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Moto & Scooter

Vectrix rMoto Superbike

Una supersportiva elettrica è utopia o il futuro prossimo? Intanto Rob Brady, designer americano di successo, l'ha costruita e sogna di produrla in piccola serie

Vectrix rMoto Superbike
Alan Cathcart
Siamo tutti d'accordo sul fatto che, al giorno d'oggi, la salvaguardia dell'ambiente sia molto importante, così come la necessità di effettuare dei cambiamenti del nostro stile di vita per il bene del pianeta.
Tuttavia, se è vero che la parola "verde" viene spesso associata a qualcosa di noioso e poco pratico, è anche vero che non è questo il caso della Vectrix rMoto Superbike, una supersportiva che si propone di rendere concreto un nuovo modo di muoversi velocemente rispettando la natura; una garanzia sulla bontà dell'idea è data dalla composizione dello staff di progettazione, formato da tecnici che hanno lavorato sul caccia invisibile ai radar, lo Stealth Fighter.

In effetti, i veicoli a emissioni zero sono la dimostrazione del crescente interesse da parte del grande pubblico verso i problemi ambientali, come dimostra anche il primo TTXGP corso sull'Isola di Man il 12 giugno scorso; la gara che ha affiancato lo storico GP stradale era dedicata appunto alle moto con propulsione alternativa al motore a scoppio. La corsa, che è stata disputata sulla distanza di un giro del celebre percorso di oltre 60 Km, ha visto 24 piloti al via, provenienti da sette nazioni diverse.
Con il suo dislivello di 422 metri, il Mountain (così si chiama la parte del tracciato del Tourist Trophy che si inerpica sulla montagna) ha rappresentato proprio una bella sfida per la capacità delle batterie al litio che alimentavano la maggior parte delle moto iscritte alla competizione.
Dopo il successo riscosso quest'anno dalla manifestazione, l'organizzatore Azhar Hussain sta pensando di estendere a due giri la distanza da percorrere nel 2010, grazie a un cambio di batterie da effettuarsi al termine del primo giro, così come si fa durante i pit-stop con il normale rifornimento di carburante!
Purtroppo la rMoto Superbike, una delle moto che dovevano partecipare a quello che Hussain ha definito come "il primo Gran Premio pulito a emissioni zero", non è stata tra i protagonisti del TTXGP. Dopo il suo debutto sulle note di "Sound of Silence" al Salone di Milano 2007, infatti, la sportiva elettrica Vectrix era attesa al confronto in pista nonostante le incertezze economiche dell'azienda che ha dato vita al suo progetto, ma purtroppo varie vicissitudini non hanno consentito la sua partecipazione alla prestigiosa competizione.
Considerando che la Vectrix è stata la prima casa costruttrice ad aver realizzato e venduto un veicolo a due ruote totalmente ecologico, il maxiscooter VX-1 (prodotto a partire dal 2007 nello stabilimento di Wroclaw, in Polonia), e che i suoi problemi finanziari sono da attribuire principalmente agli scarsi numeri di vendita, viene infatti da chiedersi se al momento esista un mercato per questo tipo di veicoli.
Rob Brady in sella alla sua SBK elettrica
Il creatore della Vectrix rMoto Superbike è Rob Brady, titolare della Robrady Design, con sede a Sarasota, Florida (www-robrady.com). Questa azienda rappresenta un vero punto di riferimento negli Stati Uniti, tant'è che numerose case come Yamaha, Polaris, Suzuki, Volvo Penta e Evinrude si appoggiano ad essa per lo sviluppo di prodotti innovativi come il Vectrix VX-1.
Rob Brady ha quarantacinque anni, è nato in Florida e si è laureato al Pasadena Art Center, prestigiosa scuola di design della California. Ha fondato nel 1990 il proprio studio, che oggi conta ben sessanta dipendenti e che ha all'attivo importanti trascorsi in vari settori: dai trasporti ai dispositivi medicali, passando per l'industria elettronica.
"Quando ero in Florida, all'epoca di Miami Vice, mi sembrava di stare in paradiso. - spiega - Curavo il design interno ed esterno, oltre alla grafica, di alcune imbarcazioni. Tuttavia, il mio sogno era quello di espandere il mio raggio d'azione così, nel 1990, mi sono messo in proprio. Lentamente la Robrady è cresciuta, tant'è che la Yamaha mi ha chiesto di disegnare per suo conto alcuni motoscafi e altre imbarcazioni con una forte connotazione americaneggiante. Per puro caso, poi, di fianco al nostro stabilimento c'era una ditta che produceva delle strane macchine elettriche. La Vectrix si presentò un giorno per acquistare da questa ditta il progetto delle loro amcchine elettriche e qualcuno fece il mio nome per curare la parte relativa al design. Per guadagnarmi quel lavoro, dunque, non ho dovuto fare nemmeno una telefonata!".
A Brady è stato così commissionato il design del VX-1, per il quale era stata scelta una strategia specifica per quel che riguardava l'estetica. "Avevo già avuto modo di osservare alcuni veicoli elettrici e in tutti i casi l'impressione era quella di un blocco di cemento con le ruote. Il design molto squadrato, infatti, oltre a farli sembrare usciti da film come Guerre Stellari, faceva capire immediatamente dove fossero collocate le batterie, - spiega Rob - mentre io volevo che il design del VX-1 non fosse condizionato dal tipo di motorizzazione e alimentazione. Ho cercato dunque di renderlo interessante, ma al tempo stesso elegante e relativamente convenzionale. Del resto, sempre di un maxiscooter si tratta! Pertanto, se un cliente paragona il VX-1 ad esempio al Majesty Yamaha, il mio interesse è che si domandi solo quale modello gli piace di più, anche se uno dei due si distingue, in effetti, per la mancanza dell'impianto di scarico!"
Il progetto della prima Superbike a zero emissioni, invece, ha preso forma lentamente: "Si tratta di un lavoro che ho portato avanti per quattro o cinque anni prima di finalizzarlo seriamente. - spiega Brady - Il nome rMoto sta infatti per Robrady Motorcycle e al momento esiste anche un sito internet dedicato (www.rmoto.com). Questa superbike è il risultato di un progetto interamente concepito all'interno della Robrady design e sviluppato nonostante nel frattempo ne siano stati portati avanti anche altri. Per anni, infatti, abbiamo aspettato che la Vectrix ci desse l'ok definitivo per tradurre il progetto in realtà".
Ma qual è stata la primaria fonte di ispirazione che ha portato Brady a creare la rMoto? "La genesi del progetto rMoto parte dalla mia prima visita al Salone di Milano nel 1997, anno in cui la MV Agusta presentò la F4. Ricordo che per tutta la durata del Salone quella moto fu attorniata da una folla costante, perciò mi ci vollero un paio di giorni prima di riuscire a vederla! In ogni caso, quando ci riuscii, rimasi colpito dall'eleganza dei silenziatori di scarico e dalla sinuosità dei collettori che portavano ad essi fin sotto la sella, lasciando la ruota posteriore in bella evidenza. Mi resi pertanto conto che, a maggior ragione, una Superbike elettrica avrebbe potuto sfruttare ancora meglio una simile configurazione, in quanto non ha un impianto di scarico con cui fare i conti. Così, iniziai a disegnare la rMoto con la sella come sospesa sopra la ruota posteriore, configurazione resa possibile dal fatto che il solo compito strutturale della sella stessa è sostenere il peso del pilota. E da lì sono partito".
La rMoto si è evoluta negli anni fino ad approdare su internet. "Da quel momento le cose hanno preso una piega ben definita. Speed Channel mi ha chiamato perché voleva realizzare un servizio sulla moto, seguendo tutte le fasi di assemblaggio fino al debutto in gara, che poi purtroppo non c'è stato. Poco dopo è stata la volta del Forbes Magazine, intenzionato a vedere la rMoto nonostante avessi più volte ribadito il fatto che, all'epoca, non esistevano altro che dei semplici bozzetti! Si vede che, comunque, l'iniziativa aveva suscitato interesse, tant'è che nel giro di breve tempo gli accessi al nostro sito internet sono lievitati fino a 18.000 al giorno! Il fatto curioso è stato scoprire che alcuni siti pornografici avevano eletto la rMoto come la moto più "hot" del momento, pubblicando il nostro link, per questo tantissime persone sono entrate in contatto con essa!".
Il progetto rMoto si è materializzato definitivamente nel marzo 2007, quando Brady ha siglato un accordo con la Vectrix per costruire la moto in modo da attirare più visitatori possibile allo stand allestito in occasione del Salone di Milano, dove sarebbe stato esposto anche lo scooter VX-1. Ad ogni modo, la paternità della rMoto, insiste Rob, non è mai stata in discussione: "Non ho venduto il mio progetto alla Vectrix. Il nostro accordo prevedeva la realizzazione di un esemplare destinato a saggiare la reazione del pubblico. Le soluzioni tecniche della rMoto sono state ideate dalla Robrady design, ma il compito di tradurle in realtà è spettato alla Vectrix. L'azienda era quasi completamente concentrata sulla commercializzazione del VX-1, perciò al momento in cui è stato tolto il velo dalla Superbike c'è stata grandissima sorpresa, anche da parte della dirigenza".
Per creare la Superbike, il reparto ricerca e sviluppo della Vectrix, capitanato da Peter Hughes, ha lavorato a stretto contatto con Brady, soprattutto in merito alla collocazione ideale del motore, aspetto di fondamentale importanza. Alla fine, si è giunti alla conclusione che non era possibile vincolare il motore alla ruota posteriore come sul VX-1 per un eccesso di masse non sospese. Così, si è optato per una trasmissione finale a cinghia, con il motore collocato all'interno del telaio, supportato da un cambio a quattro marce, in modo da ottenere una gran quantità di coppia alle basse velocità e una lunga autonomia delle batterie al litio che i tecnici Vectrix hanno installato al posto di quelle al NiMH presenti sul VX-1.
Lo studio di Brady non aveva mai disegnato una moto sportiva prima, ma bisogna riconoscere che ha imparato molto alla svelta. "Abbiamo studiato le principali Superbike presenti sul mercato analizzandone pregi e difetti a livello di ergonomia. - spiega - Si tratta di moto molto diverse tra loro, ma che alla fine devono soddisfare le stesse esigenze. Pertanto, io e il mio collega Erik Holmen siamo arrivati a definire il prototipo presentato a Milano. Erik ha avuto un ruolo fondamentale in questo progetto e lavorare a stretto contatto con lui ha fatto sì che il risultato finale fosse perfettamente fedele all'idea originale. E' stato così possibile passare con estrema naturalezza dai disegni su carta ai file CAD/CAM da inserire nelle macchine di prototipazione rapida, grazie alle quali si è potuto subito toccare con mano i principali elementi che compongono la moto".
Il prototipo è stato portato a termine appena in tempo per l'esposizione al Salone di Milano, dove è stato acclamato dal pubblico. "La rMoto è stata senza dubbio la due ruote più interessante che ho visto all'EICMA - ha commentato il famoso designer Pierre Terblanche - Si vede che è un progetto carico di ispirazione, senza contare il fatto che realizzare una moto elettrica rappresenta un'idea davvero originale!".
Il risultato è affascinante, con il retrotreno dominato dalla sella sospesa che si contrappone alla forte caratterizzazione della parte anteriore, dove ci sono tre file di led allineate una sopra l'altra, in mezzo alle prese d'aria che hanno il compito di raffreddare il motore.
Dopo il suo debutto in Italia, la rMoto è stata esposta nel Principato di Monaco durante una festa indetta dal principe Alberto e poi da Harrods a Londra, prima che fosse spedita negli Stati Uniti per presenziare all'International Electric Vehicle Symposium di Anaheim, in California. Da lì, il prototipo è stato trasferito ai piedi delle San Gabriel Mountains, a nord di Los Angeles, per realizzare il servizio fotografico di Kevin Wing, dopo di che è finito nei magazzini della Vectrix, anche in virtù del difficile momento economico legato alle scarse vendite del VX-1. Perciò, fino a questo momento la rMoto Superbike non è mai stata utilizzata da qualcuno e ciò è davvero un peccato, anche se un giorno le cose potrebbero cambiare…
La Vectrix rMoto è equipaggiata con un telaio d'acciaio con travi a sezione quadrata, anziché con una più leggera struttura in lega d'alluminio, secondo quanto previsto inizialmente da Rob Brady: "Non è certo il telaio con cui potremmo far gareggiare la moto. - spiega - In questo caso, si tratta soltanto di una soluzione che serve a tenere insieme il motore e il resto della ciclistica a scopo dimostrativo. L'idea è quella di realizzare qualcosa di molto esclusivo e leggero, oltre che in grado di risultare performante in ambito agonistico".
La moto è spinta da un motore a 240 Volt e 60 kW (l'equivalente di 82 CV in un propulsore a combustione interna), che sviluppa una coppia di 102 Nm praticamente non appena si ruota la manopola destra. Esso non è dotato delle classiche spazzole di contatto ed è montato davanti alla ruota posteriore, alimentato da una batteria agli ioni di litio da 7,5 kW/ora sviluppata dalla cinese GP Battery, che pesa 64 Kg su un totale di 204 Kg, in cui gli unici liquidi compresi sono l'olio del cambio e quello dei freni!
Così come sul VX-1, la trasmissione finale è a cinghia dentata. Qualcuno potrebbe nutrire dei dubbi sull'effettiva necessità del cambio a quattro marce, visto che il vantaggio a livello di accelerazione viene probabilmente annullato dall'aggravio in termini di peso e considerando inoltre il fatto che i motori elettrici non hanno nessun tipo di ritardo nell'erogazione, a differenza di quanto accade su quelli a combustione interna. La forcella è una Marzocchi rovesciata da 50 mm, che Rob Brady ha installato ispirandosi proprio alla MV Agusta F4, mentre al posteriore c'è un ammortizzatore Sachs completamente regolabile che agisce sul forcellone monobraccio attraverso uno schema di tipo Cantilever. Le ruote sono da 17" con pneumatici Pirelli Diablo Supercorsa. L'impianto frenante è invece opera della Braking e adotta due dischi da 375 mm davanti e un disco posteriore di minor diametro che circonda la puleggia di trasmissione. Tutto ciò, in teoria, dovrebbe essere coadiuvato da pinze Brembo a quattro pistoncini, ma il prototipo impiega dei manufatti in plastica visto che i componenti dell'azienda lombarda sono andati persi nella spedizione e non c'è stato il tempo materiale per farne spedire altri prima che la rMoto fosse esposta all'EICMA.
Una delle caratteristiche più importanti di questo veicolo è comunque il sistema di frenata che ricarica la batteria attraverso il comando del gas. Questo dispositivo è coperto da brevetto e compare anche sul VX-1. In pratica, ruotando la manopola destra in senso contrario a quello di accelerazione viene invertita la polarità del propulsore elettrico, che in questo modo genera un vero e proprio freno motore. Così facendo, stando a quanto dichiarato dai tecnici Vectrix, la durata della batteria aumenta del 14%, per un'autonomia che dovrebbe consentire una percorrenza massima pari a 20 giri del circuito di Vallelunga. A 40 Km/h, infatti, corrispondono in teoria 200 Km, a 80 Km/h si coprono 100 Km e a 120 Km/h si arriva fino a 70 Km, sufficienti dunque per completare un giro del celebre Tourist Trophy sull'Isola di Man. Per la rMoto, inoltre, viene ipotizzata una velocità massima superiore ai 200 Km/h e un'accelerazione di 12,0 secondi per coprire i 400 metri.
La Vectrix intende la rMoto Superbike come un prodotto destinato ai clienti che vogliono godersi in circuito un mezzo performante accompagnati dal cosiddetto "silenzio della velocità", oltre che dal bassissimo livello di vibrazioni tipico dei motori elettrici. L'azienda americana dichiara di essere pronta a produrre una serie limitata di 500 esemplari non appena riceverà ordini a sufficienza. Ogni esemplare verrà venduto a 55.000 Euro, anche se ancora deve essere effettuata tutta l'opera di sviluppo dinamico.
"Dar vita alla rMoto Superbike è stato come rimanere incatenato per anni, dal momento che, così come con il VX-1, dovevamo mascherare il fatto che si trattasse di un veicolo elettrico. - spiega Rob Brady - Tuttavia, come designer posso dire che questo tipo di mezzo offre tante possibilità di interpretazione. Con la rMoto, il mio intento era quello di celebrare la motorizzazione elettrica con qualcosa di innovativo. Per questo, osservandola da lontano, non si capisce di cosa si tratta, ma è evidente che è qualcosa di diverso da tutto il resto. Con il nostro scooter, invece, abbiamo deliberatamente cercato di offrire un look tradizionale nonostante la motorizzazione inedita. Quando questo tipo di tecnologia diventerà di uso comune non verrà più associata a film di fantascienza o cose del genere. Tuttavia, per definire la rMoto Superbike mi sono tolto idealmente le catene di dosso e ho dato libero sfogo alla mia creatività. Volevo dimostrare che un veicolo elettrico può essere bello come quelli con motore a scoppio e forse anche di più... Naturalmente, spero di esserci riuscito".
Ok, ma adesso? In molti si domandano se la rMoto sia destinata a rimanere una sorta di opera incompiuta, oppure se qualcuno troverà il modo di farla correre all'Isola di Man durante il prossimo TTXGP. Ecco la risposta di Rob Brady: "Ho lavorato con la Vectrix per undici anni e sarei l'uomo più felice del mondo se la rMoto si trasformasse definitivamente in realtà. All'inizio, questo progetto doveva servire per sfatare il luogo comune che la Vectrix fosse un'azienda che produce soltanto scooter e per aumentare la percezione dei potenziali clienti, sulla falsa riga di quanto fatto dalla Chrysler con la Viper. Ad ogni modo, sono convinto che questo progetto verrà portato a termine. Non so se sarà la Vectrix a farlo, ma in qualche modo vedremo la rMoto in azione, prima o poi… Il potenziale c'è e la motivazione pure, basta che qualcuno creda in questa idea e i risultati saranno spettacolari!".
Vectrix rMoto Superbike
Rob Brady
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