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Moto & Scooter
Harley Davidson acquista MV Agusta
di Luigi Rivola
il 11/07/2008 in Moto & Scooter
Siglato un accordo definitivo per la cessione del prestigioso Gruppo italiano alla Casa di Milwaukee. Una transazione da 70 milioni di euro. Claudio Castiglioni rimarrà presidente
Il comunicato che ha annunciato la fine dell'incubo per i lavoratori della MV Agusta/Cagiva e per noi tutti, appassionati di moto e di storia della moto, è giunto in lingua inglese, redatto e diffuso prima negli Stati Uniti, quindi è stato tradotto in italiano a chiarire, fin dai primi istanti, chi sia effettivamente il nuovo padrone a Schiranna.
Vi si legge che la Harley Davidson ha concluso un contratto definitivo per l'acquisto del Gruppo MV Agusta che prevede l'acquisizione del 100% del pacchetto azionario della società italiana.
Vi si legge che la Harley Davidson ha concluso un contratto definitivo per l'acquisto del Gruppo MV Agusta che prevede l'acquisizione del 100% del pacchetto azionario della società italiana.
La Harley Davidson dunque non si accontenta di diventare socio di maggioranza, ma assume il controllo totale del Gruppo, che comprende i marchi MV Agusta e Cagiva e le relative strutture produttive e gestionali.
Lo si può senz'altro definire un ritorno, visto che la Harley Davidson fu già proprietaria della fabbrica di Schiranna dal 1972 al 1978. Il valore della transazione è di 70 milioni di euro comprensivo del pagamento del debito bancario di circa 45 milioni di euro. L'accordo prevede anche il pagamento di una somma aggiuntiva – non definita – a Claudio Castiglioni nel 2016, se l'azienda italiana conseguirà determinati (ma non precisati nel comunicato) obiettivi finanziari.
Altri punti da sottolineare sono: la Harley Davidson intende mantenere la sede generale del Gruppo MV Agusta a Varese e a Claudio Castiglioni, che conserva la presidenza, viene riservato un ruolo di primo piano nella definizione e nello sviluppo dei prodotti futuri, con la preziosissima collaborazione di Massimo Tamburini e della CRC di San Marino.
La Harley Davidson conta di concludere la procedura d'acquisto entro alcune settimane e di nominare immediatamente dopo un nuovo gruppo di dirigenti guidati da un amministratore delegato, il cui compito primario sarà di riavviare la produzione della gamma corrente di modelli, ferma o molto rallentata da alcuni mesi a causa delle note difficoltà finanziarie.
Lo si può senz'altro definire un ritorno, visto che la Harley Davidson fu già proprietaria della fabbrica di Schiranna dal 1972 al 1978. Il valore della transazione è di 70 milioni di euro comprensivo del pagamento del debito bancario di circa 45 milioni di euro. L'accordo prevede anche il pagamento di una somma aggiuntiva – non definita – a Claudio Castiglioni nel 2016, se l'azienda italiana conseguirà determinati (ma non precisati nel comunicato) obiettivi finanziari.
Altri punti da sottolineare sono: la Harley Davidson intende mantenere la sede generale del Gruppo MV Agusta a Varese e a Claudio Castiglioni, che conserva la presidenza, viene riservato un ruolo di primo piano nella definizione e nello sviluppo dei prodotti futuri, con la preziosissima collaborazione di Massimo Tamburini e della CRC di San Marino.
La Harley Davidson conta di concludere la procedura d'acquisto entro alcune settimane e di nominare immediatamente dopo un nuovo gruppo di dirigenti guidati da un amministratore delegato, il cui compito primario sarà di riavviare la produzione della gamma corrente di modelli, ferma o molto rallentata da alcuni mesi a causa delle note difficoltà finanziarie.
"Le motociclette sono il cuore, l'anima e la passione di Harley-Davidson, Buell e MV Agusta – afferma Jim Ziemer, amministratore delegato dellaHarley-Davidson - Le società vantano tutte prodotti straordinari e stretti legami con clienti incredibilmente affezionati. I marchi MV Agusta e Cagiva sono molto noti e godono di grande considerazione in Europa. Vengono immediatamente associati a motociclette dalle tipiche prestazioni italiane, belle e potenti".
"Per noi, le motociclette MV Agusta e Cagiva – ha dichiarato Claudio Castiglioni – sono motivo di grande orgoglio. Gli appassionati si aspettano di provare emozioni forti guidando moto, come le nostre, che esprimono il massimo delle prestazioni e della tecnologia. La Harley-Davidson conosce bene gli aspetti emotivi e commerciali propri dell'universo delle motociclette e sono quindi assolutamente certo che la MV Agusta continuerà a regalare emozioni ai propri clienti per molte generazioni future".
"L'acquisizione del gruppo MV Agusta – conclude Ziemer – andrà a rafforzare la posizione della Harley-Davidson quale leader globale la cui politica persegue l'obiettivo di realizzare i sogni dei clienti, offrendo loro esperienze straordinarie. Ci auguriamo di instaurare una relazione lunga e proficua con i clienti e dipendenti di MV Agusta e Cagiva".
Tutto questo entusiasmo fa ben sperare in una conclusione rapida e senza ulteriori ostacoli della transazione. Il comunicato infatti precisa in modo molto chiaro che al momento gran parte di ciò che è stato scritto deve essere considerato niente di più che "previsioni e stime", ai sensi di una legge americana, la "Private Securities Litigation Reform Act" del 1995, tesa ad evitare che previsioni positive delle quali non esiste comunque certezza al momento in cui vengono espresse, siano confuse come dati certi dagli azionisti o dai potenziali investitori.
La Casa di Milwaukee precisa inoltre – ma dai toni del comunicato sembra si tratti sostanzialmente di una formalità – che la transazione potrebbe anche non andare in porto, nel caso che la procedura conclusiva trovasse ostacoli o impedimenti governativi.
"Per noi, le motociclette MV Agusta e Cagiva – ha dichiarato Claudio Castiglioni – sono motivo di grande orgoglio. Gli appassionati si aspettano di provare emozioni forti guidando moto, come le nostre, che esprimono il massimo delle prestazioni e della tecnologia. La Harley-Davidson conosce bene gli aspetti emotivi e commerciali propri dell'universo delle motociclette e sono quindi assolutamente certo che la MV Agusta continuerà a regalare emozioni ai propri clienti per molte generazioni future".
"L'acquisizione del gruppo MV Agusta – conclude Ziemer – andrà a rafforzare la posizione della Harley-Davidson quale leader globale la cui politica persegue l'obiettivo di realizzare i sogni dei clienti, offrendo loro esperienze straordinarie. Ci auguriamo di instaurare una relazione lunga e proficua con i clienti e dipendenti di MV Agusta e Cagiva".
Tutto questo entusiasmo fa ben sperare in una conclusione rapida e senza ulteriori ostacoli della transazione. Il comunicato infatti precisa in modo molto chiaro che al momento gran parte di ciò che è stato scritto deve essere considerato niente di più che "previsioni e stime", ai sensi di una legge americana, la "Private Securities Litigation Reform Act" del 1995, tesa ad evitare che previsioni positive delle quali non esiste comunque certezza al momento in cui vengono espresse, siano confuse come dati certi dagli azionisti o dai potenziali investitori.
La Casa di Milwaukee precisa inoltre – ma dai toni del comunicato sembra si tratti sostanzialmente di una formalità – che la transazione potrebbe anche non andare in porto, nel caso che la procedura conclusiva trovasse ostacoli o impedimenti governativi.
Si è conclusa probabilmente nel migliore dei modi una vicenda che negli ultimi mesi sembrava aver preso una piega decisamente negativa. La MV Agusta, dopo alcuni anni di relativa tranquillità e di buoni risultati di mercato, specialmente con l'apprezzatissima naked Brutale, e dopo aver addirittura sfiorato con la F4 1000, due anni fa, il titolo mondiale nella categoria Superstock 1000, battendo più volte le ammiraglie della tecnologia giapponese, era ripiombata da alcuni mesi nel buio più totale. Produzione ferma, blocco degli investimenti sui nuovi prodotti, indebitamento insostenibile e senza alcuna possibilità di ripresa se non con l'intervento di una partnership al massimo livello.
Tutto questo nonostante che la cessione della Husqvarna alla BMW avesse portato un sollievo alla situazione debitoria stimato in 94 milioni di euro, cioè nettamente più di quanto oggi la Harley Davidson sia disposta a pagare per MV Agusta e Cagiva.
Una proposta di soluzione era stata avanzata da una società pronta a subentrare nella gestione dell'azienda, ma si era arenata presto anche perché non prevedeva un ruolo per Claudio Castiglioni, ben deciso invece a non mollare. Si era parlato anche di un interessamento del forte Gruppo indiano Tata, ma non c'era fondamento.
L'ipotesi Harley Davidson è maturata circa due mesi fa, quando la finanziaria della Casa americana ha inviato i suoi esperti a Varese per un periodo sufficiente a poter inquadrare questo determinante aspetto dell'"affare".
Ora che la Harley Davidson ha deciso di procedere all'acquisizione del 100% della MV Agusta (da aggiungere che nel mirino della Casa americana era stata recentemente, ma senza esito, anche la Ducati) la sopravvivenza della grande marca lombarda, vincitrice di 75 titoli mondiali, appare decisamente fuori pericolo. Rispetto ad altri potenziali acquirenti, la Harley Davidson rappresenta non solo un solido partner, ma anche un marchio dal grandissimo passato. La marca americana costruisce motociclette dal 1903 e se qualcosa manca alla sua enorme esperienza è proprio un marchio alla sua altezza che conosca alla perfezione il mercato e il motociclista europeo. Insieme possono varare programmi di espansione di gamma e di mercato con orizzonti molto vasti.
Aspettiamo con ansia e grande curiosità la prima Harley Davidson firmata da Massimo Tamburini...
Tutto questo nonostante che la cessione della Husqvarna alla BMW avesse portato un sollievo alla situazione debitoria stimato in 94 milioni di euro, cioè nettamente più di quanto oggi la Harley Davidson sia disposta a pagare per MV Agusta e Cagiva.
Una proposta di soluzione era stata avanzata da una società pronta a subentrare nella gestione dell'azienda, ma si era arenata presto anche perché non prevedeva un ruolo per Claudio Castiglioni, ben deciso invece a non mollare. Si era parlato anche di un interessamento del forte Gruppo indiano Tata, ma non c'era fondamento.
L'ipotesi Harley Davidson è maturata circa due mesi fa, quando la finanziaria della Casa americana ha inviato i suoi esperti a Varese per un periodo sufficiente a poter inquadrare questo determinante aspetto dell'"affare".
Ora che la Harley Davidson ha deciso di procedere all'acquisizione del 100% della MV Agusta (da aggiungere che nel mirino della Casa americana era stata recentemente, ma senza esito, anche la Ducati) la sopravvivenza della grande marca lombarda, vincitrice di 75 titoli mondiali, appare decisamente fuori pericolo. Rispetto ad altri potenziali acquirenti, la Harley Davidson rappresenta non solo un solido partner, ma anche un marchio dal grandissimo passato. La marca americana costruisce motociclette dal 1903 e se qualcosa manca alla sua enorme esperienza è proprio un marchio alla sua altezza che conosca alla perfezione il mercato e il motociclista europeo. Insieme possono varare programmi di espansione di gamma e di mercato con orizzonti molto vasti.
Aspettiamo con ansia e grande curiosità la prima Harley Davidson firmata da Massimo Tamburini...
Nel 1960 la Harley Davidson stipulò un accordo commerciale con la Aermacchi, fabbrica motociclistica sorta nel dopoguerra nell'ambito della riconversione produttiva della Aeronautica Macchi, celebre industria che fra i due conflitti mondiali aveva dato lustro all'aviazione italiana.
L'accordo prevedeva la vendita negli Stati Uniti, col marchio Harley Davidson, di alcuni modelli Aermacchi di piccola e media cilindrata. Erano quelli gli anni in cui le industrie motociclistiche italiane iniziavano a soffrire la concorrenza delle utilitarie a quattro ruote; molte aziende chiusero i battenti e anche la Aermacchi subì duramente la crisi, tanto che l'accordo con la Harley Davidson divenne più stretto anche dal punto di vista finanziario, finché, alla fine del 1972, la Casa americana divenne proprietaria a tutti gli effetti del marchio italiano, che però cancellò sostituendolo col suo marchio anche sui serbatoi delle moto nate a Varese.
In quel periodo la produzione di serie della Aermacchi verteva su modelli a due e a quattro tempi di elevata qualità e capaci di prestazioni elevate, ai vertici della cilindrata di appartenenza. Mancarono però gli investimenti per adeguare la produzione ai grandi mutamenti evidenziati proprio in quegli anni dal mercato e interpretati invece alla perfezione dai concorrenti giapponesi.
Così, ai grandi successi sportivi, che portarono le Harley Davidson costruite a Varese a vincere con Walter Villa ben sei titoli (quattro "conduttori" e due "marche") nel Motomondiale di velocità delle classi 250 e 350 fra il 1974 e il 1976, non fece riscontro un adeguato successo commerciale e nel 1978 la Harley Davidson vendette l'azienda italiana a Cladio e Gianfranco Castiglioni, che la rilanciarono col marchio Cagiva.
Dopo trent'anni la Harley Davidson ritorna all'antico amore italiano. L'augurio? Che si possa scrivere un giorno: "E vissero felici e contenti".
L'accordo prevedeva la vendita negli Stati Uniti, col marchio Harley Davidson, di alcuni modelli Aermacchi di piccola e media cilindrata. Erano quelli gli anni in cui le industrie motociclistiche italiane iniziavano a soffrire la concorrenza delle utilitarie a quattro ruote; molte aziende chiusero i battenti e anche la Aermacchi subì duramente la crisi, tanto che l'accordo con la Harley Davidson divenne più stretto anche dal punto di vista finanziario, finché, alla fine del 1972, la Casa americana divenne proprietaria a tutti gli effetti del marchio italiano, che però cancellò sostituendolo col suo marchio anche sui serbatoi delle moto nate a Varese.
In quel periodo la produzione di serie della Aermacchi verteva su modelli a due e a quattro tempi di elevata qualità e capaci di prestazioni elevate, ai vertici della cilindrata di appartenenza. Mancarono però gli investimenti per adeguare la produzione ai grandi mutamenti evidenziati proprio in quegli anni dal mercato e interpretati invece alla perfezione dai concorrenti giapponesi.
Così, ai grandi successi sportivi, che portarono le Harley Davidson costruite a Varese a vincere con Walter Villa ben sei titoli (quattro "conduttori" e due "marche") nel Motomondiale di velocità delle classi 250 e 350 fra il 1974 e il 1976, non fece riscontro un adeguato successo commerciale e nel 1978 la Harley Davidson vendette l'azienda italiana a Cladio e Gianfranco Castiglioni, che la rilanciarono col marchio Cagiva.
Dopo trent'anni la Harley Davidson ritorna all'antico amore italiano. L'augurio? Che si possa scrivere un giorno: "E vissero felici e contenti".
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