Poca apparenza ma tanta sostanza, la Kawasaki Versys 650 è una regina delle crossover medie. CFMOTO la sfida con la 700MT, prezzo aggressivo e ricetta simile, ma con una personalità comunque distinta
LA CAMPIONESSA
È il 2007 quando arriva sul mercato la prima Kawasaki Versys 650, una crossover pensata per accontentare quei motociclisti che usano la moto a 360 gradi, dalla vita di tutti i giorni ai viaggi verso le destinazioni più lontane. La ricetta è facile: motore potente il giusto, grande facilità di guida, buon livello di confort e nessuna ambizione di mettere le ruote – entrambe da 17” – in fuoristrada.
LA SFIDANTE
È subito successo nonostante un design delle prime versioni fin troppo audace. Ma nel 2022 il progetto Versys (VERsatile SYStem) è arrivato alla quarta generazione con un livello di maturità indiscutibile, rendendo la media giapponese una moto con molte qualità e praticamente priva di difetti. Perfetta, dite? Per certi aspetti ci sentiamo di dire di sì. Ma proprio nel momento in cui la verde di Akashi è diventata a tutti gli effetti un riferimento di segmento che piomba sul mercato quella che ha tutte le carte in regola per giocarsela alla pari con la Versys: la CFMOTO 700MT.
CFMOTO 700MT: punti di contatto
Tra le due moto ci sono indiscutibili punti di contatto, ma la cosa non impedisce alla nuova arrivata di evidenziare una personalità tutta sua, sia a livello estetico che dinamico. La 700MT è l’evoluzione, principalmente a livello motoristico, della conosciuta 650MT di casa CFMOTO, dalla quale eredita buona parte della ciclistica.
L’upgrade vede il trapianto del motore che già equipaggia le CL-X, meno raffinato (niente bielle fratturate, pistoni forgiati e soprattutto Ride-By-Wire) ma che grazie alla cilindrata di 693 cc fa fare alla 700MT un significativo passo avanti dal punto di vista delle prestazioni: i cavalli diventano 67 a 9.000 giri, con 60 Nm di coppia che arrivano a 7.250 giri. Il bicilindrico in linea cinese trova posto in un telaio in tubi di acciaio dall’andamento molto simile a quello della Versys, al quale si collegano una forcella da 43 mm di diametro regolabile in precarico, compressione ed estensione. L’ammortizzatore è privo di leveraggio ed è regolabile nel precarico e nell’idraulica. L’impianto frenante vede l’impiego di classiche pjnze a due pistoncini ad attacco assiale, che lavorano dischi da 300 mm di diametro. Il tutto coadiuvato da un impianto ABS a due canali con taratura dedicata per questa versione.
La 700MT si rinnova anche a livello di design con l’introduzione di nuove pance che abbracciano il serbatoio e un nuovo faro anteriore (full led l’impianto di illuminazione). Il tutto sempre frutto delle matite di Modena 40, R&D italiano di CFMOTO.
Sotto agli occhi del pilota trova spazio un bel pannello TFT a colori da 5 pollici, chiaro e brillante e con la ormai irrinunciabile possibilità di connessione al proprio smartphone. Elettronica di base con due modalità di guida, mentre va segnalata l’assenza del controllo di trazione. Buona l’attenzione ai particolari con doppia presa di ricarica e cupolino regolabile in altezza anche se con una modalità non particolarmente comoda.
Kawasaki Versys 650: sorella minore
Anche la Kawa mette in campo linee tese e quasi sportive, che nella parte frontale la fanno somigliare molto alla sorella maggiore da 1.000 cc. Detto del telaio, che la cinese sembra aver ripreso pari pari dalla giapponese, sulla Versys troviamo un comparto sospensioni che vede una forcella a steli rovesciati leggermente più snella, 41 mm di diametro, regolabile in estensione e nel precarico e un mono privo di leveraggi con precarico molla regolabile da remoto. Il motore è il classico bicilindrico in linea di Akashi da 649 cc, con 67 cavalli a 8.500 giri e una coppia massima di 61 Nm a 7.000 giri.
Anche per la Kawa l’impianto frenante è composto da pinze ad attacco assiale a due pistoncini, qui marchiate Nissin e che lavorano dischi a margherita semiflottanti da 300 mm diametro, con ABS a due canali. Sulla Versys 650 troviamo poi un controllo di trazione settabile su due livelli, ed eventualmente escludibile, che sfrutta la presenza della doppia farfalla, una gestita dalla manopola destra e una in mano alla centralina motore. Un sistema più semplice rispetto al ride-by-wire ma comunque efficace per ottenere il controllo di trazione.
Più piccolo e semplice il pannello TFT della Versys, da 4,3 pollici e con connessione, ma che durante le fasi di guida riduce di molto (per scelta di Kawasaki) la possibilità di interazione da parte del pilota. Anche sulla Versys il cupolino è regolabile in altezza, azione che richiede entrambe le mani e che quindi va fatta a moto ferma. Importante segnalare che la Versys e disponibile in ben quattro versioni: Urban, Tourer, Gran Tourer e Gran Tourer, che si differenziano per la ricchezza degli allestimenti e nella versione depotenziata da 35 kW per patenti A2.
In sella: comode per chi vuole viaggiare
Anche in sella le similitudini balzano subito all’occhio. La posizione è abbastanza raccolta su entrambe, pur rimanendo comoda e naturale. Il manubrio proteso verso il pilota dà una bella sensazione di dominio del mezzo, e la seduta permette di toccare con entrambi i piedi anche sulla Versys che quota due centimetri in più di altezza sella: 845 mm contro gli 820 mm della 700MT.
Da fermi la sensazione di peso è simile e del resto la CFMOTO dichiara un peso a secco di 207 kg con un serbatoio da 18 litri, contro i 219 kg in ordine di marcia della KAwasaki. Nei primissimi chilometri la Versys sembra globalmente più raccordata e armonica. Tutte le informazioni arrivano al pilota in maniera filtrata ma non vaga, rendendo la Kawa da subito facile e decisamente amichevole. La risposta al comando del gas è sempre puntuale e il motore mette in campo una schiena interessante con una bella spinta ai medi che invoglia a rimanere sempre nella zona intermedia del contagiri, infilando una marcia dopo l’altra coadiuvati da un cambio preciso, morbido e correttamente contrastato. Le sospensioni lavorano alla grande, filtrando tutto senza battere ciglio e nella guida rilassata sono una manna.
Per raggiungere la location del test ci siamo anche sparati un bel tratto di autostrada, dove la Versys ci ha stupiti mettendo in mostra un rigore direzionale da moto di categoria superiore e una più che valida protezione aerodinamica: solo la punta delle spalle rimane leggermente esposta alla pressione e un motore che, regolarissimo e privo di vibrazioni, sembra quasi avere più dei 67 cavalli dichiarati.
Kawasaki Versys 650: veloci, ma senza fretta
Questo bel pacchettone apparentemente privo di talloni di Achille, quando la strada diventa una interminabile sequenza di curve, invoglia ad alzare il ritmo adottando una guida più sportiva. E qui arriva però il cartellino giallo ad ammonire il pilota, per evidente uscita dalla zona di confort della Kawasaki Versys.
A ritmi alti le sospensioni mostrano evidenti trasferimenti di carico, con la forcella che si accuccia in frenata per poi riaprirsi in maniera abbastanza repentina (ricordiamo però la possibilità di regolarla), sporcando la guida. I freni, che nella guida normale non mostrano il fianco ad alcuna critica, quando si alza il ritmo richiedono un certo sforzo alla leva per ottenere decelerazioni decise.
Nulla di male, la guida da time attack non va d’accordo con la Versys che invece, quando condotta come si deve regala solo soddisfazioni. Coerente nello scendere in piega, stabile in curva e precisa in uscita e anche quando si osa un po’ di più con il gas tiene la linea senza allargare la traiettoria. Un mix di ingredienti sapientemente amalgamati che portano ad un risultato che giustifica ampiamente il successo di questa crossover media. Frutto anche di diverse stagioni di sviluppo mirato a migliorarne le qualità senza stravolgerne il concetto.
Si guida: emerge la 700MT
La CFMOTO mostra, per contro, una personalità differente a cominciare dal motore, che fa percepire la sua presenza ben più di quello della Versys, senza risultare comunque mai eccessivamente invadente. Ha un piglio leggermente più sportivo per come eroga la sua potenza e per la risposta al comando del gas che è meno filtrata rispetto a quello della Kawa.
Anche sulla 700MT la protezione aerodinamica è valida, quasi perfetta con il cupolino nella posizione più alta. La rapportatura più corta però fa girare il motore sempre un po’ alto, e a velocità di crociera autostradale l’ago del contagiri veleggia sempre intorno ai 7.000 indicati. Anche la 700MT risulta precisa e rigorosa in velocità, mostrando un’anima da vera globetrotter.
Nella guida dinamica vengono alla luce le qualità del progetto MT, mostrando un lato della medaglia quasi inaspettato. Il setting di base delle sospensioni è più rigido e sostenuto di quello della Versys, e danzare tra le curve con la media cinese regala belle soddisfazioni. È più controllata nelle reazioni e ha trasferimenti di carico ridotti: motivo per cui, anche alzando il ritmo, la 700MT non si trova mai a disagio. L’anteriore ci è piaciuto per precisione e rigore e i cambi di direzione sono sempre facili ed intuitivi.
La crossover cinese esce bene dalle curve più strette, con il motore che, alla primissima apertura, si scuote un po’ per poi spingere con una bella verve la MT verso la curva successiva. Il cambio funziona bene, pur non essendo al livello di quello della Kawa; anche la potenza dell’impianto frenante è adeguata alle prestazioni della moto, ma l’impianto ABS non è altrettanto a punto visto che, una volta entrato in funzione, in alcuni casi ha tempi troppo lunghi prima di tornare a mordere e in altri lascia bloccare la ruota posteriore. Nulla che comprometta la sicurezza, ma siamo abituati a sistemi più precisi.
In sintesi: sorpresa CFMOTO
Globalmente, comunque, la CFMOTO 700MT si propone come una validissima alternativa alla leader di mercato Kawasaki Versys 650, anche considerando il prezzo.
C’è infatti una significativa differenza tra le due: 8.890 euro c.i.m. per la Kawasaki contro i 6.590 euro richiesti per avere la CFMOTO. Una differenza importante, pur se giustificata da una maggior cura generale che premia la Kawasaki con un livello di finiture esente da critiche, una componentistica di maggior pregio e un'armonia nel funzionamento che mostra tutta la sua maturità dopo diverse stagioni di sviluppo.
La Cina ribadisce comunque tutta la sua aggressività, con una proposta senz’altro azzeccata offerta a prezzo di saldo. A voi appassionati l’ardua scelta!
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