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Moto & Scooter
Victory Vision Tour: il test
di Daniele Massari, foto D.Massari e Brian J. Nelson
il 28/12/2009 in Moto & Scooter
Siamo andati fino in California per provare la nuova ammiraglia della factory americana: un prodotto maturo e originale dalle prestazioni... brillanti
Los Angeles (USA) - Mastodontica, tanto da temere di non riuscire a reggerla: sulle prime, la Victory Vision Tour imbarazza per le dimensioni esagerate. Fa impressione anche per quelle linee tese, che fanno girare chiunque quando ci vai in giro.
Ha il parabrezza regolabile elettricamente e il navigatore, le manopole riscaldabili e la chiusura centralizzata
L'estetica è opera di Arlen Ness: un design innovativo in un contesto, quello delle cruiser da turismo, decisamente conservatore. La rivale diretta, in un ipotetico confronto, è la Harley-Davidson Electra Glide Ultra Classic, che ha una linea immutata da tempo immemorabile: ciò le consente di mantenere quotazioni dell'usato elevate, mentre un'estetica moderna come quelle della Vision potrebbe essere soggetta a un invecchiamento "precoce".
Resta il fatto che questa cruiser ha davvero molto da offrire ad un prezzo di circa 23.300 euro, decisamente meno dei 27.000 necessari per acquistare una Ultra Classic, per non parlare della Ultra Limited (novità Harley 2010, più accessoriata e con motore da 1.700 cc), che costa 29.000 euro.
Dal punto di vista della dotazione, questa Victory resta comunque un passo avanti: la sua strumentazione è più moderna e l'impianto hi-fi ha una vera interfaccia iPod, il parabrezza è regolabile elettricamente in altezza, il navigatore è collegato direttamente all'impianto audio e le manopole sono riscaldabili. Buona la capacità di carico offerta dai tanti vani: il tappo del serbatoio è celato da uno sportellino sulla destra, mentre a sinistra c'è un vano con serratura e presa 12V. Le borse si chiudono con la chiave o con comando remoto centralizzato; la capienza dei vani laterali potrebbe essere migliore: la causa è da ricondurre alle forme così affusolate. Ampio il top case, per cui avremmo gradito una luce di cortesia; a richiesta, vi si può installare il caricatore CD.
Dal punto di vista della dotazione, questa Victory resta comunque un passo avanti: la sua strumentazione è più moderna e l'impianto hi-fi ha una vera interfaccia iPod, il parabrezza è regolabile elettricamente in altezza, il navigatore è collegato direttamente all'impianto audio e le manopole sono riscaldabili. Buona la capacità di carico offerta dai tanti vani: il tappo del serbatoio è celato da uno sportellino sulla destra, mentre a sinistra c'è un vano con serratura e presa 12V. Le borse si chiudono con la chiave o con comando remoto centralizzato; la capienza dei vani laterali potrebbe essere migliore: la causa è da ricondurre alle forme così affusolate. Ampio il top case, per cui avremmo gradito una luce di cortesia; a richiesta, vi si può installare il caricatore CD.

A pochi decimetri dal suolo, le braccia in avanti e il busto incassato entro l'enorme sagoma del mezzo, si viaggia completamente protetti dai flussi d'aria: questa cruiser sembra nata per muoversi nelle highway infinite americane, con la musica giusta "sparata" dall'impianto hi-fi e il bicilindrico che spinge sereno e infaticabile, sebbene i consumi non siano proprio da "utilitaria".
Quando, poi, sul tragitto si incontrano delle curve, basta scalare una o due marce e affidarsi alla ciclistica sincera e al propulsore, dotato di un'elasticità invidiabile. L'erogazione è sempre fluida e consente di riprendere giri con vigore a qualsiasi andatura: nel misto o nei tragitti extraurbani, si dimentica quasi di usare il cambio grazie all'ottima rapportatura e all'elasticità della quinta, seguita da una sesta marcia Overdrive. In città ci si deve preoccupare degli ingombri, nonostante l'insospettabile maneggevolezza derivante dal baricentro basso. Il cambio non brilla per morbidezza o precisione, la trasmissione primaria è piuttosto rumorosa e il motore trasmette molto calore alle gambe.
La mole di informazioni fornite dall'ampia consolle centrale è quasi esagerata: chilometraggio, orario, marcia inserita e autonomia per il display centrale, poi informazioni riguardanti l'hi-fi e una strumentazione secondaria che si sviluppa in senso longitudinale. Anche i blocchetti elettrici, posti all'estremità di un bellissimo manubrio, sono davvero completi, ma forse un po' troppo "plasticosi".
Promosso il reparto sospensioni: il mezzo è sensibile alle raffiche laterali di vento, ma resta il fatto che muoversi sulla Vision costituisce una gran bell'esperienza, che pone il comfort come priorità assoluta. Il mono posteriore, pneumatico, è regolabile mediante una pompetta dedicata. L'impianto frenante, finalmente dotato, per il 2010, di impianto ABS, è composto da tre dischi da 300 mm ed è abbinato a un sistema di ripartizione della frenata che trasmette ai dischi anteriori il 40% della forza esercitata sul pedale del freno posteriore.
Le pedane, belle e confortevoli, isolano a sufficienza dalle vibrazioni. Manca il comando a bilanciere su quella sinistra; al manubrio, solo la leva del freno anteriore offre un registro di regolazione.
Quando, poi, sul tragitto si incontrano delle curve, basta scalare una o due marce e affidarsi alla ciclistica sincera e al propulsore, dotato di un'elasticità invidiabile. L'erogazione è sempre fluida e consente di riprendere giri con vigore a qualsiasi andatura: nel misto o nei tragitti extraurbani, si dimentica quasi di usare il cambio grazie all'ottima rapportatura e all'elasticità della quinta, seguita da una sesta marcia Overdrive. In città ci si deve preoccupare degli ingombri, nonostante l'insospettabile maneggevolezza derivante dal baricentro basso. Il cambio non brilla per morbidezza o precisione, la trasmissione primaria è piuttosto rumorosa e il motore trasmette molto calore alle gambe.
La mole di informazioni fornite dall'ampia consolle centrale è quasi esagerata: chilometraggio, orario, marcia inserita e autonomia per il display centrale, poi informazioni riguardanti l'hi-fi e una strumentazione secondaria che si sviluppa in senso longitudinale. Anche i blocchetti elettrici, posti all'estremità di un bellissimo manubrio, sono davvero completi, ma forse un po' troppo "plasticosi".
Promosso il reparto sospensioni: il mezzo è sensibile alle raffiche laterali di vento, ma resta il fatto che muoversi sulla Vision costituisce una gran bell'esperienza, che pone il comfort come priorità assoluta. Il mono posteriore, pneumatico, è regolabile mediante una pompetta dedicata. L'impianto frenante, finalmente dotato, per il 2010, di impianto ABS, è composto da tre dischi da 300 mm ed è abbinato a un sistema di ripartizione della frenata che trasmette ai dischi anteriori il 40% della forza esercitata sul pedale del freno posteriore.
Le pedane, belle e confortevoli, isolano a sufficienza dalle vibrazioni. Manca il comando a bilanciere su quella sinistra; al manubrio, solo la leva del freno anteriore offre un registro di regolazione.
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La Victory Vision Tour è spinta da un propulsore bicilindrico a "V" di 50° che vanta una cilindrata di 1.731 cc grazie a valori di alesaggio e corsa di 101x108 mm. La distribuzione è monoalbero a camme in testa, con quattro valvole per cilindro e iniezione elettronica con corpi farfallati da 45 mm; il raffreddamento è misto e il cambio, a sei marce con overdrive, è abbinato a una trasmissione finale a cinghia con rinforzi in carbonio.
Il risultato si traduce in un motore brillante, capace di oltre 90 CV di potenza massima e di un valore di coppia superiore ai 15 kgm a soli 3.000 giri.
Il telaio monotrave in alluminio, suddiviso in due porzioni che si uniscono in corrispondenza del cilindro posteriore, è abbinato a un cerchio da 18" all'avantreno e da una ruota motrice da 16". L'impianto frenante consta di tre dischi da 300 mm: all'avantreno agiscono due pinze a tre pistoncini mentre la posteriore, a pistoncino singolo, è abbinata a un sistema di ripartizione della frenata. Dal 2010 questo modello è disponibile con ABS di serie.
Il risultato si traduce in un motore brillante, capace di oltre 90 CV di potenza massima e di un valore di coppia superiore ai 15 kgm a soli 3.000 giri.
Il telaio monotrave in alluminio, suddiviso in due porzioni che si uniscono in corrispondenza del cilindro posteriore, è abbinato a un cerchio da 18" all'avantreno e da una ruota motrice da 16". L'impianto frenante consta di tre dischi da 300 mm: all'avantreno agiscono due pinze a tre pistoncini mentre la posteriore, a pistoncino singolo, è abbinata a un sistema di ripartizione della frenata. Dal 2010 questo modello è disponibile con ABS di serie.
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