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Moto & Scooter
Il mito Zundapp, tra passato e...futuro
di Emanuele Vertemati
il 02/07/2008 in Moto & Scooter
In scena a Bobbio la seconda edizione del Raduno nazionale dedicato al marchio tedesco. In bella mostra 60 pezzi tra strada e regolarità. Quattro chiacchiere con Titta Tarditi, ex costruttore della AMR, sulle "nuove" Zundapp 50 e 80

Impossibile condensare in quaranta righe una storia iniziata nel 1921, con la prima moto, e chiusa inesorabilmente nel 1984, con la liquidazione "cinese" del marchio. Zunder und Apparatebau Gmbh, in breve Zundapp, nasce nel 1917 a Norimberga e attraversa un'epopea fatta di grandi numeri industriali, storie sportive e personaggi carismatici del management (come la mitica frau Mann, dedita anima e corpo con piglio teutonico all'asistenza in gara).
Epoche inarrivabili, improponibili nell'era globalizzata delle economie di scala, anche se il fattore X resta sempre la passione. La stessa con la quale Giovanni Perere, dal 1965, ha iniziato l'avventura Zundapp in Italia. Pilota e preparatore, correva con Gilera, Morini, Mv e Guzzi, ma rimase "folgorato sulla via" del due tempi. Più cavalli, più maneggevolezza. Lo Zundapp scrambler 100 4 marce, opportunamente adattato, fu il banco di prova. E il primo modello da vendere, almeno all'inizio.
Il testimone, come spesso capita, lo hanno raccolto i figli. Roberto ne è l'artefice. "La sede è sempre la stessa - racconta - a Milano, in via Porta Tenaglia, zona Arena, dove mio padre aprì la concessionaria a metà degli anni '60, fino al 1985, un anno dopo la fine del marchio". Nel segno dell' amarcord totale, dunque, poterla raccontare, per chi ha vissuto da vicino una storia così importante. Condividerla con gli appassionati resta sempre il modo migliore, poi, per riassaporare quelle emozioni.
Complici quei luoghi devoti alla regolarità classica, come Bobbio e la Val Trebbia, Roberto Perere, artefice del Registro storico (www.registrozundapp.org), ha chiamato a raccolta domenica 29 giugno una sessantina di moto, per la seconda edizione del Raduno del marchio. Con due opzioni, il giro stradale insieme a quello fuoristrada. Perchè in Italia, oltre alle Gs e alle Mc, ne sono arrivate tante di Ks, quelle stradali per intenderci. Alzi la mano chi non ha avuto uno Zundapp, o magari un Laverda LZ con motore Zundapp, nei primi anni '80: se non eri "dark" eri un paninaro, e allora era un must andare in giro con Timberland e Moncler, le cinture di El Charro comprate da Di Segni a Milano, e avere sotto il sedere uno Zundapp Ks 125 ( meglio verde acqua o al massimo grigio..). Solo così eri uno "giusto", di sicuro un figlio di papà, visto il prezzo della moto. Ma le Ks erano prodotte anche in altre cilindrate, 50 e 100, introvabili da noi, ma diffusissime in Germania e in altri paesi del Nord. Ieri, a Bobbio, di Ks ce n'erano una quindicina, tutte in ottimo stato. Insieme alle sorelle Gs, che agli appassionati del tassello fanno venire in mente i nomi più belli della regolarità, avversari famosi dei nostri piloti nei campionati europei, alle Sei Giorni o alla Valli Bergamasche.
Dal 1968, anno di avvio del campionato continentale ( il Mondiale ancora non esisteva) fino al 1981, quando classi come le classi 50 e 75 vennero accorpate nella 80, la Zundapp conquistò ben 12 titoli europei.
Leggendaria l'organizzazione ferrea del team, l'aura di mistero che aleggiava attorno ai mezzi tedeschi, alle "macchine" come si soleva definire in quell'epoca le due ruote a motore. Schmider, Hau, Brinkmann, Brandl, Kramer, Witthoft, Wolfgruber e Neumann sono i campioni che hanno dato gloria e titoli alla casa di Norimberga, antagonisti di eterne battaglie con i nostri Osvaldo Scaburri, Pietro Gagni, Pierluigi Rottigni e Gualtiero Brissoni, tanto per citarne alcuni. Un'epoca indimenticabile, quando la moto da regolarità ti serviva anche per andare al liceo, e, la domenica, per imitare le gesta dei campioni nei campetti di periferia. Nel 1977 Zundapp fa segnare il proprio record produttivo, con ben 115 mila pezzi, tra moto e ciclomotori, usciti dalla catena di montaggio. Poi, nel 1984, la chiusura, in concomitanza beffarda con il salone di Colonia. La fabbrica resta solo un luogo carico di storia e allori, pronto per essere saccheggiato dal compratore cinese.

Giambattista Tarditi, Titta per tutti, è un personaggio dell'ambiente che ha lasciato il suo segno nella regolarità. Anche lui ci ha provato, con la Amr, dotata del Sachs sette marce. "Un motore che apro e chiudo al buio ", racconta Titta, domenica a Bobbio con una delle sue "creazioni".
A Casarza Ligure, in provincia di Genova, ha un'attività di stampaggio di materie plastiche. Ma, si dirà, che c'entra con Zundapp? C'entra, eccome. Sua è la famosa replica della moto ufficiale (motore compreso) con cui Marinoni vinse alla Sei Giorni dell'Isola d'Elba, nel 1981. "Mentre stavo realizzando questa moto - ricorda - ho conosciuto il proprietario del marchio Zundapp, Otmar Muther, da cui ho avuto il marchio in esclusiva per l'Italia.
Dalle bici all'esperimento di 2 moto, "moderne – precisa - da infilare in un campionato regionale per cominciare", il passo è stato breve. Complice dell'idea di realizzare una piccola da enduro marchiata Zundapp il buon Federico Fregnan, artefice del rilancio Fantic Motor. La base su cui lavorare è un esemplare erede della storia di Barzago. "Chi più di lui, imprenditore affermato e appassionato di regolarità d'epoca poteva capirmi? Taglia e cuci, mi ha detto".
Detto, fatto. Non è una novità vista a Bobbio, beninteso, perchè di Zundapp Gs moderne ne abbiamo visto traccia in altre occasioni. L'obiettivo è una preserie di una cinquantina di pezzi. "Una ventina le ho già vendute - dice - e si tratta di una moto pronto gara".
La 50 corre tra le mani del nipote di Giorgo Grasso, che in Liguria, in quanto a mito vale come dire Gritti a Bergamo, mentre la 80 è seconda (per merito di Sandro Ferretti, secondo assoluto alla Valli Revival 2007) nel campionato dedicato a questa cilindrata, voluto da un altro personaggio dell'ambiente, Daniele Viale, imprenditore, collezionista di moto da regolarità e fortunato possessore di una Zundapp ufficiale.
"Il motore - spiega Titta – è un Minarelli, completamente rivisto come parte tecnica, frizione e lamelle comprese". Rispetto al Fantic, cambiano le geometrie del canotto di sterzo, il telaietto reggisella in alluminio e il forcellone, completamente diverso nelle misure. Niente forcella rovesciata, pesa troppo; tra gli altri dettagli preziosi, i dischi freno flottanti e le pinze ricavate dal pieno.
" E' anche un'operazione culturale – conclude Tarditi -, per far rivivere lo storico marchio, oltre che commerciale – almeno è questa la speranza". Niente grandi numeri, ma – questo sì – riproporre una moto particolare, pronto gara, per chi corre. Fa niente se chi la compra poco o nulla sa di quel marchio rosso-verde e della sua storia.
Dalle bici all'esperimento di 2 moto, "moderne – precisa - da infilare in un campionato regionale per cominciare", il passo è stato breve. Complice dell'idea di realizzare una piccola da enduro marchiata Zundapp il buon Federico Fregnan, artefice del rilancio Fantic Motor. La base su cui lavorare è un esemplare erede della storia di Barzago. "Chi più di lui, imprenditore affermato e appassionato di regolarità d'epoca poteva capirmi? Taglia e cuci, mi ha detto".
Detto, fatto. Non è una novità vista a Bobbio, beninteso, perchè di Zundapp Gs moderne ne abbiamo visto traccia in altre occasioni. L'obiettivo è una preserie di una cinquantina di pezzi. "Una ventina le ho già vendute - dice - e si tratta di una moto pronto gara".
La 50 corre tra le mani del nipote di Giorgo Grasso, che in Liguria, in quanto a mito vale come dire Gritti a Bergamo, mentre la 80 è seconda (per merito di Sandro Ferretti, secondo assoluto alla Valli Revival 2007) nel campionato dedicato a questa cilindrata, voluto da un altro personaggio dell'ambiente, Daniele Viale, imprenditore, collezionista di moto da regolarità e fortunato possessore di una Zundapp ufficiale.
"Il motore - spiega Titta – è un Minarelli, completamente rivisto come parte tecnica, frizione e lamelle comprese". Rispetto al Fantic, cambiano le geometrie del canotto di sterzo, il telaietto reggisella in alluminio e il forcellone, completamente diverso nelle misure. Niente forcella rovesciata, pesa troppo; tra gli altri dettagli preziosi, i dischi freno flottanti e le pinze ricavate dal pieno.
" E' anche un'operazione culturale – conclude Tarditi -, per far rivivere lo storico marchio, oltre che commerciale – almeno è questa la speranza". Niente grandi numeri, ma – questo sì – riproporre una moto particolare, pronto gara, per chi corre. Fa niente se chi la compra poco o nulla sa di quel marchio rosso-verde e della sua storia.
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