Emergenza bici: se ne vendono troppe, sono esaurite

I dati di Ancma parlano di un 2020 che si chiuderà a 2 milioni di pezzi venduti (+20%). Ma i negozi non hanno scorte e i produttori sono a secco di componenti

E' l'effetto del bonus bici, senza dubbio, che ha spinto soprattutto il comparto delle ebike. Ma anche e soprattutto quello del Covid19, che ha portato le persone a ricercare mezzi per la mobilità individuale a basso costo per il preve raggio, quella distanza tra gli 1 e i 3 km che rappresentano ancora oggi la media giornaliera di chi circola in bicicletta.  Comunque vada il mese di dicembre, il 2020 sarà l'anno della bicicletta. Secondo le stime di Ancma (la Confindustria delle due ruote), l'anno si chiuderà con volumi di vendita da record storico, con oltre due milioni di pezzi (con una crescita annua del 20%) e un fatturato di 1,5 miliardi, generato in gran parte dalla rete di circa 2.600 negozi specializzati.  

EFFETTI COLLATERALI

Il boom del 2020 però ha un rovescio della medaglia. Ovvero che i negozi hanno quasi ovunque esaurito le scorte di magazzino per fronteggiare una domanda sproporzionata rispetto alle previsioni. E le aziende stesse faticano a star dietro alle richieste di maggiore produzione: nei magazzini le scorte di sicurezza si sono ridotte al minimo, molte aziende immettono in rete tutto quello che riescono a produrre. Ma il vero incubo è per i prossimi mesi, quando le componenti fondamentali per l'assemblaggio delle bici verranno meno. E' questo il caso di Shimano, azienda giapponese leader del mercato dei cambi. Ebbene, alcune linee di prodotto Shimano hanno tempi di attesa di un anno. Esempio lampante di come un rallentamento della filiera, in un momento florido come non mai per le due ruote, rischia di mettere in crisi la capacità produttiva delle aziende del settore.