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Urban Mobility

Galardi (Tier): "Lo sharing cresce perché aiuta le città"

Marco Gentili
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Galardi (Tier): "Lo sharing cresce perché aiuta le città"
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Galardi (Tier): "Lo sharing cresce perché aiuta le città"
Galardi (Tier): "Lo sharing cresce perché aiuta le città"

Intervista al general manager di Tier: "Vogliamo diventare leader in Italia. Il settore ha bisogno di una prospettiva di lungo periodo"

"Dopo la fase espansiva, è arrivata l’inevitabile concentrazione: solo i soggetti più attrezzati, strutturati e con maggiori risorse alle spalle sono riusciti a sopravvivere nel mondo – in continua espansione – della mobilità urbana condivisa. Tra questi c’è senza dubbio Tier, azienda tedesca che opera in oltre 180 città europee ed è di recente entrata in Italia, dove ha rilevato le attività di Wind Mobility ed opera a Milano, Roma, Palermo, Bari, Trento, Reggio Emilia, Monza, Parma, Modena con l'obiettivo di espandersi. “Vogliamo diventare primi in Italia”, dice senza mezzi termini il general manager Saverio Galardi. Assieme al quale abbiamo affrontato tutte le tematiche più calde del mondo della micromobilità. Galardi, negli ultimi mesi, alla luce anche di incidenti mortali che hanno coinvolto monopattini, il tema della sicurezza di questi veicoli è tornato di grande attualità. “Nonostante mai nessun monopattino in sharing (ma solo privati) abbia causato incidenti mortali, per questo noi per primi ci siamo attrezzati per dotare tutti i monopattini della nostra flotta di indicatori di direzione. Stiamo anche portando avanti un progetto pilota che ci ha visto dotare una parte dei nostri mezzi di un casco”. Crede che il casco, anche in vista di un eventuale inseverimento delle regole, sia un elemento fondamentale per la sicurezza? “E' una delle componenti che sicuramente rendono il mezzo più sicuro dando la possibilità di utilizzare un accessorio che permetta di sentirsi più protetti. Tuttavia, sono sicuro che il tema della sicurezza si affronta in primo luogo con la formazione e la sensibilizzazione, sia dal lato di chi usa un monopattino, sia dal lato degli automobilisti e dei motociclisti”. Vedendo il modo in cui una buona parte di persone usa i monopattini in sharing, ormai l’uso in coppia è largamente sdoganato... “Purtroppo sì, ed è per questo che bisogna intervenire sull’educazione all’uso di un veicolo che, per tutti, è ancora nuovo. Ma la repressione non serve, sul lungo periodo.  

"il casco non è la soluzione a tutti i problemi di sicurezza legati ai monopattini. bisogna lavorare di più sull'educazione stradale"

—Saverio Galardi (Tier),
Dopo una fase espansiva del mercato, siamo passati a una situazione più normata, in cui lo sharing dei monopattini è in mano a quelle 5-6 realtà più grandi. Secondo lei c’è ancora spazio per nuove realtà o per nuovi veicoli? “La strada tracciata dalle amministrazioni comunali in Italia è chiara: lo sharing va incentivato perché decongestiona i centri cittadini, migliora la qualità dell’aria e quella degli spostamenti. Credo che, più che di nuovi operatori, ci sarà in futuro richiesta di più mezzi in strada. Per affrontare la sharing economy servono grandi capitali e molta esperienza”. Tier, su questo fronte, è una realtà in forte crescita. “Siamo la società che negli ultimi due anni ha raccolto il maggior numero di investimenti (660 milioni di euro) e abbiamo alle spalle investitori di livello internazionale, soprattutto Softbank e Mubadala”.  

"oggi le amministrazioni comunali emettono bandi per lo sharing che hanno durate limitate, massimo 24 mesi. Ancora è troppo poco per consentire di programmare investimenti seri e duraturi"

—Saverio Galardi (Tier),
Servono solo soldi, alle aziende dello sharing, per crescere? “Serve soprattutto un contesto regolatorio che ci consenta di fare investimenti sul lungo periodo. Mi spiego meglio: oggi le amministrazioni comunali emettono bandi per lo sharing che hanno durate limitate, massimo 24 mesi. Ancora è troppo poco per consentire di programmare investimenti seri e duraturi. Teniamo anche presente che il settore della sharing mobility è ancora agli albori, di fatto non ha nemmeno due anni di vita. E nonostante questo è ormai una realtà consolidata in molte città”. Secondo lei la sharing mobility ha avuto un impatto sulle città? “La sharing mobility è stata una rivoluzione silenziosa. Grazie all’arrivo di operatori come Tier, ma non solo, le amministrazioni comunali hanno investito per migliorare la mobilità alternativa, investendo ad esempio sulla costruzione di nuove reti di piste ciclabili. Siamo solo all’inizio di un cambiamento epocale”. Secondo lei, che cos’è la sharing mobilty? “La sharing mobility offre un servizio a una città che ha un problema di traffico. Un servizio che risolve questioni aperte. Per questo serve un dialogo serrato con le amministrazioni, per proporre loro nuovi modi di risolvere la questione traffico e parcheggi. Sharing mobility – e noi di Tier lo sappiamo bene, perché disponiamo anche di altri mezzi – non significa solo monopattini. La soluzione al problema passa anche dal bike sharing e dal noleggio di scooter elettrici”.  
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