situazione. I bagni e le docce sono davvero pochi e per una parte del paddock significano una bella camminata. L'alternativa, semplicemente, non c'è. Nemmeno una struttura provvisoria, manco un lavandino per lavare le pentole. Cosa tocca fare per la passione…
In compenso, per i partecipanti al trofeo KTM, la tenda dell'organizzazione rappresenta un'oasi felice; come al solito troviamo le moto pronte per i primi turni di prove libere e ci buttiamo nella mischia. La pista umbra è un toboga lento e tortuoso nel quale occorre malizia; sono tante infatti le curve da affrontare col gas in mano in seconda e i tornanti da percorrere a bassa velocità. L'unico punto che merita, per così dire, "rispetto" è la staccata in fondo al rettilineo di ritorno e la doppia destra veloce che la segue. Insomma, una pista non proprio entusiasmante. Ci si consola pensando che è la stessa per tutti.
Iniziamo a girare per prendere confidenza con le traiettorie e la moto si rivela già abbastanza a punto; quello che non convince è la rapportatura che risulta leggermente troppo lunga. Nel breve allungo tra il primo tornantino e il secondo non riusciamo ad appoggiare la terza, come verrebbe naturale fare, e la spinta non è quella – corposa – tipica del bicilindrico austriaco.
Insomma, rientriamo ai box – i risicati 15 minuti di libere offerti dall'organizzazione non permettono molto – e montiamo una corona con un dente in più. Il pomeriggio le cose vanno già decisamente meglio anche se le gomme usate iniziano a soffrire i km e il caldo che si fa quasi asfissiante. Le prove ufficiali del sabato sono alle porte.
Gomma posteriore nuova – una Michelin Power Race in mescola Medium-Soft – e il cancello della pista si spalanca per la sfida con il cronometro. Tre quattro giri tirati e il tempo si ferma su un discreto 1’,17” e 9, che ci regala la provvisoria sesta posizione in griglia. Gli altri, quelli veloci, sono lontani di quel maledetto secondo. Quelli veloci, intendo; il marziano, che di nome fa Danilo Petrucci – un ragazzino ospite come wild-card, che dicono vada come un’astronave - ne aggiunge un altro. E vien da pensare che tagli la pista da qualche parte…
Ci consoliamo pensando che abbiamo il jolly da giocare, la gomma anteriore; per ben due volte l’avantreno ci ha mollati, una sensazione poco piacevole e una caduta evitata solo per quel ginocchio interno che ha fatto leva per rialzare la moto. E per il secondo turno le speranze aumentano. Ma ad aumentare è soprattutto la temperatura: alle 15.00 Magione è una succursale dell’Inferno e le tute degli strumenti di torture. Entriamo in pista e ci rendiamo immediatamente conto che non c’è storia; si va più piano, le gomme scivolano per il caldo e per quanto si forza i tempi non scendono. Poco male, tutto rimane come la mattina. Sesto tempo e seconda fila. Non ci resta che affrontare la partenza della gara la mattina successiva, operazione tutt’altro che scontata visto l’esito delle due precedenti, una fallita per la folle (Varano), la seconda perché si è addirittura spento il motore (Vallelunga).
Insomma, si tratta di mollare la frizione e cercare di rimanere incollati ai primi sperando che quel secondo di divario scenda a pochi decimi. Facile? Mica tanto.
Ci consoliamo pensando che abbiamo il jolly da giocare, la gomma anteriore; per ben due volte l’avantreno ci ha mollati, una sensazione poco piacevole e una caduta evitata solo per quel ginocchio interno che ha fatto leva per rialzare la moto. E per il secondo turno le speranze aumentano. Ma ad aumentare è soprattutto la temperatura: alle 15.00 Magione è una succursale dell’Inferno e le tute degli strumenti di torture. Entriamo in pista e ci rendiamo immediatamente conto che non c’è storia; si va più piano, le gomme scivolano per il caldo e per quanto si forza i tempi non scendono. Poco male, tutto rimane come la mattina. Sesto tempo e seconda fila. Non ci resta che affrontare la partenza della gara la mattina successiva, operazione tutt’altro che scontata visto l’esito delle due precedenti, una fallita per la folle (Varano), la seconda perché si è addirittura spento il motore (Vallelunga).
Insomma, si tratta di mollare la frizione e cercare di rimanere incollati ai primi sperando che quel secondo di divario scenda a pochi decimi. Facile? Mica tanto.
Domenica mattina. Il semaforo ci attende. “Non c’è due senza tre”, recita il detto. E l’incubo della partenza ci assilla, nel giro di allineamento prima, quindi in quello di ricognizione. Poi il miracolo, al verde scattiamo bene e ci ritroviamo in sesta posizione, in scia ai primi. La gara si fa subito tirata, con le “lepri” che tentano la fuga e il gruppo che si allunga; rimaniamo attaccasti con le unghie al gruppo tanto che giriamo costantemente sotto al tempo spuntato delle prove. Ma quei sette/otto decimi di vantaggio a giro che hanno i primi sono incolmabili. Al quinto passaggio il distacco è di qualche decina di metri da chi mi precede, una lepre che nell’inseguimento rimane a vista.
Fino al momento fatidico; rettilineo di ritorno, in prossimità della staccata a cui si arriva in quinta piena notiamo del fumo che un attimo dopo diviene una nuvola azzurra che ci imbratta la visiera. Qualcuno ha rotto, per di più nel punto più veloce della pista; in un attimo realizziamo la cosa e d’istinto ci togliamo dalla linea ideale. Il posteriore parte, rimaniamo in piedi per miracolo, e tiriamo un sospiro di sollievo, giusto per vedere chi segue finire dritto e a gambe all’aria sull’olio.
Bandiera rossa, tutto da rifare.
Al rientro in pista l’asfalto sembra il pavimento di un panificio, filler ovunque, nella prima curva (a causa di un problema ad una moto il sabato), su tutto il tratto veloce e sulle tre curve a destra. Si riparte e ricomincia la bagarre anche se ormai si pensa più ad evitare di scivolare che altro.
Davanti si contendono la vittoria Petrucci e l’inossidabile Tomassoni, seguiti a breve distanza da Stefano Cordara. Alla fine vince per un soffio la veloce wild-card.
La nostra gara termina in solitaria quinta posizione. Non male considerato che il nostro destino era di finire a gambe all’aria sull’olio. L’obiettivo per la prossima gara sono quegli 8 decimi; anche perché l’appuntamento è di quelli che da segnare sul calendario. È il KTM Festival che si terrà sulla pista dell’Hungaroring dal 7 al 9 settembre, occasione in cui tutti i partecipanti ai vari trofei Super Duke europei si scontreranno in una maxi sfida. Per ulteriori informazioni sull’evento - che prevede anche gare di suopermotard, cross, freestyle, ecc – date un’occhiata al sito www.ktm-festival.com. Ne vale la pena.
Fino al momento fatidico; rettilineo di ritorno, in prossimità della staccata a cui si arriva in quinta piena notiamo del fumo che un attimo dopo diviene una nuvola azzurra che ci imbratta la visiera. Qualcuno ha rotto, per di più nel punto più veloce della pista; in un attimo realizziamo la cosa e d’istinto ci togliamo dalla linea ideale. Il posteriore parte, rimaniamo in piedi per miracolo, e tiriamo un sospiro di sollievo, giusto per vedere chi segue finire dritto e a gambe all’aria sull’olio.
Bandiera rossa, tutto da rifare.
Al rientro in pista l’asfalto sembra il pavimento di un panificio, filler ovunque, nella prima curva (a causa di un problema ad una moto il sabato), su tutto il tratto veloce e sulle tre curve a destra. Si riparte e ricomincia la bagarre anche se ormai si pensa più ad evitare di scivolare che altro.
Davanti si contendono la vittoria Petrucci e l’inossidabile Tomassoni, seguiti a breve distanza da Stefano Cordara. Alla fine vince per un soffio la veloce wild-card.
La nostra gara termina in solitaria quinta posizione. Non male considerato che il nostro destino era di finire a gambe all’aria sull’olio. L’obiettivo per la prossima gara sono quegli 8 decimi; anche perché l’appuntamento è di quelli che da segnare sul calendario. È il KTM Festival che si terrà sulla pista dell’Hungaroring dal 7 al 9 settembre, occasione in cui tutti i partecipanti ai vari trofei Super Duke europei si scontreranno in una maxi sfida. Per ulteriori informazioni sull’evento - che prevede anche gare di suopermotard, cross, freestyle, ecc – date un’occhiata al sito www.ktm-festival.com. Ne vale la pena.
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