Moto & Scooter
Peugeot Geo RS 250: vado in bianco
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In mezzo ai mille scooter che passeggiano altezzosi sulle vie delle nostre città, si fa largo un francesino ruote alte dai modi gentili, forme atletiche e uno spirito sportivo. L'abbiamo conosciuto scoprendo che...
Viviamo in un'epoca nella quale la sostanza vive nell'apparenza, sempre che ce ne sia una. C'è chi promette, chi ostenta, chi provoca. Tutti provano a farsi largo a colpi di "effeti speciali" nella giungla del mercato: auto, moto, elettrodomestici. Ogni mondo è paese, si dice. Ma anche che il mondo è bello perché è vario e in questa varietà c'è anche chi prova a distinguersi con i contenuti e un bagaglio di storia che purtroppo pochi ricordano.
Siamo agli inizi del secolo scorso e il primo Peugeot arriva in Italia. Più di cento anni e il marchio francese presenta al salone di Milano del 2007 la serie speciale RS di Geopolis. Farsi apprezzare in un mondo in cui, bene o male, sono sempre gli stessi a dettar legge, non è certo facile. O sei di moda o sei uno dei tanti. Ecco che però un'azienda di esperienza come la Peugeot, crede talmente tanto nella bontà del proprio prodotto che decide di affiancare al Geopolis classic una linea "all black" chiamata Geo RS, e ora anche una versione che si distingue per il color bianco e numerosi particolari speciali: Geo RS Bianco.
La solita "special version" che alla fine della fiera è sempre la stessa solfa? No, niente di tutto questo. Se poi partiamo dal presupposto che già il Geopolis era uno scooter indovinato, capirete facilmente che alla Peugeot è convenuto puntare a essere il primo della classe.
Le sue forme possono più o meno piacere ma, se avrete la possibilità di farci un giro, capirete che l'RS Bianco (disponibile in cilindrate 125,250 e 400 cc) non ha certo nulla da invidiare ai suoi concorrenti.
L'unico limite del Geo? La capacità di carico: pur avendo un sottosella sviluppato longitudinalmente e all'apparenza spazioso, lo il sottosella non è sfruttabile: non ci sta nemmeno un casco jet.
Le sue forme possono più o meno piacere ma, se avrete la possibilità di farci un giro, capirete che l'RS Bianco (disponibile in cilindrate 125,250 e 400 cc) non ha certo nulla da invidiare ai suoi concorrenti.
L'unico limite del Geo? La capacità di carico: pur avendo un sottosella sviluppato longitudinalmente e all'apparenza spazioso, lo il sottosella non è sfruttabile: non ci sta nemmeno un casco jet.
Come va
Mille e ancora mille. I chilometri scorrono veloci in sella al Geo RS Bianco. La prima cosa che stupisce è la naturalezza con cui si fa guidare e l'equilibrio d'insieme. Ottima la ripresa e l'accelerazione. Per non parlare della velocità: la lancetta arriva a sfiorare i 150 km/h. Oltre non si può arrivare perché interviene il limitatore.
Prestazioni di tutto rispetto per un duemmezzo con consumi da tranquillo commuter da città: anche nei tragitti extraurbani la media va ben oltre i 20 km/litro.
Ottima anche la protezione aerodinamica: nonostante il cupolino, (fumè) sia di tipo basso, il pilota è discretamente protetto.
Azzeccatissima la posizione del guidatore: sella confortevole, ma con un buon sostegno, e ottima trinagolatura piano di seduta-pedana-manubrio. Al passeggero, invece, è riversata una postazione meno confortevole: siede molto, troppo in alto e rimane esposto allle turbolenze.
La ciclistica è, come da tradizione, il fiore all'occhiello di questo sccoter come del resto la frenata che, nonostante possa contare su un solo disco anteriore, garantisce buoni spazi di arresto. Le sospensioni lavorano bene, ma sono rigide. Risultato? Meno confort sul pavè ma più tenuta nella guida sportiva.
Infine la strumentazione: tachimetro centrale, una cornice di spie e un display digitale sulla sinistra. Informazioni sotto controllo, facilmente interpretabili e leggibili in qualsiasi condizioni di luce.
Prestazioni di tutto rispetto per un duemmezzo con consumi da tranquillo commuter da città: anche nei tragitti extraurbani la media va ben oltre i 20 km/litro.
Ottima anche la protezione aerodinamica: nonostante il cupolino, (fumè) sia di tipo basso, il pilota è discretamente protetto.
Azzeccatissima la posizione del guidatore: sella confortevole, ma con un buon sostegno, e ottima trinagolatura piano di seduta-pedana-manubrio. Al passeggero, invece, è riversata una postazione meno confortevole: siede molto, troppo in alto e rimane esposto allle turbolenze.
La ciclistica è, come da tradizione, il fiore all'occhiello di questo sccoter come del resto la frenata che, nonostante possa contare su un solo disco anteriore, garantisce buoni spazi di arresto. Le sospensioni lavorano bene, ma sono rigide. Risultato? Meno confort sul pavè ma più tenuta nella guida sportiva.
Infine la strumentazione: tachimetro centrale, una cornice di spie e un display digitale sulla sinistra. Informazioni sotto controllo, facilmente interpretabili e leggibili in qualsiasi condizioni di luce.
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