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Mick Doohan: ‘Bayliss può far bene’

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L’ex campione del mondo della 500 convinto che il connazionale della Ducati possa sfondare anche nella MotoGP. Nicky Hayden e Fonsi Nieto i giovani più interessanti

Doohan (a destra) a colloquio con Van Den Goorbergh

Mick Doohan è diventato l’uomo dei sogni. Degli altri però perché il dominatore degli anni ’90 nella 500 è ora il talent scout per eccellenza della Honda, la Casa motociclistica più grande del mondo. In un momento in cui si vedono pochi veri giovani talenti all’orizzonte (Rossi lo dobbiamo ormai considerare un veterano), l’australiano ha il difficile compito di andare a caccia dei futuri campioni.

E così, invece di andare a Donington per il motomondiale, quindici giorni fa si è presentato a Laguna Seca in “missione” ad osservare dal vivo Nicky Hayden, il ventunenne della Honda America che sta spopolando nel campionato AMA; ma anche per tastare il polso alla SBK, categoria nella quale corse quattro gare nel ormai lontanissimo 1988.
Quattro chiacchiere a tutto tondo dalla quale è sempre emersa una visione lucidissima dello sport motociclistico su pista. - Come giudichi la realtà della Superbike?
”Lo considero un campionato importante, ma avrebbe la sua giusta e logica dimensione se tornasse alle sue origini, come quando ho iniziato a correre, dove si utilizzavano moto da strada con il kit da gara. Più che Suberbike, mi piacerebbe che fosse un mondiale Streetbike. Non importa che la differenza dei tempi sul giro tra MotoGP e SBK sia aumentata. Deve essere così perché bisogna dare una chiara differenziazione ai due campionati”.
- E riguardo alla MotoGP, che quest’anno vede al via le quattro tempi?
”Sono convinto che abbia tutte le condizioni per diventare veramente una grande classe. Soprattutto dal prossimo, quando entreranno Case importanti come Ducati e Kawasaki, il che significherà che tutti i più grandi costruttori sportivi saranno rappresentati”.
- A proposito di Ducati, c’è mlto interesse per vedere all’opera Troy Bayliss contro i big della MotoGP. Questo perché l’australiano viene considerato l’unico tra i piloti della SBK in grado di essere competitivo.
”Lo penso anch’io. Troy ha già dimostrato di sapersi adattare a moto diverse e con diverse strutture. Quello che non accade agli altri piloti. Lui ha talento e abilità, e se avrà la possibilità di effettuare molti test sulla nuova moto prima che inizi il nuovo campionato, ho la convinzione che possa fare bene subito. In tutti i casi nel primo anno è fondamentale imparare a conoscere la moto, a capire le sue reazioni, ad averne il controllo. Difficile che possa lottare per la vittoria. E poi se si guarda alla storia del nostro sport la maggior parte dei piloti ha avuto sempre bisogno di un anno di transizione passando da una categoria all’altra. E’ successo anche a me e a Wayne Rainey, che in seguito abbiamo vinto tanto, venendo dalla SBK. Questo inoltre ti permette di adeguarti meglio all’ambiente perché nel motomondiale c’è più pressione, più soldi, più attenzione e bisogna imparare a conviverci”.
- Come mai negli ultimi anni i piloti che sono arrivati dalla SBK non hanno mai brillato?
”Ritengo perché la maggior parte di loro si è subito resa conto che le moto erano più difficili da guidare e hanno immediatamente iniziato a pensare a come fare per tornare indietro. Una 500 è molto più rigida e leggera e questo comporta che il pilota debba avere una sensibilità maggiore. Bisogna imparare a guidare ma quasi tutti i piloti provenienti dalla SBK hanno preferito lasciare perdere. Ora le cose sono leggermente cambiate con l’introduzione dei quattro tempi ma le moto restano sono più potenti e leggere delle superbike e si devono comunque guidare in maniera diversa”.
- Certo tutto sarebbe più facile se si avesse il talento di Rossi…
”Valentino lo colloco tra i migliori di tutti i tempi. E’ difficile dire se è allo stesso livello di un Agostini oppure no, ma questo è solo perché non puoi paragonare il meglio con il meglio”.
- C’è qualcuno che può ricalcarne le orme?
”Difficile dirlo. Ci sono alcuni giovani che hanno le potenzialità per fare bene. Come Fonsi Nieto o Nicky Hayden, per esempio. Al ragazzo americano manca ancora l’esperienza di confrontarsi ad alto livello e comunque non credo che a breve sia pronto per la MotoGP o al limite la SBK. Almeno non il prossimo anno”.
- E Doohan? Quali sono i programmi futuri? Si vocifera di un team nella MotoGP.
”Lavoro per la Honda e mi piace quello che sto facendo. Quanto a questa storia del mio team, tutto è nato solo da chiacchiere che qualcuno ha voluto interpretare a modo suo. Far correre un mio team al momento non mi riguarda e non sono interessato”.    
Doohan (a destra) a colloquio con Van Den Goorbergh
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