Attualità
Le "esagerazioni" del Salone
Un Salone di successo, un Salone affollato da ogni parte: tanta gente, tante aziende, tante proposte. E alla fine, per farsi notare, in tanti hanno detto cose un tantino esagerate
L’indiano sul palco sorride e sorride, mentre parla della portentosa carica di innovazione del suo scooter elettrico con batteria al litio – uguale a quelli che altri costruttori in altre parti del mondo producono da 10 o 15 anni – e descrive con occhi sognanti “un mondo più sano”. Che sarebbe, mi pare di capire, il mondo in cui i suoi prolifici connazionali spengono un miliardo di motori 4T e mettono in carica un miliardo di batterie. Mah.
E intanto l’India, il terzo emettitore netto di anidride carbonica dopo gli USA e la Cina, ha rifiutato di associarsi agli obiettivi globali di riduzione delle emissioni: prima bisogna far crescere l’economia, ha detto il primo ministro Narendra Modi.
Anche buona parte degli stand cinesi è un pittoresco mix tra floreale e high tech: spira il vento della mobilità elettrica, dopotutto la Cina ha dichiarato di voler raggiungere la neutralità alle emissioni di carbonio entro il 2060. Nel frattempo, per sostenere la sua industria, sta bruciando più carbone di tutti gli altri Paesi del mondo messi insieme: e tu compri lo scooter elettrico cinese per dare il tuo contributo alla green mobility.
Ma torniamo all'India. “Più spazio a bordo, più comfort, superiorità, più presenza sulla strada. Ti farà sentire in grado di andare ovunque e fare qualunque cosa, la sua meccanica e la sua agilità off-road ti permetteranno di spingerti lungo strade inesplorate”. No, non è la nuova BMW R 1300 GS, che a Eicma non c’era. Si tratta, badate bene, di uno scooter 160 con, stimo, 11 cavalli. Forse 12. Saremo pure eurocentrici, ma anche gli indiani non hanno un’idea precisissima sull'Europa.
Eicma 2023 nelle dichiarazioni delle aziende è tutto un fiorire di innovazione, ma se chiudi gli occhi e ti chiedi cos’hai visto di veramente nuovo, non ti viene in mente molto. Soprattutto cinesi e indiani insistono sul fatto di avere a disposizione una tecnologia raffinatissima. Che non serve per fare moto fino a 500, anche 800, e scooter di bassa cilindrata: va bene farli semplici, che costino poco. Perché quest'ansia di essere innovativi, vantando cose come le frecce sequenziali e il keyless?
State recuperando a passi da gigante il ritardo (enorme) che avevate; ma quando sarete arrivati, con i vostri numeri e i fondi illimitati e le economie di scala, aspettiamo di vedervi fare qualcosa di davvero nuovo. Nella meccanica, nella ciclistica, nei concetti di moto. Al momento dietro alle vostre cose più interessanti c’è sempre, gratta gratta, lo zampino di qualche consulente occidentale. Kove sembra avere l’ambizione e le carte in regola per fare da sola, ma intanto la 450 Rally ha perso il 20% della potenza (9 CV) per superare l’omologazione Euro5 e la versione racing EX è a listino a 20.000 euro perché la qualità, guarda un po’, costa anche in Cina.
A proposito di costi, gli italiani sembrano aver ormai dato la battaglia per persa e puntano soltanto sui clienti ricchi, ai quali si rivolgono con ragionamenti da cliente ricco. Prendiamo la presentazione di Italian Volt, azienda nata dal viaggio di due milanesi che nel 2011 hanno avventurosamente raggiunto Pechino su moto elettriche – ricaricando le batterie con generatori Diesel – e che ha ora una solida base tecnica dopo essere entrata nel gruppo Tazzari.
Stando al tizio che la descrive, la loro moto appena nata è già leggendaria, tanto che dal cuore gli esce una raccomandazione: “Affrettatevi a prenotarla, ogni esemplare è un pezzo unico e il suo valore salirà nel tempo.” Non è più nemmeno Eicma, è una casa d’aste. E comunque vorrei notare che il mondo è pieno di pezzi unici che non valgono niente. I pezzi unici iniziano a valere quando loro, o l’azienda che li produce, diventano appunto leggendari: cosa che richiede perlomeno qualche lustro.
L’unico Paese asiatico della cui serietà non c’è mai da dubitare è il Giappone. L’unico ad aver preso sul serio gli obiettivi di riduzione delle emissioni. L’unico a non spacciare come grandi innovazioni le frecce sequenziali e il keyless. Certo, i giapponesi inspiegabilmente, e anche qui a Eicma, alimentano speranze nel motore a idrogeno, ben sapendo che l’idrogeno sarà molto probabilmente riservato a trasporto pesante, navi e aerei.
Ma si parla comunque di aspettare almeno 20 anni, contando sul fatto che la gente ha la memoria corta. Vent’anni fa, per dire, a inaugurare Eicma c’era Roberto Formigoni, che annunciò: “fra 20 anni la Lombardia si muoverà solo a idrogeno”. Era il 2003, quei vent’anni nel futuro sono arrivati: e l’idrogeno resta vent’anni nel futuro.