Eicma 2019
Moto & Scooter
Bimota Tesi H2: ha il motore sovralimentato!
A sorpresa a EICMA arriva la conferma dell’ingresso di Kawasaki nell’azienda riminese, sancita dalla Tesi H2 costruita attorno al motore sovralimentato giapponese
All’inizio – era il 1973 – fu la HB1 con motore Honda 750 Four. La prima SB1 (motore Suzuki) fu del 1976, la prima KB1 ovviamente con motore Kawasaki è del 1978. Negli anni Ottanta arrivano le DB e le YB con motore Ducati e Yamaha rispettivamente, e nel 1990 l’originalissima Tesi 1D sempre con motore Ducati, ma con l’ardita ciclistica basata sul telaio a Omega e doppio forcellone oscillante, anteriore e posteriore, immaginata da Pierluigi Marconi per separare la funzione sterzante da quella ammortizzante.
Pur faticando a trovare una messa a punto ottimale, la Tesi diventa un’icona di Bimota, che la mantiene in gamma come bandiera della propria unicità fino a qualche anno fa, quando con l’ultimo cambiamento societario e l’ingresso della Italian Motorcycle Investment, l’azienda riminese era sparita dai radar.
Della moto si sa più o meno quello che si vede. Che il suo stile si allontana dalle linee morbide e molto italiane delle ultime Bimota per abbracciare un po’ di quel “Sugomi style” fatto di linee spigolose e pronunciate che Kawasaki ha adottato negli ultimi anni
L'attesa è finita, il ritorno di Bimota
Bimota torna ora con un nuovo assetto societario, che vede l’ingresso nel capitale sociale di Kawasaki (al 49,9%) e la presentazione a sorpresa di un modello di cui nulla si sapeva fino a qualche giorno fa: la Tesi H2, che per la prima volta monta un motore Kawasaki, e che motore: il 4 in linea della Ninja H2 con compressore volumentrico e 200 CV. A rigore avrebbe dovuto chiamarsi Tesi 1/K, ma di fronte a buone notizie e soprattutto a una moto come questa non è il caso di andare per il sottile.
Della moto si sa più o meno quello che si vede. Che il suo stile si allontana dalle linee morbide e molto italiane delle ultime Bimota per abbracciare un po’ di quel “Sugomi style” fatto di linee spigolose e pronunciate che Kawasaki ha adottato negli ultimi anni. La Tesi era nata per imbrigliare meno della metà dei cavalli e della coppia sprigionati dal motore H2, ma si sa che della Tesi originale è rimasto ben poco: la crociera anteriore – il cuore dell’avantreno – è stata riprogettata, e anche il telaio non è più a Omega. Ci sono le sospensioni elettroniche Öhlins Smart EC 2.0 e le alette aerodinamiche. E si sa che Pierluigi Marconi, richiamato a Rimini a supervisionare il progetto, è convinto che ne uscirà una moto eccezionale.
Sicuramente prima di poter guidare bisognerà attendere che il percorso di sviluppo si completi; ma con i potenti mezzi di Kawasaki a disposizione, non c’è dubbio che per Bimota inizia una nuova era: e sarà tutta un’altra storia.
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