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I viaggi dei lettori
In Marocco
di Andrea
il 13/05/2010 in I viaggi dei lettori
Due amici, due BMW e più di 4000 chilometri nel Paese magrebino. Questi i numeri dell'affascinante viaggio dei nostri lettori nella loro "quindici giorni" africana
In Marocco
Partiamo dal porto di Genova con il traghetto, destinazione Tangeri, e dopo 48 ore di noiosissimo viaggio scarichiamo le moto sull'asfalto bagnato per la prima brevissima tappa verso sud, lungo l'autostrada che costeggia il litorale.
Ci troviamo a circa 150 chilometri a nord di Agadir esattamente a Essaouira.
Ci troviamo a circa 150 chilometri a nord di Agadir esattamente a Essaouira.
Dopo aver lasciato in mattinata la riserva naturale di Zerga Merdja, a Moulay-Bousselham, una splendida laguna e luogo di riposo di numerose colonie di volatili trasmigratori e di bellissimi Flamingo rosa (Fenicotteri), ci siamo dovuti arrendere, dopo quasi 600km, alla stanchezza di questa estenuante giornata di forte pioggia e vento incessante.
La cittadella di Essaouira, dove siamo sbarcati, è stata oggetto di un forte nubifragio e allagamenti diffusi; l'argilla trascinata dalle piogge giù dalle montagne ricopre gran parte delle strade creando un clima d'avventura e piacere alla guida delle nostre BestmotoforBikers.
La cittadella di Essaouira, dove siamo sbarcati, è stata oggetto di un forte nubifragio e allagamenti diffusi; l'argilla trascinata dalle piogge giù dalle montagne ricopre gran parte delle strade creando un clima d'avventura e piacere alla guida delle nostre BestmotoforBikers.
E lo "spettacolo" non si è fatto attendere nemmeno in serata, offrendoci una "replica" proprio durante la cena in un ristorantino della medina: la pioggia a dirotto ed un forte vento hanno "finito" di bagnare anche gli ultimi capi asciutti costringendoci ad un precipitoso rientro in albergo.
Dopo due giorni di assoluto riposo nella cabina della nave di certo non ci aspettavamo una tale e spumeggiante accoglienza…
Speriamo solo che i festeggiamenti siano finiti e che nei prossimi giorni si possa viaggiare veloci e sicuri.
Dopo due giorni di assoluto riposo nella cabina della nave di certo non ci aspettavamo una tale e spumeggiante accoglienza…
Speriamo solo che i festeggiamenti siano finiti e che nei prossimi giorni si possa viaggiare veloci e sicuri.
Oggi abbiamo "portato a casa" 330 chilometri e la prima giornata luminosa e calda.
La meta è Tafraoute e il nostro campo base è l'Hotel Salama.
Tafraute è un piccolo e "grandioso" villaggio circondato da rocce rosse di granito: sembra nato per un set cinematografico.
Oltre 100 chilometri di strada lungo la valle di Ameln ti accompagnano fino alle porte di quest'angolo di paradiso e con il sole alto in cielo tutto prende un aspetto positivo e i chilometri gravano meno sullo stato dei "cavalieri".
Purtroppo a causa del ritardo accumulato i primi due giorni di viaggio abbiamo annullato la tappa a Daklha e dopo essere giunti sino a Tam Tam, a oltre 1.200 chilometri a sud di Tangeri e con ancora 1000 chilometri da fare, abbiamo girato i tacchi e deciso di recarci nella zona montuosa dell'Atlante dove le vette superano spesso i 3000 metri con la più alta a ben oltre i 4.000.
Ieri abbiamo macinato 570 chilometri con i primi 200 sotto un diluvio, fango e smottamenti vari lungo le strade.
Poi nel pomeriggio, mano a mano che "scivoliamo" verso sud abbiamo raggiunto il sole e cosi è aumentata la nostra velocità di "teletrasportarci" altrove.
Anche le nostre macchine fotografiche hanno cominciato il loro raid, memorizzando un sacco di ricordi da portare a casa.
Tafraute è un piccolo e "grandioso" villaggio circondato da rocce rosse di granito: sembra nato per un set cinematografico.
Oltre 100 chilometri di strada lungo la valle di Ameln ti accompagnano fino alle porte di quest'angolo di paradiso e con il sole alto in cielo tutto prende un aspetto positivo e i chilometri gravano meno sullo stato dei "cavalieri".
Purtroppo a causa del ritardo accumulato i primi due giorni di viaggio abbiamo annullato la tappa a Daklha e dopo essere giunti sino a Tam Tam, a oltre 1.200 chilometri a sud di Tangeri e con ancora 1000 chilometri da fare, abbiamo girato i tacchi e deciso di recarci nella zona montuosa dell'Atlante dove le vette superano spesso i 3000 metri con la più alta a ben oltre i 4.000.
Ieri abbiamo macinato 570 chilometri con i primi 200 sotto un diluvio, fango e smottamenti vari lungo le strade.
Poi nel pomeriggio, mano a mano che "scivoliamo" verso sud abbiamo raggiunto il sole e cosi è aumentata la nostra velocità di "teletrasportarci" altrove.
Anche le nostre macchine fotografiche hanno cominciato il loro raid, memorizzando un sacco di ricordi da portare a casa.
Tizi N test, questo nome lo conosce solo chi ci è stato… e probabilmente non ci tornerebbe mai più!
Ad un altitudine di 2100 metri questo passo di montagna dell'alto Atlas marocchino mette a dura prova chi decide di tentarne il superamento: il tratto in questione misura circa 100 chilometri e noi abbiamo impiegato tre ore e mezza per percorrerlo con le nostre moto.
Le condizioni della pista sono tremende: la strada è sterrata, a strapiombo, senza parapetti e con la larghezza di una carreggiata.
Non permette un attimo di distrazione e la perturbazione che pochi giorni prima ha interessato la zona ha lasciato grandi cicatrici lungo la via, rendendo ancora più faticoso raggiungere la vetta. Abbiamo incontrato camper e camion in senso inverso ad andature veramente molto vicine a quelle di parcheggio e non si può immaginare come possano essere riusciti a superare gli "incontri" con altri mezzi in alcuni tratti.
A tutto questo va "aggiunta" la R105, che va da Tafraoute sino alle porte di Agadir attraversando la valle dell' Adar e depositandoci ai piedi del Jebel Toubkal a quota 1800 metri in compagnia di un freddo cane.
Ad un altitudine di 2100 metri questo passo di montagna dell'alto Atlas marocchino mette a dura prova chi decide di tentarne il superamento: il tratto in questione misura circa 100 chilometri e noi abbiamo impiegato tre ore e mezza per percorrerlo con le nostre moto.
Le condizioni della pista sono tremende: la strada è sterrata, a strapiombo, senza parapetti e con la larghezza di una carreggiata.
Non permette un attimo di distrazione e la perturbazione che pochi giorni prima ha interessato la zona ha lasciato grandi cicatrici lungo la via, rendendo ancora più faticoso raggiungere la vetta. Abbiamo incontrato camper e camion in senso inverso ad andature veramente molto vicine a quelle di parcheggio e non si può immaginare come possano essere riusciti a superare gli "incontri" con altri mezzi in alcuni tratti.
A tutto questo va "aggiunta" la R105, che va da Tafraoute sino alle porte di Agadir attraversando la valle dell' Adar e depositandoci ai piedi del Jebel Toubkal a quota 1800 metri in compagnia di un freddo cane.
Visto che non ci è bastata la strada di ieri abbiamo pensato bene di non farci mancare il passo più famoso della catena montuosa dell'Atlante.
A ben 2.300 metri, con nevicata in arrivo, ci abbiamo "dato dentro" lungo la strada N9: con il nastro d'asfalto in perfette condizioni ci siamo divertiti un sacco con le sue infinite curve e i molti tornati.
Un vero spasso "da motociclisti".
Arrivati in cima siamo presi d'assalto da i soliti venditori ambulanti che tentano insistentemente di venderti di tutto; siamo scappati dall'altra parte del passo lasciandoci alle spalle una gradevole nevischiata avventurosa.
In picchiata verso valle la terra ha cominciato di tingersi sempre più di rosso, anzi "rosso vinaccia": tutte le case costruite con la stessa terra si confondono con la roccia rendendo il paesaggio molto "caldo" e "fotogenico"…
Insomma, veramente originale.
La giornata è terminata nel villaggio di Ait Benhaddour: avete presente il film " Il Gladiatore"? Buona parte della pellicola è stata girata proprio qui.
Per sera siamo a Quarzazarte, qualche chilometro più a sud.
A ben 2.300 metri, con nevicata in arrivo, ci abbiamo "dato dentro" lungo la strada N9: con il nastro d'asfalto in perfette condizioni ci siamo divertiti un sacco con le sue infinite curve e i molti tornati.
Un vero spasso "da motociclisti".
Arrivati in cima siamo presi d'assalto da i soliti venditori ambulanti che tentano insistentemente di venderti di tutto; siamo scappati dall'altra parte del passo lasciandoci alle spalle una gradevole nevischiata avventurosa.
In picchiata verso valle la terra ha cominciato di tingersi sempre più di rosso, anzi "rosso vinaccia": tutte le case costruite con la stessa terra si confondono con la roccia rendendo il paesaggio molto "caldo" e "fotogenico"…
Insomma, veramente originale.
La giornata è terminata nel villaggio di Ait Benhaddour: avete presente il film " Il Gladiatore"? Buona parte della pellicola è stata girata proprio qui.
Per sera siamo a Quarzazarte, qualche chilometro più a sud.
Dopo due giorni di riposo, dopo aver bevuto la prima birra marocchina ( marca Flag, prodotta in Marocco!) decidiamo di puntare verso il deserto ai confini dell'Algeria.
L'intenzione è quella di raggiungere lo splendido villaggio di Chefchaouen tagliando in verticale da sud verso nord passando per l'alto Atlante, Meknès, Ouezzane e Chefchaouen.
Peccato che ignoriamo le condizioni meteo di quei giorni in della zona.
Proprio come in Europa, in questo mese di marzo anche il Marocco è sotto a una tempesta tale da sommergere intere e vaste zone che mal si prestano ad assorbire tali quantità d'acqua.
E noi ci apprestiamo ad attraversarle ignari di quanto è appena accaduto.
Del resto fino al giorno prima, durante la nostra sosta, stavamo girovagando in cammello nel deserto dell' Erg Chebbi con tanto di guida Marocchina-Nubiana, proprio quello che ci si aspetta da una gita nel deserto africano.
Di nuovo in sella partiamo verso nord e ci renderemo conto del dramma che la gente di quelle zone ha appena subito.
Però prima di arrivare a vedere i danni della tempesta ci avventuriamo attraverso la spettacolare strada che da Merzouca sale verso nord per Errachidia.
Abbiamo imboccato a metà strada la statale N12 per Tazzarine e Rissani: sembra di essere nella Monument Valley dell'Arizona: i paesaggi sono magnifici e altissimi jebel di terra color ramati circondano la strada che, per molti chilometri sterrata, scorre via in solitudine spingendoci sempre più verso l'orizzonte "vuoto".
Giungiamo alla fine della tratta alla città di Errachidia.
L'intenzione è quella di raggiungere lo splendido villaggio di Chefchaouen tagliando in verticale da sud verso nord passando per l'alto Atlante, Meknès, Ouezzane e Chefchaouen.
Peccato che ignoriamo le condizioni meteo di quei giorni in della zona.
Proprio come in Europa, in questo mese di marzo anche il Marocco è sotto a una tempesta tale da sommergere intere e vaste zone che mal si prestano ad assorbire tali quantità d'acqua.
E noi ci apprestiamo ad attraversarle ignari di quanto è appena accaduto.
Del resto fino al giorno prima, durante la nostra sosta, stavamo girovagando in cammello nel deserto dell' Erg Chebbi con tanto di guida Marocchina-Nubiana, proprio quello che ci si aspetta da una gita nel deserto africano.
Di nuovo in sella partiamo verso nord e ci renderemo conto del dramma che la gente di quelle zone ha appena subito.
Però prima di arrivare a vedere i danni della tempesta ci avventuriamo attraverso la spettacolare strada che da Merzouca sale verso nord per Errachidia.
Abbiamo imboccato a metà strada la statale N12 per Tazzarine e Rissani: sembra di essere nella Monument Valley dell'Arizona: i paesaggi sono magnifici e altissimi jebel di terra color ramati circondano la strada che, per molti chilometri sterrata, scorre via in solitudine spingendoci sempre più verso l'orizzonte "vuoto".
Giungiamo alla fine della tratta alla città di Errachidia.
Lasciata Errachidia puntiamo verso l'alto Atlante e anche questa zona lascia senza parole: il Marocco è davvero molto vario e in poche centinaia di chilometri si trovano i panorami più diversi tra loro.
Grandi canyon e altissimi jebel preannunciano l'ingresso nell'Atlante, la strada sale velocemente in quota e in breve ci troviamo a oltre 2.000 metri, la temperatura scende a 4 gradi e ci troviamo in un vasto altopiano disseminato di laghetti.
Siamo ormai a quota 2.300 metri e a nord, davanti a noi, ci sono dei nuvoloni neri che ci tengono con il fiato sospeso per tutto l'attraversamento dell'altipiano.
Come se non bastasse, quando la strada comincia a picchiare verso valle, ci troviamo in mezzo alle nuvole con visibilità di pochi metri e fortunatamente accodati ad alcune vetture.
Perdiamo in pochi chilometri quasi 1.000 metri di dislivello ma ci solleva il fatto che il peggio è passato (o almeno sembra).
Oltrepassiamo Mekness e il cielo a nord è quasi sereno, arriviamo ad un incrocio nelle vicinanze di Sidi Kassen e chiedendo informazioni a due poliziotti scopriamo cosa è appena successo nelle zone che intendevamo visitare.
Si tratta della famosa zona devastata dal maltempo: tutte le strade che portano in quelle terre sono bloccate e presidiate dalla protezione civile, non possiamo andare oltre.
Grandi canyon e altissimi jebel preannunciano l'ingresso nell'Atlante, la strada sale velocemente in quota e in breve ci troviamo a oltre 2.000 metri, la temperatura scende a 4 gradi e ci troviamo in un vasto altopiano disseminato di laghetti.
Siamo ormai a quota 2.300 metri e a nord, davanti a noi, ci sono dei nuvoloni neri che ci tengono con il fiato sospeso per tutto l'attraversamento dell'altipiano.
Come se non bastasse, quando la strada comincia a picchiare verso valle, ci troviamo in mezzo alle nuvole con visibilità di pochi metri e fortunatamente accodati ad alcune vetture.
Perdiamo in pochi chilometri quasi 1.000 metri di dislivello ma ci solleva il fatto che il peggio è passato (o almeno sembra).
Oltrepassiamo Mekness e il cielo a nord è quasi sereno, arriviamo ad un incrocio nelle vicinanze di Sidi Kassen e chiedendo informazioni a due poliziotti scopriamo cosa è appena successo nelle zone che intendevamo visitare.
Si tratta della famosa zona devastata dal maltempo: tutte le strade che portano in quelle terre sono bloccate e presidiate dalla protezione civile, non possiamo andare oltre.
L'unica possibilità è puntare verso il mare e seguire le uniche strade percorribili: sono piene di macchine, carretti tirati da muli, trattori con rimorchi pieni di gente e quant'altro possa trasportare cose e persone.
In mezzo a tutto questo dobbiamo combattere anche contro una grande quantità di fango e detriti che ci fanno vedere i sorci verdi diverse volte.
Peccato non aver potuto documentare la situazione delle strade con foto: in alcuni tratti l'acqua nelle strade è talmente alta che sommerge le testate dei motori delle nostre BMW e si guida senza sapere cosa sotto il livello dell'acqua.
Il "limo" portato sulle strade dall'esondazione di fiumi torrenti ha creato una sorta di rivestimento saponoso che più volte ha richiesto di giocare qualche "jolly" per non cadere.
Questa tratta ci è costata tanta fatica fisica e mentale per uscire da una situazione inimmaginabile, e per la stanchezza la giornata è diventata un vero incubo.
Arriviamo alle otto di sera nella baia di Zerga Merdja con l'idea di gustarci, come ricompensa di una cavalcata di oltre 700 chilometri, un bel piatto di calamari freschi e gamberi locali con patatine ma quando il destino decide che la giornata è negativa vuol dire che deve essere tale fino in fondo, e così subito dopo il primo boccone ecco che un "locale" decide di parcheggiare la sua auto sulle nostre moto facendole cadere una sull'altra.
Per poco non si è sfiorata la rissa ed è persino intervenuta la polizia.
Ormai è ora di rientrare: tra avventure e disavventure il Marocco ci ha lasciato un segno indelebile e dei ricordi veramente speciali!
In mezzo a tutto questo dobbiamo combattere anche contro una grande quantità di fango e detriti che ci fanno vedere i sorci verdi diverse volte.
Peccato non aver potuto documentare la situazione delle strade con foto: in alcuni tratti l'acqua nelle strade è talmente alta che sommerge le testate dei motori delle nostre BMW e si guida senza sapere cosa sotto il livello dell'acqua.
Il "limo" portato sulle strade dall'esondazione di fiumi torrenti ha creato una sorta di rivestimento saponoso che più volte ha richiesto di giocare qualche "jolly" per non cadere.
Questa tratta ci è costata tanta fatica fisica e mentale per uscire da una situazione inimmaginabile, e per la stanchezza la giornata è diventata un vero incubo.
Arriviamo alle otto di sera nella baia di Zerga Merdja con l'idea di gustarci, come ricompensa di una cavalcata di oltre 700 chilometri, un bel piatto di calamari freschi e gamberi locali con patatine ma quando il destino decide che la giornata è negativa vuol dire che deve essere tale fino in fondo, e così subito dopo il primo boccone ecco che un "locale" decide di parcheggiare la sua auto sulle nostre moto facendole cadere una sull'altra.
Per poco non si è sfiorata la rissa ed è persino intervenuta la polizia.
Ormai è ora di rientrare: tra avventure e disavventure il Marocco ci ha lasciato un segno indelebile e dei ricordi veramente speciali!
In Marocco
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