Altri sport
La scomparsa di Daniele Agrati
Un male incurabile ha stroncato l’ex titolare della Garelli che, spinto da una prorompente passione per le moto e da una grande carica di umanità, negli Anni ’80 aveva riportato la marca lombarda ai fasti sportivi degli Anni Ruggenti
di Luigi Rivola
Daniele Agrati (seduto) con Fausto Gresini (al centro) e Paolo Pileri
Lo conobbi durante un Salone come manager della Garelli, in un momento in cui la Casa milanese sembrava intenzionata a ritrovare con lui il suo grande passato, ed ebbi modo, successivamente, di incontrarlo tante altre volte in pista mentre faceva il tifo, come e più di un semplice appassionato di corse motociclistiche, per le sue moto da Gran Premio che vincevano in tutto il mondo.
Daniele Agrati, scomparso sabato 15 maggio 2004 a soli 55 anni mentre a Le Mans urlavano i motori delle MotoGP e a Monza quelli delle Superbike, era soprattutto un autentico appassionato di moto e di corse. A differenza di tanti manager, non assumeva mai atteggiamenti di distaccata superiorità, ma discuteva animatamente degli argomenti che gli stavano a cuore, disposto sempre ad ascoltare pareri diversi e a valutarli obiettivamente, mettendosi in discussione come sa fare solo chi rispetta veramente gli altri ed è tanto sicuro di se stesso da non dover cercare nell’autorità di un ruolo importante la conferma della propria maturità.
Chi aveva lavorato con lui aveva apprezzato la sua carica di umanità e la sua prorompente vitalità, spezzata solo da un male incurabile manifestatosi tre anni fa e col quale ha convissuto coraggiosamente fino a sabato scorso.
Sotto la sua direzione, la Garelli ha vinto dodici titoli mondiali di velocità tra il 1982 e il 1987 nella classe 125, ma ha colto risultati importanti anche nella 50 e nella 250. Piloti come Angel Nieto, Fausto Gresini, Eugenio Lazzarini, Maurizio Vitali e Luca Cadalora hanno fatto parte del team di Daniele Agrati nella velocità, e un grande campione del trial italiano, Donato Miglio, ha colto il suo primo podio iridato in sella ad una Garelli in Finlandia nel 1986, quando l’impegno di Daneiele Agrati si era spinto anche nel massimo campionato di questa difficile specialità.
Nella storia della Garelli, quando questa ormai aveva cessato l’attività da diversi anni, Daniele Agrati ha voluto lasciare una sua impronta anche scrivendo, con Roberto Patrignani, un libro che ripercorre il cammino dell’industria nata da Adalberto Garelli nel 1919 e rilevata dalla sua famiglia nel 1961. Riporto un passo della conclusione scritta di suo pugno:
“Ottant’anni, quasi un secolo. Quanto sarei stato felice di poter scrivere parole di celebrazione per un traguardo ed un anniversario così importante per la vita di un’azienda e poterne augurare altrettanti per il prosieguo della sua attività. Purtroppo così non è stato, ma se da un lato sono profondamente dispiaciuto per la chiusura dell’Agrati-Garelli, dovuta all’accavallarsi di scelte infelici e sfortunate di un’azionariato non sempre d’accordo, con il conseguente inserimento di nuovi responsabili ‘plenipotenziari’ completamente estranei all’ambiente motociclistico, dall’altro la pubblicazione di questo libro, che ripercorre le tappe più significative della sua lunga storia, mi riempie il cuore di vera soddisfazione”.
Per inserire un commento devi essere registrato ed effettuare il login.