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Hypermotard 796, piccola, si fa per dire!

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Cilindrata di 803 cc, e ciclistica derivata dalla 1100: la nuova Hyper rinuncia a qualche cc, ma non ai pregi e ai difetti, della sorellona

Ma com'è bello andare in Hyper sopra i colli bolognesi!
Hypermotard 796, piccola, si fa per dire!
La definiscono una entry-level e in effetti lo è per il prezzo allettante (la Dark è in vendita a 7990 euro c.im., con incentivi statali e Ducati) e se si riconduce questo modello alla gamma Ducati, ma la cilindrata, le caratteristiche della ciclistica e soprattutto quelle dinamiche, fanno di questa Ducati una moto adatta a chi ha già confidenza con sella e manubrio e non certo a chi si avvicina al mondo delle due ruote. In una fredda ma soleggiata giornata di ottobre abbiamo portato la Hypermotard 796 su alcuni dei percorsi più gustosi tra quelli che si inerpicano sui fianchi dei colli sopra Bologna, ritrovando nella piccola 796 le caratteristiche, buone e meno buone, della sorella più grande, con qualche novità. La seduta, innanzitutto, è più accogliente, grazie all'abbassamento di 20 mm della sella, il che rende il pilota meglio "inserito" nella moto. Gli specchietti sono sempre montati all'estremità del manubrio, una soluzione azzeccata stilisticamente, quando sono richiusi, meno nella pratica, dato che istintivamente il pilota considera "finita" la moto all'estremità del manubrio. Nel nostro tour, superando delle auto, ci è capitato di dare uno "schiaffetto" agli specchietti di un'auto, con conseguente litania di improperi da parte dell'automobilista… Per il resto la Hyper non è nemmeno così scomoda come l'aspetto potrebbe far pensare, grazie a una sella dalla conformazione e dall'imbottitura ben realizzate e alla corretta distanza del piano di seduta dalle pedane.
Però, manubrio largo a parte, nel traffico di città la motard Ducati si trova davvero bene, grazie alla sospensione posteriore in grado di digerire buche anche molto profonde e alla forcella, dalla taratura meno rigida rispetto a quella della 1100. Una certa discordanza tra avantreno - comunque molto sostenuto - e retrotreno - più soffice - si avverte anche nelle andature cittadine, ma è quando le curve si susseguono e il pilota impegna parecchio la ciclistica questa disarmonia emerge più evidente: gli ingressi in curva e le traiettorie sono sporcati infatti dalle continue reazioni dell'avantreno, che tende a chiudere e comunque si dimostra un po' vago, rendendo l'affiatamento con la moto non immediato. Dopo un po' però ci si abitua alle continue reazioni dell'avantreno e forzando il ritmo, magari arretrando sulla sella, si riesce a tenere un passo davvero elevato tra le curve dall'asfalto levigato, anche perché fondamentalmente la moto non si discosta dalla traiettoria impostata, soprattutto se si gioca con gli spostamenti del corpo e dosati interventi del freno posteriore, dalla buona modulabilità, dote in comune con la coppia di dischi anteriori.
La parte di protagonista viene svolta dal bicilindrico di 803 cc, dalla coppia ben "spalmata" su un ampio regime di giri e dalle prestazioni sufficienti per divertirsi su strada. Le superpotenze tra i tornanti non servono, ci vuole piuttosto un motore sempre pronto come il twin Ducati, soprattutto se abbinato, come nel caso della 796, a una moto leggera e maneggevole. Unico neo, l'effetto on-off del gas, sensibile quando si "pela" l'acceleratore in percorrenza e che, innescando il beccheggio della moto, amplifica le reazioni dello sterzo descritte sopra. Però si fa perdonare quando si sfruttano per bene le marce, lasciando distendere il motore che si esprime in una spinta corposa e fluida e non costringe il pilota ad un uso del cambio troppo frequente. Quest'ultimo non ha la precisione e la scorrevolezza dei cambi montati sulle Ducati più sportive, ma è comunque efficace se utilizzato fuori dai circuiti. La Hyper 796 sarà in vendita nei colori rosso, bianco o nella citata versione Dark.
Hypermotard 796, piccola, si fa per dire!
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