Suzuki Katana: la prova
Anche nel reparto ciclistico c'è un equilibrio tra tecnologia e tradizione, come dimostrano le sospensioni. Se la
forcella a steli rovesciati da 43 mm è una Kayaba
completamente regolabile, il monoammortizzatore permette di modificare il setup del precarico della molla e dell'estensione, senza possibilità di intervenire sulla compressione. Il telaio, un
doppio trave in lega di alluminio, è quello della nuda S, abbinato a un impianto frenante che rafforza la collaborazione italo-giapponese: una pinza Nissin per il disco posteriore da 250 mm e due pinze radiali Brembo per la coppia di dischi da 310 mm montata all'anteriore. Del tutto nuovi sono infine i
Dunlop Roadsport2, pneumatici configurati e
omologati espressamente per la nuova Katana.
I
dettagli contano, ma una moto che non deve solo trasportare ma trasmettere emozioni deve convincere soprattutto quando ci si mette in sella. La posizione è meno estrema rispetto a quella degli
anni Ottanta, a fare la differenza è il manubrio rialzato e non in due pezzi come allora. Ciò non significa che l'assetto sia turistico, perché la sella porta naturalmente a caricare l'avantreno, ma in misura non eccessivamente impegnativa per i polsi. In fase di progettazione non è stato trascurato il
sound design, un elemento che fa la differenza su molte auto, che Suzuki ha trasferito sulla Katana con l'obiettivo di regalare alla moto una voce piena, ben integrata con la tonalità di aspirazione.
Della nuova Suzuki piace la sensazione di totale controllo, favorita dalla sezione rastremata di sella e serbatoio, e si apprezza da subito la guida agile e precisa. Per presentarla alla stampa internazionale è stata scelta una soluzione inconsueta, a metà tra la prova su strada e quella in circuito: una strada panoramica di montagna lunga una decina di km, la
Arashiyama-Takao Parkway chiusa al traffico per l'occasione. Il motore non rappresenta una sorpresa, nel senso che
la generosità del quattro cilindri è nota, meno conosciuta è la capacità di essere controllato con delicatezza quando non si è alla disperata ricerca di sportività,
e parte del merito va proprio a comando del gas modificato. 215 kg dichiarati a secco non sono un peso piuma, ma il peso in realtà si fa sentire solo quando c'è la necessità di fare inversione su una strada stretta e lo sterzo che arriva presto a fondo corsa richiede di effettuare la manovra in più riprese.
Per il resto la
manovrabilità è elevata, con un avantreno ben piantato, ma non per questo lento nei cambi di direzione, situazione nella quale dimostra al contrario una grande reattività. Le condizioni meteo variabili della giornata in cui si è svolto il test hanno consentito di mettere alla prova le varie impostazioni del controllo di trazione, che nella posizione standard, la 3, è sempre molto vigile, come dimostra il lampeggio continuo della spia sullo strumento quando si sceglie uno stile di guida dinamico. Bisogna tuttavia sottolineare che l'intervento non è violento, con continue quanto impercettibili correzioni, senza avvertibili tagli dell'erogazione se non si superano i limiti della fisica. Sotto questo punto di vista, quindi,
si guida come una moto classica, quasi d'altri tempi, ma con la certezza di
poter contare sull'intervento dei controlli elettronici di base, trazione e ABS, nel caso fosse necessario.