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Ouroboros Zaeta, per chi ha coraggio
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Nata come moto da corsa per il Short Track, dal 2011 è anche omologata per la circolazione stradale. Stile e numeri da ribelle, è disponibile in un'infinta gamma di colori personalizzabili. In vendita al prezzo di 13.500 euro
Il progetto la Zaeta è l'esempio di come i sogni e le passioni possano diventare realtà. In questo caso quelli di Paolo Chiaia e Massimo Rizzo, che nel 2007 incontrano il pilota Marco Belli, a Daytona, proprio in occasione di una gara di Short Track. E' la scintilla che accende l'idea di realizzare una moto ispirata e destinata alle corse "dirt", agile ed essenziale, che non conosca ostacoli su strada come nello sterrato.
Decisivo quindi il successivo contatto con Graziano Rossi, con cui nel 2008 si idealizza la "moto che non c'è", leggera e scattante, da guidare tutta di traverso. Nasce così la Zaeta, che per prima cosa debutta nelle competizioni. Guidata proprio da Marco Belli, nel 2010 vince subito il titolo italiano di flat track, ripetendosi anche nel 2011, anno in cui la Zaeta ottiene l'omologazione per la versione stradale. Da qui parte il nostro test, perché se a guardare la Zaeta sembra istigare veri moti di ribellione, una volta in sella la musica non cambia. Anzi, trattasi di una vera rock star a due ruote.
Com'è
A colpo d'occhio, la Zaeta si presenta come la più minimalista delle moto. Un oggetto unico e capace di liberarsi dagli schemi tradizionali, imposti dalla produzione di serie, distinguendosi con un carattere proprio ed un'anima volutamente poliedrica. Quindi ci perdoneranno i suoi padri fondatori, se ci sembra che racchiuda anche filosofie diverse: dal trial allo scrambler, interpretando una voglia innata di strade sporche, percorsi insidiosi o sterrati, in un connubio costruttivo che non ha eguali. Personalizzabile a richiesta nelle finiture e nei colori più disparati, eleganti o eccentrici. Infatti la Ouroboros Zaeta basa il suo concetto di marketing sulla regola del "mai una uguale all'altra"; oltre che su una sostanza meccanica tutta cuore e passione.
Il motore è un monocilindrico TM 530cc a 4 valvole, raffreddato a liquido ed alimentato con un carburatore Mikuni. Un propulsore generoso, ma essenziale, come i valori della scheda tecnica: 61 CV all'albero e 60 Nm di coppia massima. Il cambio è a 5 rapporti e l'avviamento elettrico, oppure, con il kick starter come nella miglior tradizione offroad.
Il telaio è in tubi d'acciaio al cromomolibdeno e il serbatoio in alluminio satinato. L'interasse è di 1340mm, ma si può variare di +/- 30mm, come anche la sella (800mm) regolabile di -10/+20mm. La sospensione anteriore è firmata Paioli ed è da 43mm completamente regolabile, mentre al posteriore troviamo un mono con interasse variabile della Ohlins, sempre completamente regolabile. Da notare che le piaste di sterzo sono ricavate dal pieno in ergal.
Una vera finezza, per un fisico da modella, visto il peso in ordine di marcia di soli 115kg (98kg a secco). Per tenere a bada l'esuberante carattere che traspare dai numeri della Zaeta, ci sono i freni firmati Brembo: pinza a doppio pistoncino e generoso disco flottante da 320mm sul davanti, mentre dietro trova spazio una pinza flottante mono-pistoncino e disco fisso da 240mm. Dunque un pacchetto tecnico interessante, racchiuso in una filosofia inconsueta e allo stesso tempo capace di calamitare l'attenzione del motociclista, che non può fare a meno di avvicinarsi e desiderare di farci un giro.
Come va
E' proprio Paolo Chiaia che ci introduce all'esperienza di guida della Zaeta, definendola in una frase: "Traverso, brivido semplice dell'equilibrio precario". E in effetti salendoci in sella la sensazione di brivido è immediata.
Il concetto di "abitabilità e comfort" qui è pressoché sconosciuto, o meglio, volutamente trascurato. Si sta seduti esattamente sopra il mono posteriore. La sella è "un'asse" e le gambe sono piuttosto piegate, per poter raggiungere le pedane abbastanza arretrate. Le braccia sono large per impugnare saldamente il manubrio, cosa fondamentale per favorire il controllo di un mezzo che ad ogni apertura di gas sembrerebbe voler disarcionare il pilota. Tanto che il motore può benissimo sfoggiare l'etichetta di "arrabbiato", mentre l'acceleratore, complice anche l'assenza del parastrappi della frizione, ridefinisce il concetto stesso di "on-off".
Per descrivere meglio i primi metri in sella, è necessario citare questa frase emersa durante il test: "Dandole confidenza è un attimo rompersi una clavicola". Brividi, appunto. Ma la Zaeta è una moto per chi ha coraggio. Quindi via, dentro una marcia dopo l'altra per vedere fino a dove ci si può spingere. E per prima cosa si avverte proprio la totale rigidità del mezzo, che appunto non regala sensazioni di comodità, tutt'altro... Le vibrazioni aumentano esponenzialmente con la velocità. L'impressione è quella di avere direttamente il motore tra le mani. Cosa che volendo ben vedere, su una moto "dirt-track" è anche abbastanza normale.... Di certo è una situazione di guida insolita che, dopo averci fatto un attimo l'abitudine, diventa anche molto emozionale e divertente.
Infatti dopo qualche chilometro di smarrimento, si entra nello spirito della Zaeta. Da qui, iniziare a giocare con l'acceleratore e provare il gusto delle accelerazioni brucianti, quelle che strappano le braccia, mentre ci si carica sul manubrio e si spinge sulle pedane per tenere giù l'anteriore imbizzarrito, è tutta un'emozione. Certo, su strada è una moto difficile e un po' folle, ma senza dubbio passionale. Anti-noia per eccellenza, anche perché distrarsi qui, significa avere ottime possibilità di andare per terra.
Di fatto l'equilibrio è davvero precario, ma solo perché quando ci si prende la mano, si inizia a guidarla un po' da teppisti. Però è il suo bello, e fare il "perbenista" in sella ad una moto del genere che senso avrebbe? Guardandola, così minimal e grintosa, sembra veramente un gioiello grezzo dal grande valore nascosto. Provandola, così scatenata e maleducata, si capisce che frecce, faro e targa sono solo un pretesto per omologare un bel sogno. Da cavalcare per sentirsi vivi, la Zaeta è capace di far battere forte il cuore. Molto forte, ad ogni colpo di gas.
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