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Tricolori 2002: Camillo Mariottini
Dopo un paio di stagioni di oblio il pilota umbro ha vinto il titolo Supersport battendo i favoriti Corradi e Cruciani. Divertirsi è il suo credo, correre fino a 40 anni l’obiettivo
La tradizione popolare vuole che se si rompe uno specchio si vada incontro a sette anni di guai più che tremendi. Camillo Mariottini, classe 1972 campione italiano Supersport in sella alla Yamaha R6, giura di non averne mai rotto uno e probabilmente questa “dimenticanza” gli ha permesso di avere uno sconto. Sei invece di sette sono state infatti le stagioni dove tutto gli è girato storto, tanto da farlo uscire dal giro che conta.
Un tale rovescio avrebbe fiaccato un toro. Non Mariottini che, forte della sua passione per la moto allo stato puro, non si è mai arreso e quest’anno si è preso una bella rivincita sul fato, andando a vincere il tricolore contro due grossi calibri quali Alessio Corradi e Stefano Cruciani, sulla carta molto più forti di lui.
Altri avrebbero potuto gloriarsi per un tale risultato, con tante possibili vendette da consumare verso coloro che lo avevano dato per perso; lui però ha preferito volare basso ma con orgoglio, lo stesso usato quando le cose non andavano bene, senza farne mai un dramma.
Così, invece di andare a bussare alle porte per cercarsi una guida mondiale, ha preferito rimettersi in gioco con molta tranquillità anche nel 2003, dove riandrà all’assalto del titolo tricolore, facendo qualche gara iridata come wild card.
Camillo è un ragazzo con i piedi per terra ed è tornato alla sua attività. Proseguendo la tradizione di famiglia, si occupa dell’azienda di floricultura e per l’intervista lo “becchiamo” mentre sta tagliando una siepe.
”E’ un’attività che ha iniziato mio nonno e ha proseguito mio padre – ci racconta -. Speriamo che quando toccherà a me dirigerla non rovini tutto… Scherzi a parte, è un lavoro che mi piace molto perché mi permette di stare all’aperto, a contatto con la natura. Non sopporterei di passare le mie giornate in ufficio di fronte ad un computer. Adesso capisco perché voi giornalisti siete sempre così stressati”.
- Se arrivasse la chiamata da un team importante nel mondiale avresti il coraggio di mollare il tuo lavoro?
”Certamente, perché la moto è la mia grande passione, con buona pace di mio padre. Lui è sempre stato contrario a che corressi ma non mi ha mai ostacolato seriamente anche se non è venuto una volta a vedermi in pista. Pensa che dopo il titolo le sue parole sono state: “adesso che hai vinto puoi smettere”. Tornando alla tua domanda, bisognerebbe che fosse una proposta valida perché a 30 anni non ho voglia di andare a soffrire per conquistare qualche punticino. Il mio vero obiettivo è dimostrare che con una moto competitiva posso fare bene e quest’anno l’ho fatto. Sono convinto che nel mondiale Supersport, con le condizioni giuste, potrei fare bene, visto che di fenomeni non è che ce ne siano poi tanti in circolazione”.
- Prego?!
”A parte Paolo Casoli, che ha una marcia in più, gli altri non sono dei marziani. Anche a livello italiano. Corradi e Cruciani sono bravi ma dietro di loro il panorama è desolante”.
- Beh, non è che la tua carriera agonistica sia stata poi così esaltante.
”In effetti è così ma non è mai troppo tardi per porvi rimedio. Voglio correre fino a 40 anni e se non succederà niente sono convinto di arrivarci”.
- Come spieghi il fatto che, dopo qualche buona stagione, sei un po’ sparito di scena?
”Ho commesso degli errori, di cui mi assumo la responsabilità. Come i due anni alla Bimota, con una moto che era totalmente sbagliata. Una scelta fatta perché finalmente qualcuno mi pagava per correre. Si è rivelata un errore e ho buttato via due stagioni. Però rifarei tutto daccapo. Le tante situazioni negative che ho vissuto hanno rafforzato il mio carattere ed ora sono sereno in tutte le scelte, anche non sportive”.
- Hai un ricordo particolare della tua carriera?
”Sì. Nel ’93 disputai la mia prima gara a Magione con una Honda CBR 600 acquistata con i miei risparmi e a cui avevo cambiato solo marmitta e ammortizzatore. Finii quinto ed alla fine mi fecero smontare tutta la moto perché credevano che avessi un motore truccato. Invece era tutto regolare. Ero io ad essere andato forte”.
- C’è invece qualcosa che vorresti scordare?
”Chiesi una wild card per la gara mondiale a Monza e volevo fare bene. Mi ero comprato una Kawasaki 600 e avevo fatto un team mio quindi non è che i soldi abbondassero. Così andai a Monza con uno solo motore tanto non si rompono mai. Invece successe, e dopo appena tre giri del primo turno di libere. Piansi”.
- Nella tua carriera ci sono stati sei anni di da dimenticare. E’ una bella soddisfazione quindi questo titolo…
”E’ la conferma che non sono poi così scarso”.
- … e ancora più bella per aver battuto Corradi e Cruciani che erano i grandi favoriti.
”E dicono che l’esperienza non conta. Loro due hanno fatto troppi errori, io sono stato più regolare ed ho vinto. Mi dispiace solo che l’andamento del campionato mi abbia costretto a gestire le gare. Mi è mancato il confronto diretto gomito a gomito. Mi rifarò il prossimo anno”.
- Un po’ di cronaca rosa. Sei fidanzato da una vita con Laura: a quando la data delle nozze?
”E’ meglio che non te lo dica sennò con la risposta rischio di mandare all’aria 11 anni di fidanzamento”.
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