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Tricolori 2002: Valter Bartolini
Un passato da crossista quindi il passaggio alla velocità dove ha vinto per la seconda volta consecutiva il titolo 250 GP. Nel suo futuro prossimo c’è la Superbike
C’è chi si è stufato di farsi male e allora che fa? Cambia sport e si mette a fare il pilota in pista. Detto così sembrerebbe una presa in giro bella e buona. Ed invece se vieni dal cross, dove hai rimediato fratture di femori, scafoidi e clavicole, passare a qualche scivolatina ( un paio in tutto) è un gioco da ragazzi.
Questo è il succo della carriera di Valter Bartolini, riconfermatosi campione italiano della classe 250 GP, in sella alla Honda del Barry Racing Team, grazie ad un ruolino di marcia impressionante: quattro vittorie e un secondo posto in cinque gare.
Prima di bissare il tricolore, già conquistato nel 2001, Bartolini ha fatto come detto “indigestione” di sterrato. Come logico, essendo una famiglia appassionata di moto che viveva in montagna, a Fiorenzuola, qualche decina di chilometri sopra Imola.
Padre appassionato, Valter scatenato e un fratello minore che ha fatto strada nel cross: un tale Andrea Bartolini, ex iridato della 500 e due volte campione del mondo a squadre…
”Dove abitavamo non era certo luogo adatto alle moto stradali - racconta Valter -. Per cui il mio primo mezzo a due ruote è stato un TGM 50, adatto a girare in mezzo ai castagneti. E così che ho iniziato a cadere e a rompermi perché quando salgo su una moto guido un po’ troppo aggressivo e in mezzo ai boschi non è proprio il massimo. Andrea no, è più calmo, più saggio. Probabilmente ha imparato da me cosa non bisogna fare. Però abbiamo una cosa in comune: anche lui, quando cade, “ama” farsi male sul serio. Si vede che è un vizietto di famiglia”.
- Lui però ha raccolto nel cross molto più di te.
”Ho buttato via molte gare per la mia irruenza. Peccato, perché le mie occasioni le ho avute. Sono stato ufficiale Gilera 250 nell’85 e nel ’90 ho portato all’esordio la prima quattro tempi in 500, la Husaberg, finendo sedicesimo in campionato. Putroppo gli incidenti mi hanno condizionato notevolmente”.
- Invidioso dei risultati del “fratellino”?
”Assolutamente no. Andiamo molto d’accordo anche se abbiamo caratteri diversi. I suoi successi mi hanno fatto molto piacere, speriamo sia lo stesso per lui con i miei”.
- Più talento tu o lui nel cross?
”Due stili differenti. Io sono più immediato ma impulsivo, lui ci mette di più a trovare il feeling con il mezzo meccanico ma poi è costante e trova il risultato. E poi è sempre stato uno molto concreto negli allenamenti e nel cross è fondamentale esserlo altrimenti non ottieni nulla”.
- E’ anche per questo che sei passato alla velocità?
”Sicuramente l’attività su pista richiede una preparazione fisica nettamente inferiore a quella del cross. Lì la moto conta solo per il 20%, nella velocità il parametro si ribalta. Ma più che altro l’ho fatto perché correre in pista mi ha sempre incuriosito ed affascinato, e poi volevo vedere cosa sarei stato capace di fare. Comunque non è che abbia cambiato modo di guidare. Mi piace far derapare la gomma, stacco sempre all’ultimo momento, con la differenza che qui non cado e soprattutto non mi rompo qualche ossa”.
- Due titoli italiani nella 250 GP sono senza dubbio un buon metronomo sulla tua attitudine all’asfalto.
”Sono due buoni risultati ma bisogna valutarli per quel che valgono realmente. Soprattutto quest’anno, non è che abbia incontrato avversari in grado di impegnarmi in maniera consistente nel campionato, ho sempre vinto abbastanza in scioltezza. Vorrei confrontarmi con rivali più consistenti”.
- Magari con Andrea.
”Scherzi? Ha provato una mia moto quattro, cinque anni fa al Mugello ed è sceso quasi subito. Andrea, quando si superano certe velocità in moto, diventa un po’ fifone”.
- A 38 anni quali sono i tuoi obiettivi?
”Il prossimo anno vorrei provare a fare il campionato italiano SBK e ho una trattativa per correre con una Suzuki GSX-R 1000 del team Edo Racing. Altrimenti farò la Supersport tricolore, probabilmente nel team Five Racing, dove corre Alessio Corradi. Inoltre sono anche collaudatore della Mondial, che sta crescendo a piccoli passi e che presto potrei portare al debutto in Superbike”.
- Impegnatissimo dunque. Quindi vuol dire che l’attività di famiglia dovrà aspettare.
”Abbiamo un’impresa edile ed io faccio anche il muratore. Ma correre in moto mi piace troppo e finchè il fisico regge…”.
- E finchè Dinora non si stanca.
“In ventidue anni che stiamo assieme non mi è riuscito proprio di farla appassionare. Lei poi ha il suo lavoro e quindi mi può seguire solo ogni tanto. Però almeno lascia che io faccia le mie scelte. E’ questo è importantissimo in un rapporto”.
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