Moto & Scooter
La nascita delle Sartorie Meccaniche
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Un regista appassionato di auto sportive scopre per caso il mondo delle due ruote. Ne resta così affascinato che, dopo aver costruito la propria café racer Saetta Tre e Mezzo, apre un'officina dove realizza moto... cucite su misura. Ecco la sua storia
Francesco Torricella, professione regista, è il proprietario di Saetta Tre e Mezzo, una special su base Kawasaki Z350, liberamente ispirata alle café racer che i Rocker londinesi parcheggiavano all'Ace Cafe. Il tipo di moto, l'estetica "cool" e la coerenza stilistica dei dettagli, sembrano frutto di un gusto maturato nel corso di una lunga carriera motociclistica.
La passione di Francesco per le moto è invece nata di recente; da ragazzino il suo mondo a due ruote coincideva con lo scooter che guidava in qualità di pizza-boy. Nessuna passione adolescenziale per il motorino, considerato un attrezzo da lavoro che gli permetteva di guadagnare i soldi per mantenersi gli studi. Le sue attenzioni, sin da giovane, erano rivolte alle automobili e lo stile che Francesco apprezzava ed apprezza è quello tipicamente inglese delle roadster: leggerezza più che potenza. Un "imprinting" che lo teneva lontano dalle moto: "Le sportive mi sembravano esageratamente potenti e pericolose, e quelle da enduro usate in città semplicemente fastidiose. Preferivo il controsterzo con la mia Mazda MX5, ben piantata a terra sulle quattro ruote. Fino a che un giorno accadde l'impensabile…".
Navigando su internet nel 2012, Francesco incappa per caso in un blog australiano, nel quale appare una foto di una café racer su base Honda CB che lo folgora: "Non avevo mai visto nulla di così bello e di così puro". Francesco Torricella entra così nel club dei malati delle due ruote: "Potevo immaginare l'aria aspirata dai cornetti che si mischiava alla benzina nei carburatori, per poi esplodere e fuoriuscire con violenza dallo scarico cortissimo, posto sotto la moto. E poi quella linea sottile, bassa, con il codino e il serbatoio perfettamente paralleli al terreno: era semplicemente stupenda".
La passione di Francesco per le moto è invece nata di recente; da ragazzino il suo mondo a due ruote coincideva con lo scooter che guidava in qualità di pizza-boy. Nessuna passione adolescenziale per il motorino, considerato un attrezzo da lavoro che gli permetteva di guadagnare i soldi per mantenersi gli studi. Le sue attenzioni, sin da giovane, erano rivolte alle automobili e lo stile che Francesco apprezzava ed apprezza è quello tipicamente inglese delle roadster: leggerezza più che potenza. Un "imprinting" che lo teneva lontano dalle moto: "Le sportive mi sembravano esageratamente potenti e pericolose, e quelle da enduro usate in città semplicemente fastidiose. Preferivo il controsterzo con la mia Mazda MX5, ben piantata a terra sulle quattro ruote. Fino a che un giorno accadde l'impensabile…".
Navigando su internet nel 2012, Francesco incappa per caso in un blog australiano, nel quale appare una foto di una café racer su base Honda CB che lo folgora: "Non avevo mai visto nulla di così bello e di così puro". Francesco Torricella entra così nel club dei malati delle due ruote: "Potevo immaginare l'aria aspirata dai cornetti che si mischiava alla benzina nei carburatori, per poi esplodere e fuoriuscire con violenza dallo scarico cortissimo, posto sotto la moto. E poi quella linea sottile, bassa, con il codino e il serbatoio perfettamente paralleli al terreno: era semplicemente stupenda".
Da subito il regista bergamasco inizia la sua ricerca finché si imbatte nell'annuncio di un anziano meccanico di Osio Sotto, paesello tra Bergamo e Milano. Nel suo garage, diversi ferri vecchi di cui voleva liberarsi, tra cui una Kawasaki Z350, bicilindrica ad aria, del 1978. La base di partenza perfetta, per come la vede Francesco: "Volevo una moto leggera e agile, da usare in città in alternativa allo scooter. La 350 era quella giusta. Sgraziata e impolverata, le mancavano i carburatori, ma il telaio aveva la forma giusta e il potenziale per realizzare ciò che avevo in mente c'era, eccome".
La piccola Kawa tremmezzo entra nel garage di Francesco e viene immediatamente smontata. Il cugino Paolo Casiraghi oltre ad essere un comico di Zelig (Suor Nausica), è motociclista da sempre (salta anche in rampa). Non esistono disegni o foto ispiratrici per il progetto che solo Francesco ha in mente. Si procede togliendo dettagli piuttosto che aggiungendo parti speciali ma dopo alcuni mesi la moto è terminata. Il telaio è stato accorciato e alleggerito, eliminando tutte le staffe di supporto dei componenti originali. Lo chassis si presenta ora nella sua essenzialità. La riduzione del peso è alla base del progetto per cui l'estetica è volutamente minimalista.
Spariscono parafanghi, maniglioni, cavalletto centrale, cassa filtro, luci, frecce originali e l'intera strumentazione. Il sellino monoposto, fatto a mano nella bottega Forlani di Alzano Lombardo (BG), si sposa perfettamente con il codino in vetroresina, realizzato su misura dall'inglese Vonzeti UK. Il fanalino posteriore è dell'italiana CEV mentre il faro anteriore è dell'austriaca Kickstartmoto Classic. La livrea grigio-bronzo con trasparente opaco è ispirata alle vecchie Ford ed è completata da un bordino cromato che profila la parte inferiore del serbatoio.
La forcella monta molle più dure e soffietti para-polvere, neri come i foderi opachi. Il "mat black" è utilizzato anche per i cappucci e il corpo degli ammortizzatori e contrasta con le superfici cromate delle molle e degli steli. Il manubrio spiovente della Tommaselli ha una sfiziosa porzione centrale arcuata. Questo tipo di impugnatura, una volta utilizzata anche sulle bici, era comunemente denominata "Sport". Il comando dell'acceleratore Domino è il classico "rapido", molto diffuso una trentina d'anni fa, così chiamato perché tramite una piccola puleggia riduce l'angolo di rotazione della manopola del gas. Il bicilindrico è stato revisionato completamente e la cilindrata aumentata da 350 a 400 cc, montando un gruppo termico originale della Kawasaki Z400 (venduta solo in Giappone). Gli scarichi liberi della Megaton suonano musica d'autore, dedicata alle orecchie di chi se ne intende... I carburatori, ripuliti dalle morchie e lucidati esternamente, montano getti del massimo più grandi, per adattare la carburazione al bicilindrico rivisto.
Questa preparazione "soft" del motore è pensata per aumentare la coppia ai medi regimi, eliminando allo stesso tempo i segni dell'usura. Ora il twin giapponese rende la guida più divertente, grazie alla maggior spinta quando si richiama il gas in uscita di curva.
La piccola Kawa tremmezzo entra nel garage di Francesco e viene immediatamente smontata. Il cugino Paolo Casiraghi oltre ad essere un comico di Zelig (Suor Nausica), è motociclista da sempre (salta anche in rampa). Non esistono disegni o foto ispiratrici per il progetto che solo Francesco ha in mente. Si procede togliendo dettagli piuttosto che aggiungendo parti speciali ma dopo alcuni mesi la moto è terminata. Il telaio è stato accorciato e alleggerito, eliminando tutte le staffe di supporto dei componenti originali. Lo chassis si presenta ora nella sua essenzialità. La riduzione del peso è alla base del progetto per cui l'estetica è volutamente minimalista.
Spariscono parafanghi, maniglioni, cavalletto centrale, cassa filtro, luci, frecce originali e l'intera strumentazione. Il sellino monoposto, fatto a mano nella bottega Forlani di Alzano Lombardo (BG), si sposa perfettamente con il codino in vetroresina, realizzato su misura dall'inglese Vonzeti UK. Il fanalino posteriore è dell'italiana CEV mentre il faro anteriore è dell'austriaca Kickstartmoto Classic. La livrea grigio-bronzo con trasparente opaco è ispirata alle vecchie Ford ed è completata da un bordino cromato che profila la parte inferiore del serbatoio.
La forcella monta molle più dure e soffietti para-polvere, neri come i foderi opachi. Il "mat black" è utilizzato anche per i cappucci e il corpo degli ammortizzatori e contrasta con le superfici cromate delle molle e degli steli. Il manubrio spiovente della Tommaselli ha una sfiziosa porzione centrale arcuata. Questo tipo di impugnatura, una volta utilizzata anche sulle bici, era comunemente denominata "Sport". Il comando dell'acceleratore Domino è il classico "rapido", molto diffuso una trentina d'anni fa, così chiamato perché tramite una piccola puleggia riduce l'angolo di rotazione della manopola del gas. Il bicilindrico è stato revisionato completamente e la cilindrata aumentata da 350 a 400 cc, montando un gruppo termico originale della Kawasaki Z400 (venduta solo in Giappone). Gli scarichi liberi della Megaton suonano musica d'autore, dedicata alle orecchie di chi se ne intende... I carburatori, ripuliti dalle morchie e lucidati esternamente, montano getti del massimo più grandi, per adattare la carburazione al bicilindrico rivisto.
Questa preparazione "soft" del motore è pensata per aumentare la coppia ai medi regimi, eliminando allo stesso tempo i segni dell'usura. Ora il twin giapponese rende la guida più divertente, grazie alla maggior spinta quando si richiama il gas in uscita di curva.
Terminata l'opera prima, Francesco e... Suor Nausica, nel 2013 hanno dato vita a un'officina specializzata nella realizzazione sia di bici a scatto fisso sia di motociclette "special", la "Sartorie Meccaniche". La passione è diventata una realtà commerciale che si pone come obiettivo la realizzazione "sartoriale" di motociclette uniche ma dai costi accettabili.
Si pensi a quanto si è speso per realizzare la Saetta Tre e Mezzo: 1.000 euro per la Z350, 1.500 euro per i ricambi (manodopera esclusa, chiaro) e 600 euro per la revisione completa del motore, che non sempre è necessaria. In totale 3.100 euro, per una moto personalizzata e in ottime condizioni.
Il problema più grande è l'omologazione della moto che però non si pone se si interviene solo a livello estetico, senza coinvolgere componenti strutturali come il telaio o il motore. In ogni caso, l'idea dei neo-soci è molto coerente con i tempi che corrono... Per informazioni: www.sartoriemeccaniche.com
Si pensi a quanto si è speso per realizzare la Saetta Tre e Mezzo: 1.000 euro per la Z350, 1.500 euro per i ricambi (manodopera esclusa, chiaro) e 600 euro per la revisione completa del motore, che non sempre è necessaria. In totale 3.100 euro, per una moto personalizzata e in ottime condizioni.
Il problema più grande è l'omologazione della moto che però non si pone se si interviene solo a livello estetico, senza coinvolgere componenti strutturali come il telaio o il motore. In ogni caso, l'idea dei neo-soci è molto coerente con i tempi che corrono... Per informazioni: www.sartoriemeccaniche.com
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