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Katoh, campione silenzioso
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Parla così poco che alle conferenze stampa manda in tilt anche l’interprete giapponese! Ma va come un treno, guida da dio è un tutt’uno con la moto. Nel 2002 prossimo correrà nel MotoGP
di Marco Masetti
Daijiro Katoh è il classico pilota che paradossalmente rischia di diventare famoso per…le sue doti di comunicazione.
Avete presente Valentino Rossi, che riesce a rendere un concetto anche grattandosi il naso e che quando parla non dice mai una cosa scontata? O Max Biaggi che quando si lamenta sa mettere in croce anche una Casa giapponese? Ecco, Katoh NON è così.
Alle conferenze stampa riesce a mandare in tilt anche l’interprete giapponese, con il quale fatica a capirsi, fa disperare gli altri piloti con i suoi silenzi, le pause da un minuto d’orologio e suoi boh.
Non pago di questo, un bel giorno, anzi in una calda sera a Valencia, sono andato nel van Honda per un’intervista personale a Katoh. Non l’avessi mai fatto: un’ora da incubo, alla fine della quale sul mio taccuino c’era una misera decina di righe gonfie di banalità. Da questo dialogo, però, ho capito che: 1) Katoh è un’emanazione diretta dell’HRC, 2) che ama l’Italia perché c’è gente simpatica e si mangia bene, 3) che sa dire bene “cuore, sole e amore”.
Però, ripensandoci bene, il buon vecchio Daijiro un segreto ce l’ha. Vediamo di fare i bravi investigatori e di ripercorrere la su carriera.
Daijiro Katoh è nato a Saitama il 4 luglio 1976 ed è uno dei migliori prodotti della scuola nipponica. Inizia da giovanissimo con le minimoto, poi passa alla carriera sulle moto vere. Naturalmente, viene notato, ventenne o poco più, dall’HRC che lo mette sotto contratto (a vita?) e lo fa correre nel Gp di casa a Suzuka, nel 1997.
A sorpresa, vince davanti a Ukawa e Harada. Poi, da bravo soldatino giapponese, sparisce di scena per ripresentarsi l’anno dopo sulla stessa pista, naturalmente alla guida di una Honda. Il risultato non cambia: è ancora primo. Si avvicina il momento del grande salto nel mondiale: è la primavera del 2000 e a Fausto Gresini, cuore imolese e soldi spagnoli, presenta al mondo Katoh. Ci mettiamo poco a scoprirne le doti (va come un treno, guida da dio è un tutt’uno con la moto) e i difetti (è muto e sul bagnato si impappina come un principiante). Alla fine del mondiale è terzo: qualche pausa, ma anche la certezza che sta nascendo un grande pilota.
Poi lo ritroviamo a Jerez de la Frontera nei test precampionato; siamo tutti attoniti: i suoi tempi gli permettono di ben figurare, ma non nella 250… nella 500! La sua Honda NSR 250, in pratica una fetta del V4 di 112° della NSR 500 di Rossi, è cresciuta con lui e ora i due formano un pacchetto imbattibile.
Nel mondiale vince con facilità irrisoria, gioca un po’ con gli avversari, poi inizia ad allungare. Cinque decimi al giro è la sua media quando inizia a staccare tutti e il sospetto che, se ci fosse qualcuno in grado di martellarlo tutta la gara, la 250 sarebbe molto più spettacolare. Ogni tanto perde, ad esempio in Germania, sotto i colpi di una sfavillante Melandri o al Mugello quando si perde nell’uragano, ma di solito vince senza pietà. Un Valentino Rossi della 250 al quale manca solo la parola.
Il prossimo anno emigra in MotoGp, da solo, con lo stesso team con la certezza che, fidato uomo HRC, troverà una bella NSR 500, se perde poco tempo nell’apprendistato è già un avversario pericoloso. Forse non lotterà per il titolo, ma sarà un osso duro.
Non è un caso che Rossi, nella sua querelle con la Honda, lo metta tra quelli che potrebbero dargli fastidio il prossimo anno.
Un titolo di campione e un lusinghiero apprezzamento di Rossi sono la giusta sottolineatura di una fantastica stagione.
La scheda biografica
L'Alfabeto di Katoh
Amici: "Sento la mancanza dei miei amici giapponesi. Il modo più facile e veloce per stare in contatto con loro è il computer. Usiamo tutti AOL, quindi ogni volta che mi connetto posso vedere se sono in linea e si inizia così a “chattare”, magari anche per ore”.
Bambini: “Mi piacciono molto. Il mio (Ikko) sta’ crescendo talmente in fretta. Ogni volta non vedo l’ora di poter giocare con lui”.
Concentrazione: “Riesco a stare sempre molto concentrato, sia in gara sia durante le prove. E’ forse una delle mie caratteristiche principali. Fino adesso non ho avuto problemi”.
Dormire: "Adoro dormire ed è di sicuro uno dei miei passatempi preferiti. Posso dormire fino a un’ora prima dell’inizio delle prove”.
Emozioni: “Boh…!”.
Fabrizio (Cecchini): “Penso che stia facendo un lavoro incredibile per me. Ha talmente tanta esperienza che ripongo in lui una grande fiducia ed ho il massimo rispetto. I risultati che ho ottenuto fino adesso li ho raggiunti grazie ai miei meccanici”.
Gresini: “E’ molto premuroso nei miei confronti, si prende sempre cura di me pensando a tutto. Fa il massimo per rendere la mia vita in Italia perfetta. Lo ringrazio tantissimo e adesso che parlo un po’ d’italiano, mi rende felice riuscire a comunicare con lui”.
HRC: “Lavoro con l’HRC dal 1997, anche se ero legato a loro già da prima quando stavo col team Kotake che aveva un ottimo rapporto con HRC. Mi hanno dato la possibilità di partecipare al Campionato del Mondo e io sono orgoglioso di rappresentare la Honda in 250”.
Italia: "L’anno scorso mi sono trasferito in Italia per la prima volta ed ho vissuto lì durante il periodo delle gare europee. Non ero mai stato così lontano dal Giappone e per un tempo così lungo e devo ammettere che non è stato facile adattarmi. Adesso però mi sento meglio, ho iniziato a parlare un po’ d’italiano, mi sono abituato al cibo e mi piace molto (è decisamente meglio della cucina italiana che trovi in Giappone!), e poi vado d’accordo alla grande con gli italiani”.
Lavoro: “Se non fossi un pilota, di sicuro farei un lavoro in cui non dovrei alzarmi presto al mattino!”.
Nsr: "La prima volta che ho guidato l’NSR è stato nel 1997 e da allora ho sempre dato un sacco di informazioni all’HRC per aiutarli a svilupparla e permettergli di migliorarla. Nel ’99 questa moto è cresciuta molto e l’anno scorso, nel 2000, il suo rendimento è aumentato ulteriormente. Adesso il feeling che ho con l’NSR è quasi perfetto, telaio e motore sono assolutamente competitivi”.
Otto Ore (di Suzuka): " Vinta nel 2000 e…quarto quest’anno”
Prove: “L’anno scorso non conoscevo nessuna pista e quindi durante le qualifiche ero soprattutto impegnato ad imparare i tracciati. Questo non mi lasciava molto spazio per fare dei giri veloci. E alla fine le libere del mattino e del ufficiali del pomeriggio per me erano veramente la stessa cosa. Quest’anno, invece, ho più esperienza quindi posso concentrarmi sul tempo e attaccare almeno in qualche giro delle seconde qualifiche. Poi, di solito, prima di fare questo, durante tutte le prove, insieme a Fabrizio e ai miei meccanici, studiamo per la scelta dei pneumatici da usare in gara e altri dettagli tecnici”.
Qualità: “Boh, non so quale sia la mia qualità migliore!”.
Ricordi: “Ho vinto quattro volte consecutivamente e questo è di sicuro una delle cose più belle da ricordare e a cui pensare. La brutta stagione nel ’98, invece, è il ricordo peggiore”.
Suzuka: “Mi diverte molto correre a Suzuka, ovviamente perché è in Giappone. Prima pensavo che solo le gare lì fossero in qualche modo speciali. Adesso, invece, penso che ogni gara sia importante, indipendentemente dal circuito. Una gara è sempre una gara, quindi bisogna dare il meglio di sé stessi ad ogni evento”.
Titolo iridato: “Un sogno che è diventato realtà!”
Uscire: “Piuttosto che uscire per qualche serata particolare, vorrei andare da qualche parte su un isola del sud e rilassarmi completamente”.
Vorrei: “In questo momento non vorrei niente di speciale, non c’è a cui io pensi in particolare, però so che ci sono ancora tante cose da ottenere…”
Zenkai: Ovvero “Dare il gas…sempre!”
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