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Vmoto Stash: l'oggetto del DESIDERIO

Matteo Velano il 25/08/2022 in Anteprime
Vmoto Stash: l'oggetto del DESIDERIO
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Con questa bella sportiva disegnata in Italia, Vmoto pare aver trovato la ricetta per convertire all’elettrico anche i sedicenni. Ecco le prime impressioni

Nel mondo dei due ruote elettrici, farsi notare è sempre più difficile. Ci hanno provato con linee futuristiche o rétro, classiche o azzardate: a volte anche con successo, sempre però nel campo degli scooter in quello delle moto di alte prestazioni. Quel che manca ancora è una proposta elettrica a misura di sedicenne, anche nel listino: perché le maxi depotenziate ci sono... ma non sono depotenziate nel prezzo.

A cimentarsi con un pacchetto dimensioni-prestazioni-costi allineato a quello di una attuale 125 4T ci prova per prima Vmoto Soco, che all’ultimo Eicma ha fatto sensazione con la Stash. Disegnata dall’atelier sanmarinese C-Creative guidato da Adrian Morton, a lungo responsabile dello stile MV Agusta, la Stash è sembrata la prima moto elettrica capace di scaldare i cuori dei sedicenni; purtroppo però la decisione di elevare le prestazioni del powertrain elettrico (da 6 a 8 kW kW ha allungato di molti mesi i tempi di sviluppo, e l’arrivo sul mercato è ora fissato a inizio 2023.

Vmoto Stash: l'oggetto del DESIDERIO

Vmoto Stash

Vmoto: piccola ma arrembante

Dietro la Stash c’è un’azienda ancora giovane, ma piuttosto solida. Incorporata in Australia, Vmoto ha però un’anima cinese e stabilimenti a Nanjing. È specializzata nella produzione di veicoli per la mobilità urbana, con una rete di distribuzione globale in più di 65 Paesi, un fatturato di 60 milioni di euro nel 2021 e una forte crescita: 40.000 veicoli nel 2021, previsioni di 60.000 nel 2022 e 120.000 nel 2024. Ancora pochi per il mercato asiatico, ma in coerenza con la scelta di produrre veicoli premium con i tre marchi Vmoto (con un posizionamento premium in Asia e dedicato al mercato globale dei consumatori), Super Soco (dedicato ai mercati occidentali e a un pubblico più giovane e dinamico) ed E-max (dedicato al mondo professionale).

Per sostenere questa crescita, Vmoto si è fatta vedere in MotoGP e in SBK, fornendo i suoi scooter elettrici a Ducati Corse e al team Aruba.it Ducati, e ha avviato una produzione specifica per la consegna a domicilio, come le flotte Go Sharing, Domino’s Pizza e KFC. Centrale il mercato europeo, dove Vmoto ha due centri nevralgici: uno ad Amsterdam, per la logistica e il servizio clienti, e uno a Milano che si occupa delle attività di marketing, comunicazione e design dei nuovi modelli. A capo di questa realtà c’è il vulcanico Graziano Milone, che ci ha invitato in Toscana per una singolare accoppiata: un giorno di giri liberi al Mugello con le moto in pista e un giorno di test degli scooter elettrici. Un approccio anticonvenzionale che dà subito l’idea di quanto liberamente ragioni questa azienda.

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Compatta e leggera

Eccoci quindi in un piazzale fuori dall’autodromo dove possiamo guidare una versione prototipale della Stash: qualche rettilineo e poche curve, utili però a mostrare la grinta di questa moto anche in confronto alle sorelle TC Wanderer e TS Street Hunter, due moto L3 dalle prestazioni più modeste. Rispetto a queste ultime, si avverte subito uno spunto maggiore: lo scatto è molto pronto e anche le possibilità di allungo in velocità sono a livello di una 125 4T. La posizione in sella è comoda e le dimensioni sono maggiori rispetto alle sorelle, poco adeguate alla stazza di un sedicenne occidentale. Qui l’abitabilità è adeguata, a patto di non avere un fisico da nuotatore perché la moto resta compatta e l’altezza sella è contenuta in 785 mm. 

Il motore da 8 kW è collocato nel mozzo ruota posteriore, soluzione di solito riservata a veicoli di basse prestazioni a causa dei suoi limiti dinamici (innalzamento delle masse non sospese), specie al crescere della potenza e quindi del peso del motore. Nel corso del nostro breve test, sempre su asfalto molto liscio, non è però emersa alcuna criticità, anche in virtù di un peso generale contenuto.

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Ciclistica tradizionale

La scelta del motore-ruota ha comunque consentito di abbassare la batteria liberando spazio nella parte superiore della moto e ricavando nel finto serbatoio un vano abbastanza grande da contenere un casco integrale. Un occhio alla praticità quindi, oltre a uno stile davvero accattivante con il frontale aggressivo, il codino sfuggente e il motivo a “turbina” che alleggerisce la vista laterale dove le estese carene coprono la parte elettrica.

Tradizionale la ciclistica con telaio in acciaio, forcella rovesciata e monoammortizzatore centrale senza leveraggio. Ruote da 17” con freni a disco e pneumatici decisamente agili: 100/80 davanti e 120/70 dietro. Non manca un cruscotto LCD per controllare la parte elettronica, con 3 livelli di potenza.

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Un pacchetto inedito

Nel corso del nostro breve test abbiamo apprezzato la bella spinta del propulsore, che permette di distanziare rapidamente le sorelle TC e TS; la velocità di punta promessa è di 120 km/h. La batteria da 7,2 kWh permette di percorrere circa 110 km in un uso misto: in città è probabile, fuori forse si scende a 70-80 km, ma l’autonomia è comunque sufficiente. La ricarica richiede circa 6 ore con una normale presa Schuko.

La Vmoto Stash è insomma davvero interessante: per le sue prestazioni, per la sua versatilità ma soprattutto perché rappresenta il primo mezzo capace di sedurre i sedicenni appassionati di moto, mentre per i quattordicenni in cerca di uno scooter l’elettrico è ormai la prima scelta. Certo molto dipenderà anche dal prezzo, che si annuncia però competitivo. Non resta che attendere la versione definitiva, si spera in occasione di EICMA 2022.

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