Moto & Scooter
Yamaha TY-E, la prima moto elettrica giapponese
La Casa di Iwata lancia il prototipo della prima moto elettrica mai prodotta nel Sol Levante: si tratta di una moto da trial che correrà nel mondiale. Scopriamo com'è fatta
L’assordante silenzio della tecnologia elettrica giapponese finisce ufficialmente oggi, con la presentazione della Yamaha TY-E. Una vera pietra miliare non tanto per le prestazioni o per i risvolti commerciali – si tratta pur sempre di una moto da trial – quanto per l’estrema cura con la quale è realizzata, la stessa che una volta veniva riservata alle “OW” (la sigla delle racer più pure di Iwata) i cui poster tappezzavano le camere dei ragazzini.
Anche la TY-E è un prototipo, ma dimostra con quale attenzione si stia iniziando a considerare l’elettrico in casa Yamaha (e ci mancherebbe…). È un parto del programma “innovazione”, composto da dipendenti dell’R&D di Iwata a cui viene data la libertà di utilizzare parte del loro tempo per lavorare su progetti al di fuori del normale flusso di prodotto. Questo è un modo per le aziende giapponesi di superare i limiti della loro rigida pianificazione, incorporando un po’ della flessibilità occidentale: da un programma come questo, ad esempio, è nata la Toyota Prius.
Una pietra miliare
Difficilmente la TY-E avrà lo stesso impatto sull’immaginario collettivo dei motociclisti, ma è indubbio che si tratta della prima moto elettrica “seria” realizzata in Giappone, dove per seria si intende appunto progettata alla giapponese, con la cura e meticolosità che ha sempre contraddistinto il Sol Levante. Per ragioni diverse non lo erano il piccolo Yamaha EC-03, piccolo commuter “esplorativo” di qualche anno fa, né la Mugen Shingen, il prototipo con cui Honda (senza comparire ufficialmente) ha dominato le ultime edizioni del TT per elettriche.Anche la TY-E è un prototipo, ma dimostra con quale attenzione si stia iniziando a considerare l’elettrico in casa Yamaha (e ci mancherebbe…). È un parto del programma “innovazione”, composto da dipendenti dell’R&D di Iwata a cui viene data la libertà di utilizzare parte del loro tempo per lavorare su progetti al di fuori del normale flusso di prodotto. Questo è un modo per le aziende giapponesi di superare i limiti della loro rigida pianificazione, incorporando un po’ della flessibilità occidentale: da un programma come questo, ad esempio, è nata la Toyota Prius.