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Moto & Scooter
La Desmo vince anche sull'ovale
di Alan Cathcart, foto di Bryan J. Nelson e Andrea Wilson
il 14/07/2010 in Moto & Scooter
Ecco la Ducati che ha colto la prima vittoria in una gara del campionato americano di Flat Track. Un'impresa storica, visto che da 12 anni la Harley Davidson era imbattuta
La Desmo vince anche sull'ovale
Il 1° Maggio 2010 verrà ricordato come una data importante, motociclisticamente parlando. Per la prima volta nella storia del campionato AMA Grand National Expert di Flat Track, infatti, una moto italiana ha interrotto l'egemonia della Harley-Davidson. È successo nella gara di apertura stagionale a Yavapai Downs, in Arizona, per mano di Joe Kopp, campione AMA di questa specialità nel 2000, che sulla Ducati del Team Latus Racing dei fratelli Lloyd ha battuto in volata Sammy Halbert su una Harley XR 750, precedendolo per soli 24 millesimi di secondo!
Inoltre, Kopp non ha vinto una gara qualsiasi, ma la Arizona Mile, vale a dire una delle più importanti e impegnative competizioni inserite nel "panorama" degli ovali sterrati, dove sedici piloti, in sella a moto bicilindriche da 220 Km/h prive di impianto frenante anteriore, si sfidano a stretto contatto di gomito, di traverso nelle curve e con la mano sinistra sulla forcella mentre viaggiano in rettilineo, in modo da assumere una posizione più aerodinamica.
Lo stile di guida in voga nel Flat Track prevede che l'inserimento in curva avvenga semplicemente chiudendo il gas e facendo derapare le ruota posteriore, per poi gestire la traiettoria attraverso l'acceleratore. Naturalmente, è importante mantenere la velocità di percorrenza in curva il più alta possibile, per poi spalancare di nuovo il gas in uscita, non appena si raddrizza la moto, cercando di contrastare eventuali impennate.
Si tratta di una disciplina davvero molto emozionante, al cospetto della quale, anche la MotoGP e la Superbike fanno fatica a reggere il confronto in termini di spettacolarità.
La Ducati, dunque, grazie alle doti di Joe Kopp e alla buona volontà dei fratelli Lloyd, è riuscita a ripetere anche sulla terra battuta ciò che da anni è ormai abituata a fare su asfalto: vincere.
Era la prima volta che Kopp saliva su una Ducati e l'ex campione AMA è rimasto in testa fino all'ottavo dei venticinque giri previsti, poi però Sammy Halbert lo ha superato. Quest'ultimo aveva preceduto Kopp anche nelle batterie, perciò sembrava che il pilota della Harley-Davidson potesse prevalere anche in gara. La situazione vedeva dunque Kopp secondo davanti al sette volte campione AMA Chris Carr, poi superato da un altro ex numero 1 della serie americana, Kenny Coolbeth Jr, in sella a una Harley-Davidson ufficiale.
La lotta per la vittoria, però, non era ancora finita: "A due giri dalla fine mi è sembrato che Sammy avesse qualche problema ai freni. – ha raccontato Kopp – Perciò ho iniziato a spingere al massimo. Sapevo di avere una possibilità di vittoria. All'ultimo giro l'ho affiancato in fondo al rettilineo opposto a quello del traguardo, ma anziché superarlo in quel punto, ho aspettato, preparando l'attacco proprio in vista della bandiera a scacchi. La mia Ducati è uscita come un missile dall'ultima curva e, anche se di pochissimo, sono riuscito a vincere!".
Va sottolineato ancora una volta il fatto che Kopp non avesse mai guidato quella moto prima di allora, il che rende ancora più clamorosa la sua impresa, vista la grande differenza che c'è, a livello di stile di guida, rispetto alla Harley-Davidson XR 750 cui era abituato.
"In effetti ho impiegato un po' di tempo nel prendere le misure alla Ducati, che ha una risposta da parte del motore molto più reattiva rispetto alla Harley. – ha spiegato Kopp – Perciò, all'inizio ho fatto un po' di fatica, ma poi ho capito che, una volta presa la mano, si può andare davvero forte. Tutto sta nel modo in cui si gestisce il motore. Il bicilindrico Ducati, infatti, ama girare in alto, altrimenti non spinge quanto quello Harley-Davidson. In pratica bisogna stare con il gas spalancato quasi sempre! Insomma, anche se avevo maturato una certa esperienza nel Flat Track, la Ducati mi ha davvero sorpreso!".
Si tratta di una disciplina davvero molto emozionante, al cospetto della quale, anche la MotoGP e la Superbike fanno fatica a reggere il confronto in termini di spettacolarità.
La Ducati, dunque, grazie alle doti di Joe Kopp e alla buona volontà dei fratelli Lloyd, è riuscita a ripetere anche sulla terra battuta ciò che da anni è ormai abituata a fare su asfalto: vincere.
Era la prima volta che Kopp saliva su una Ducati e l'ex campione AMA è rimasto in testa fino all'ottavo dei venticinque giri previsti, poi però Sammy Halbert lo ha superato. Quest'ultimo aveva preceduto Kopp anche nelle batterie, perciò sembrava che il pilota della Harley-Davidson potesse prevalere anche in gara. La situazione vedeva dunque Kopp secondo davanti al sette volte campione AMA Chris Carr, poi superato da un altro ex numero 1 della serie americana, Kenny Coolbeth Jr, in sella a una Harley-Davidson ufficiale.
La lotta per la vittoria, però, non era ancora finita: "A due giri dalla fine mi è sembrato che Sammy avesse qualche problema ai freni. – ha raccontato Kopp – Perciò ho iniziato a spingere al massimo. Sapevo di avere una possibilità di vittoria. All'ultimo giro l'ho affiancato in fondo al rettilineo opposto a quello del traguardo, ma anziché superarlo in quel punto, ho aspettato, preparando l'attacco proprio in vista della bandiera a scacchi. La mia Ducati è uscita come un missile dall'ultima curva e, anche se di pochissimo, sono riuscito a vincere!".
Va sottolineato ancora una volta il fatto che Kopp non avesse mai guidato quella moto prima di allora, il che rende ancora più clamorosa la sua impresa, vista la grande differenza che c'è, a livello di stile di guida, rispetto alla Harley-Davidson XR 750 cui era abituato.
"In effetti ho impiegato un po' di tempo nel prendere le misure alla Ducati, che ha una risposta da parte del motore molto più reattiva rispetto alla Harley. – ha spiegato Kopp – Perciò, all'inizio ho fatto un po' di fatica, ma poi ho capito che, una volta presa la mano, si può andare davvero forte. Tutto sta nel modo in cui si gestisce il motore. Il bicilindrico Ducati, infatti, ama girare in alto, altrimenti non spinge quanto quello Harley-Davidson. In pratica bisogna stare con il gas spalancato quasi sempre! Insomma, anche se avevo maturato una certa esperienza nel Flat Track, la Ducati mi ha davvero sorpreso!".
Con la vittoria nella Arizona Mile, Kopp ha portato a 11 i successi raccolti in 21 anni di carriera nell'AMA Grand National. E non solo ha regalato alla Ducati la prima affermazione nel Flat Track AMA, ma ha anche messo fine al dominio della Harley Davidson che durava da ben 134 gare. Sul mezzo miglio, infatti, l'ultima vittoria di un pilota "non-Harley" era stata quella di Rich King, che nell'agosto del 1998 si era aggiudicato la Joilet half-mile in sella a una Honda, mentre, per quanto riguarda il miglio, bisogna addirittura tornare indietro fino al settembre del 1993, quando Ricky Graham, anch'egli in sella a una Honda, aveva vinto la Springfield Mile.
Inoltre, è stata la prima vittoria di un motore di derivazione stradale tra i bicilindrici iscritti all'AMA Grand National dopo che, nel 1999, sono state introdotte delle modifiche regolamentari. Queste ultime hanno consentito la partecipazione di moto equipaggiate con propulsori prodotti in serie oltre a quelle dotate di bicilindrici realizzati appositamente per le competizioni, come le Harley-Davidson e le Honda che avevano monopolizzato la scena fino a quel momento.
Pertanto l'attuale regolamento prevede l'uso di moto bicilindriche (niente tre o quattro cilindri per motivi di sicurezza) con cilindrata compresa tra i 550 e i 1250 cc, sempre che non si tratti di motori costruiti appositamente per le gare, come la XR 750 e la NS 750. In tal caso, infatti, il limite di cilindrata è di 750 cc. Per quanto riguarda le unità di produzione, invece, la cubatura non può superare i 1000 cc se il bicilindrico è raffreddato ad acqua. Le moto hanno l'obbligo di montare pneumatici da 19" sia davanti che dietro e il limite minimo di peso, uguale per tutte, è di 141 Kg con tutti i liquidi ma senza benzina. Tanto per fare un esempio, la Ducati pesa 160 Kg a secco…
Nel corso degli anni, molti avevano cominciato a confidare nella competitività dei motori di derivazione stradale per aggiudicarsi il titolo AMA, ma nessuno c'è mai riuscito, almeno fino a ora. Non bisogna infatti dimenticare che, nonostante la sua architettura a V di 45° con distribuzione ad aste e bilancieri, il bicilindrico Harley che equipaggia la XR 750 viene allestito senza compromessi per partecipare alle competizioni e può pertanto contare su uno sviluppo tecnico quarantennale. Lo sanno bene quei team che pensavano di avere vita facile adottando il bicilindrico della Suzuki TL 1000 e che, ben presto, hanno capito si essersi sbagliati…
In ogni caso, nel 2005 gli stessi fratelli Lloyd, il cui team ha sede nell'Ohio, avevano realizzato una flat track con il motore della Aprilia RSV 1000, provvedendo anche al telaio. La moto, grazie anche al supporto di Aprilia USA e American Petroleum Agip, si era rivelata piuttosto competitiva, tant'è che il 28 giugno del 2008 sembrava arrivata - come si suol dire - la volta buona. Henry Wiles, ingaggiato per l'occasione alla guida dell'Aprilia in questione, dominò la gara AMA di Lima, in Ohio, fino a pochi metri dal traguardo, quando un pilota in sella a una Harley-Davidson lo superò e andò a vincere per soli 17 millesimi di secondo! Chi era quel pilota che rovinò la festa all'Aprilia? Joe Kopp…
L'anno seguente, la struttura dei Lloyd si trovò a fare i conti con diversi imprevisti, tra cui una considerevole riduzione del budget e l'infortunio del pilota scelto per correre la stagione 2009, Kevin Atherton. Così, a sostituirlo in extremis in sella all'Aprilia fu chiamato il debuttante Aaron King, nella convinzione che la possibilità di rubare lo scettro alla Harley-Davidson fosse ormai svanita.
C'è voluto l'intervento di Larry Pegram, pilota Ducati che ha corso nella Formula Xtreme AMA su una 848 nel 2008, e nella Superbike AMA in sella a una 1098R nel 2009, per dare una svolta a questa vicenda. Pegram ha corso per la Casa di Borgo Panigale anche nel Mondiale Supersport, con la 748 del Team NCR, e nel Mondiale Superbike con la 996 del Team Ferracci, ma sono in pochi a sapere che all'inizio della sua carriera Larry è stato un grandissimo pilota di dirt-track e che detiene tuttora il maggior numero di titoli AMA conquistati in questa specialità.
Inoltre, è stata la prima vittoria di un motore di derivazione stradale tra i bicilindrici iscritti all'AMA Grand National dopo che, nel 1999, sono state introdotte delle modifiche regolamentari. Queste ultime hanno consentito la partecipazione di moto equipaggiate con propulsori prodotti in serie oltre a quelle dotate di bicilindrici realizzati appositamente per le competizioni, come le Harley-Davidson e le Honda che avevano monopolizzato la scena fino a quel momento.
Pertanto l'attuale regolamento prevede l'uso di moto bicilindriche (niente tre o quattro cilindri per motivi di sicurezza) con cilindrata compresa tra i 550 e i 1250 cc, sempre che non si tratti di motori costruiti appositamente per le gare, come la XR 750 e la NS 750. In tal caso, infatti, il limite di cilindrata è di 750 cc. Per quanto riguarda le unità di produzione, invece, la cubatura non può superare i 1000 cc se il bicilindrico è raffreddato ad acqua. Le moto hanno l'obbligo di montare pneumatici da 19" sia davanti che dietro e il limite minimo di peso, uguale per tutte, è di 141 Kg con tutti i liquidi ma senza benzina. Tanto per fare un esempio, la Ducati pesa 160 Kg a secco…
Nel corso degli anni, molti avevano cominciato a confidare nella competitività dei motori di derivazione stradale per aggiudicarsi il titolo AMA, ma nessuno c'è mai riuscito, almeno fino a ora. Non bisogna infatti dimenticare che, nonostante la sua architettura a V di 45° con distribuzione ad aste e bilancieri, il bicilindrico Harley che equipaggia la XR 750 viene allestito senza compromessi per partecipare alle competizioni e può pertanto contare su uno sviluppo tecnico quarantennale. Lo sanno bene quei team che pensavano di avere vita facile adottando il bicilindrico della Suzuki TL 1000 e che, ben presto, hanno capito si essersi sbagliati…
In ogni caso, nel 2005 gli stessi fratelli Lloyd, il cui team ha sede nell'Ohio, avevano realizzato una flat track con il motore della Aprilia RSV 1000, provvedendo anche al telaio. La moto, grazie anche al supporto di Aprilia USA e American Petroleum Agip, si era rivelata piuttosto competitiva, tant'è che il 28 giugno del 2008 sembrava arrivata - come si suol dire - la volta buona. Henry Wiles, ingaggiato per l'occasione alla guida dell'Aprilia in questione, dominò la gara AMA di Lima, in Ohio, fino a pochi metri dal traguardo, quando un pilota in sella a una Harley-Davidson lo superò e andò a vincere per soli 17 millesimi di secondo! Chi era quel pilota che rovinò la festa all'Aprilia? Joe Kopp…
L'anno seguente, la struttura dei Lloyd si trovò a fare i conti con diversi imprevisti, tra cui una considerevole riduzione del budget e l'infortunio del pilota scelto per correre la stagione 2009, Kevin Atherton. Così, a sostituirlo in extremis in sella all'Aprilia fu chiamato il debuttante Aaron King, nella convinzione che la possibilità di rubare lo scettro alla Harley-Davidson fosse ormai svanita.
C'è voluto l'intervento di Larry Pegram, pilota Ducati che ha corso nella Formula Xtreme AMA su una 848 nel 2008, e nella Superbike AMA in sella a una 1098R nel 2009, per dare una svolta a questa vicenda. Pegram ha corso per la Casa di Borgo Panigale anche nel Mondiale Supersport, con la 748 del Team NCR, e nel Mondiale Superbike con la 996 del Team Ferracci, ma sono in pochi a sapere che all'inizio della sua carriera Larry è stato un grandissimo pilota di dirt-track e che detiene tuttora il maggior numero di titoli AMA conquistati in questa specialità.
In un paio di occasioni, dunque, Pegram aveva portato in gara personalmente l'Aprilia del team dei fratelli Lloyd, ma il suo sponsor, Ducati Nord America, non vedeva di buon occhio la cosa, per ovvi motivi. Così, a Larry era venuta un'idea…
"Mi sarebbe piaciuto molto tornare a gareggiare sugli ovali sterrati, – spiega Pegram – visto che non lo facevo dal 1992. Poi, quando ho avuto modo di provare in pista la Hypermotard, mi sono reso conto che il bicilindrico Ducati raffreddato ad aria da 1100 cc ha una potenza paragonabile a quella di una Harley da flat track e che anche a livello di erogazione siamo più o meno sullo stesso livello, con una coppia sostanziosa ai regimi medio-bassi. Insomma, alla fine ho pensato: perché non provarci?"
In effetti, il cosiddetto Desmodue sembrava proprio quello che ci voleva per battere le Harley. Così Larry ha convinto i fratelli Lloyd ad acquistare una Ducati GT 1000 incidentata. All'inizio, si pensava di sfruttarne solo il motore, ma poi, misurando il telaio, si è visto che le geometrie erano compatibili con quelle di una moto da flat track. Perciò, anziché realizzare una struttura ad hoc, è stata adattata allo scopo quella di serie, privandola di alcuni traversini in modo da ottenere una flessibilità adatta all'assorbimento delle sollecitazioni indotte dai tracciati sterrati e collocando la batteria e l'impianto di accensione sopra il motore, così da trasferire maggior peso in avanti e garantire alla ruota anteriore un grip superiore.
Con questa moto, nel maggio del 2009, Pegram ha corso il Memorial Day della Springfield Mile, dove è riuscito a qualificarsi per la finale già dopo la prima batteria, cosa che un mezzo di derivazione stradale non faceva da 40 anni nell'ambito del campionato nazionale americano. "Qualcuno si è messo a ridere quando abbiamo scaricato la nostra moto dal camion, - racconta Larry – ma appena l'hanno vista in azione hanno smesso di fare gli spiritosi!"
Purtroppo, in finale Pegram è rimasto fuori dai primi dieci, con la sua Ducati penalizzata da un calo di potenza dovuto al surriscaldamento del motore. Tra l'altro, Larry avrebbe potuto anche approfittare del fatto che a un certo punto la gara è stata interrotta per pioggia, ma nella frazione successiva è scivolato senza conseguenze sull'olio perso da un altro concorrente. Nel complesso, comunque, il bilancio era da considerarsi positivo. Del resto, si trattava di una moto molto particolare, che il team dei fratelli Lloyd aveva messo insieme quasi per scommessa.
La forcella Showa era di una Honda CBR 600 F4 con piastre di sterzo Baer Racing ricavate dal pieno, mentre il forcellone originale era stato modificato per garantire lo spazio necessario alla più ingombrante ruota da 19". La squadra ha poi abbassato il retrotreno tramite una sospensione posteriore rivista, con un singolo ammortizzatore Penske completamente regolabile posto sul lato sinistro al posto dei due ammortizzatori previsti dalla configurazione originale. Abbassando il retrotreno, naturalmente, aumenta l'angolo di inclinazione del cannotto di sterzo, perciò il team ha realizzato dei cuscinetti di sterzo speciali in modo da ridurlo il più possibile senza tuttavia che il pneumatico anteriore andasse a interferire con la testa del cilindro orizzontale nelle frenate più violente.
L'impianto frenante anteriore, come detto, non è previsto, mentre il posteriore è costituito da un disco singolo con profilo a margherita. Il pacchetto è completato da un piccolo serbatoio del carburante realizzato appositamente, una sella e un set di comandi a pedale di matrice artigianale, oltre a un codino AirTech in vetroresina.
Con i suoi 92 CV a 8000 giri e i 9,3 Kgm di coppia a 6000 giri, il bicilindrico Desmo di 992 cc con raffreddamento ad aria e doppia accensione è prestazionalmente in linea con gli standard delle migliori Flat Track del National. Le valvole di aspirazione (così come i corpi farfallati gestiti dalla centralina Marelli) hanno un diametro di 45 mm, mentre quelle di scarico 40 mm. Le sedi valvole sono in bronzo al berillio e le bielle sono in acciaio al cromo-molibdeno, abbinate a un albero motore rigido e compatto.
Il motorista di Larry Pegram, Dave Weaver, ha lavorato le teste, installato un set di alberi a camme Ducati Performance e una coppia di pistoni ad alta compressione con elementi di tenuta in acciaio nitrurato. Grazie anche all'utilizzo di una centralina aggiuntiva Nemesis, la potenza è salita fino a 94 CV alla ruota, vale a dire più di quanto riesce a sviluppare una "buona" Harley XR 750. "La differenza è che il motore di una XR dura un week-end, mentre il nostro può percorrere migliaia di chilometri senza problemi." ha commentato ironicamente Pegram.
In effetti, il bicilindrico Ducati è anche meno costoso, visto che per acquistare una XR 750 competitiva servono circa 25.000 dollari, mentre per schierare a Springfield la Ducati i fratelli Lloyd hanno speso meno della metà.
"Mi sarebbe piaciuto molto tornare a gareggiare sugli ovali sterrati, – spiega Pegram – visto che non lo facevo dal 1992. Poi, quando ho avuto modo di provare in pista la Hypermotard, mi sono reso conto che il bicilindrico Ducati raffreddato ad aria da 1100 cc ha una potenza paragonabile a quella di una Harley da flat track e che anche a livello di erogazione siamo più o meno sullo stesso livello, con una coppia sostanziosa ai regimi medio-bassi. Insomma, alla fine ho pensato: perché non provarci?"
In effetti, il cosiddetto Desmodue sembrava proprio quello che ci voleva per battere le Harley. Così Larry ha convinto i fratelli Lloyd ad acquistare una Ducati GT 1000 incidentata. All'inizio, si pensava di sfruttarne solo il motore, ma poi, misurando il telaio, si è visto che le geometrie erano compatibili con quelle di una moto da flat track. Perciò, anziché realizzare una struttura ad hoc, è stata adattata allo scopo quella di serie, privandola di alcuni traversini in modo da ottenere una flessibilità adatta all'assorbimento delle sollecitazioni indotte dai tracciati sterrati e collocando la batteria e l'impianto di accensione sopra il motore, così da trasferire maggior peso in avanti e garantire alla ruota anteriore un grip superiore.
Con questa moto, nel maggio del 2009, Pegram ha corso il Memorial Day della Springfield Mile, dove è riuscito a qualificarsi per la finale già dopo la prima batteria, cosa che un mezzo di derivazione stradale non faceva da 40 anni nell'ambito del campionato nazionale americano. "Qualcuno si è messo a ridere quando abbiamo scaricato la nostra moto dal camion, - racconta Larry – ma appena l'hanno vista in azione hanno smesso di fare gli spiritosi!"
Purtroppo, in finale Pegram è rimasto fuori dai primi dieci, con la sua Ducati penalizzata da un calo di potenza dovuto al surriscaldamento del motore. Tra l'altro, Larry avrebbe potuto anche approfittare del fatto che a un certo punto la gara è stata interrotta per pioggia, ma nella frazione successiva è scivolato senza conseguenze sull'olio perso da un altro concorrente. Nel complesso, comunque, il bilancio era da considerarsi positivo. Del resto, si trattava di una moto molto particolare, che il team dei fratelli Lloyd aveva messo insieme quasi per scommessa.
La forcella Showa era di una Honda CBR 600 F4 con piastre di sterzo Baer Racing ricavate dal pieno, mentre il forcellone originale era stato modificato per garantire lo spazio necessario alla più ingombrante ruota da 19". La squadra ha poi abbassato il retrotreno tramite una sospensione posteriore rivista, con un singolo ammortizzatore Penske completamente regolabile posto sul lato sinistro al posto dei due ammortizzatori previsti dalla configurazione originale. Abbassando il retrotreno, naturalmente, aumenta l'angolo di inclinazione del cannotto di sterzo, perciò il team ha realizzato dei cuscinetti di sterzo speciali in modo da ridurlo il più possibile senza tuttavia che il pneumatico anteriore andasse a interferire con la testa del cilindro orizzontale nelle frenate più violente.
L'impianto frenante anteriore, come detto, non è previsto, mentre il posteriore è costituito da un disco singolo con profilo a margherita. Il pacchetto è completato da un piccolo serbatoio del carburante realizzato appositamente, una sella e un set di comandi a pedale di matrice artigianale, oltre a un codino AirTech in vetroresina.
Con i suoi 92 CV a 8000 giri e i 9,3 Kgm di coppia a 6000 giri, il bicilindrico Desmo di 992 cc con raffreddamento ad aria e doppia accensione è prestazionalmente in linea con gli standard delle migliori Flat Track del National. Le valvole di aspirazione (così come i corpi farfallati gestiti dalla centralina Marelli) hanno un diametro di 45 mm, mentre quelle di scarico 40 mm. Le sedi valvole sono in bronzo al berillio e le bielle sono in acciaio al cromo-molibdeno, abbinate a un albero motore rigido e compatto.
Il motorista di Larry Pegram, Dave Weaver, ha lavorato le teste, installato un set di alberi a camme Ducati Performance e una coppia di pistoni ad alta compressione con elementi di tenuta in acciaio nitrurato. Grazie anche all'utilizzo di una centralina aggiuntiva Nemesis, la potenza è salita fino a 94 CV alla ruota, vale a dire più di quanto riesce a sviluppare una "buona" Harley XR 750. "La differenza è che il motore di una XR dura un week-end, mentre il nostro può percorrere migliaia di chilometri senza problemi." ha commentato ironicamente Pegram.
In effetti, il bicilindrico Ducati è anche meno costoso, visto che per acquistare una XR 750 competitiva servono circa 25.000 dollari, mentre per schierare a Springfield la Ducati i fratelli Lloyd hanno speso meno della metà.
Incoraggiati dall'ottimo debutto di Larry, i fratelli Lloyd hanno deciso di fare sul serio, avvalendosi del sostegno di Ducati North America, grazie al quale hanno potuto allestire una nuova moto equipaggiata stavolta con l'ultima versione del Desmodue, quella da 1078 cc, alla quale Dave Weaver ha "regalato" ulteriori 90 cc (utili in termini di coppia), oltre ad alberi a camme racing, dei pistoni Ducati Performance e un impianto di scarico Leovince. Il team inoltre ha commissionato alla VMC Racing Frames la realizzazione di un nuovo telaio a doppia culla chiusa, all'interno del quale inserire il bicilindrico Ducati che, essendo a V di 90°, non possiede certo un layout convenzionale per gli standard del dirt-track AMA, dal momento che la distribuzione dei pesi, soprattutto all'avantreno, è da sempre un parametro particolarmente delicato quando si tratta di corse su ovali sterrati.
Nel caso della Framer, come è stata ribattezzata la seconda moto, il motore bolognese risulta dunque ruotato all'indietro e posizionato più in avanti, con la testa del cilindro anteriore che fa capolino attraverso i tubi della culla sdoppiata, in modo da trasferire ancora maggior peso sulla ruota anteriore, mentre l'ammortizzatore Penske, in questo caso, è sul lato destro, all'opposto della Stocker. Il cambio a sei marce è quello del modello di serie, anche se in gara vengono utilizzate solo le prime quattro marce. "Rapportiamo la moto in modo tale da utilizzare la terza negli ovali da mezzo miglio e la quarta in quelli da un miglio. - spiega Pegram – In questo modo, grazie alla generosità del motore in termini di coppia, non abbiamo neanche bisogno di scalare prima di entrare in curva".
Questa moto ha debuttato con Pegram nel 2009 in occasione dell'Indianapolis Mile, che si è corsa in concomitanza con la gara di MotoGP a Indianapolis. Oltre a Larry, sulla Framer Ducati (della quale si è detto subito entusiasta), i fratelli Lloyd hanno voluto schierare anche Aaron King sull'Aprilia. Purtroppo, il caso ha voluto che fossero inseriti entrambi nella stessa batteria, con il risultato che Aaron King e la sua Aprilia hanno concluso al terzo posto, guadagnando direttamente un posto in finale, mentre Larry Pegram e la Ducati Framer hanno avuto qualche problema durante l'ultimo giro. "Ero in quinta posizione quando mancavano solo tre giri. Davanti a me c'erano Joe Kopp e Aaron. - racconta Larry - Se Joe non fosse stato dietro all'Aprilia di Aaron sono sicuro che avrei potuto attaccarlo, invece è stato bravo ad avvantaggiarsi sfruttandogli la scia. Ad ogni modo, sapevo che dovevo arrivare quarto per accedere direttamente alla finale perciò, all'ultimo giro, sono riuscito ad affiancarlo all'esterno ma, così facendo, stavo per tamponare Aaron e, nel tentativo di evitarlo, ho perso definitivamente terreno". Pegram è stato dunque costretto a disputare la semifinale partendo dalla terza fila, in diciottesima posizione, ma con soli otto giri a disposizione non è riuscito ad andare oltre il quarto posto, mancando purtroppo per una sola posizione l'accesso alla finale, nella quale King e la sua Aprilia hanno chiuso dodicesimi.
Ciononostante, i fratelli Lloyd si sono messi alla ricerca del budget necessario disputare la stagione 2010 dell'AMA Grand National, grazie anche al supporto di Ducati North America e di ENI USA, consapevoli che con un top rider alla guida, la nuova moto era potenzialmente vincente. Convincere un pilota di primo piano ad abbandonare la Harley-Davidson per passare alla Ducati si è rivelata impresa tutt'altro che facile, dal momento che nessuno voleva rinunciare ai vantaggi che, negli Stati Uniti, si hanno correndo per la casa di Milwaukee. "La mia domanda provocatoria era: vuoi essere solo uno dei tanti piloti che vince su una Harley o il primo a vincere con una Ducati?", racconta David Lloyd. Finalmente, lui e suo fratello sono riusciti a convincere l'ex campione AMA Joe Kopp, che li ha portati dritti nella Victory Lane dell'Arizona Mile...
Nel caso della Framer, come è stata ribattezzata la seconda moto, il motore bolognese risulta dunque ruotato all'indietro e posizionato più in avanti, con la testa del cilindro anteriore che fa capolino attraverso i tubi della culla sdoppiata, in modo da trasferire ancora maggior peso sulla ruota anteriore, mentre l'ammortizzatore Penske, in questo caso, è sul lato destro, all'opposto della Stocker. Il cambio a sei marce è quello del modello di serie, anche se in gara vengono utilizzate solo le prime quattro marce. "Rapportiamo la moto in modo tale da utilizzare la terza negli ovali da mezzo miglio e la quarta in quelli da un miglio. - spiega Pegram – In questo modo, grazie alla generosità del motore in termini di coppia, non abbiamo neanche bisogno di scalare prima di entrare in curva".
Questa moto ha debuttato con Pegram nel 2009 in occasione dell'Indianapolis Mile, che si è corsa in concomitanza con la gara di MotoGP a Indianapolis. Oltre a Larry, sulla Framer Ducati (della quale si è detto subito entusiasta), i fratelli Lloyd hanno voluto schierare anche Aaron King sull'Aprilia. Purtroppo, il caso ha voluto che fossero inseriti entrambi nella stessa batteria, con il risultato che Aaron King e la sua Aprilia hanno concluso al terzo posto, guadagnando direttamente un posto in finale, mentre Larry Pegram e la Ducati Framer hanno avuto qualche problema durante l'ultimo giro. "Ero in quinta posizione quando mancavano solo tre giri. Davanti a me c'erano Joe Kopp e Aaron. - racconta Larry - Se Joe non fosse stato dietro all'Aprilia di Aaron sono sicuro che avrei potuto attaccarlo, invece è stato bravo ad avvantaggiarsi sfruttandogli la scia. Ad ogni modo, sapevo che dovevo arrivare quarto per accedere direttamente alla finale perciò, all'ultimo giro, sono riuscito ad affiancarlo all'esterno ma, così facendo, stavo per tamponare Aaron e, nel tentativo di evitarlo, ho perso definitivamente terreno". Pegram è stato dunque costretto a disputare la semifinale partendo dalla terza fila, in diciottesima posizione, ma con soli otto giri a disposizione non è riuscito ad andare oltre il quarto posto, mancando purtroppo per una sola posizione l'accesso alla finale, nella quale King e la sua Aprilia hanno chiuso dodicesimi.
Ciononostante, i fratelli Lloyd si sono messi alla ricerca del budget necessario disputare la stagione 2010 dell'AMA Grand National, grazie anche al supporto di Ducati North America e di ENI USA, consapevoli che con un top rider alla guida, la nuova moto era potenzialmente vincente. Convincere un pilota di primo piano ad abbandonare la Harley-Davidson per passare alla Ducati si è rivelata impresa tutt'altro che facile, dal momento che nessuno voleva rinunciare ai vantaggi che, negli Stati Uniti, si hanno correndo per la casa di Milwaukee. "La mia domanda provocatoria era: vuoi essere solo uno dei tanti piloti che vince su una Harley o il primo a vincere con una Ducati?", racconta David Lloyd. Finalmente, lui e suo fratello sono riusciti a convincere l'ex campione AMA Joe Kopp, che li ha portati dritti nella Victory Lane dell'Arizona Mile...
La Desmo vince anche sull'ovale
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