Moto & Scooter
Biuta: l'essenza di una special
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Una splendida realizzazione su base Ducati Multistrada: e pensare che all'inizio l'idea era quella di apportare solo poche modifiche… ma si sa, in certe cose farsi prendere la mano è un attimo!
Si chiama Biuta e non è il solito pezzo unico allestito partendo dai cataloghi dei mille produttori di parti speciali. Questa è l'essenza di una special: realizzare un proprio progetto costruendo tutti (o quasi) i componenti di propria mano. Un plauso al proprietario Carlo Roscio e a suo fratello che hanno saputo realizzare una moto bella e di elevato livello tecnico.
Non è facile riconoscere la Ducati Multistrada da cui nasce quest'opera, anche perché della moto originale è rimasto il motore bicilindrico 1000 DS, parte del telaio e il particolare serbatoio.
Non è facile riconoscere la Ducati Multistrada da cui nasce quest'opera, anche perché della moto originale è rimasto il motore bicilindrico 1000 DS, parte del telaio e il particolare serbatoio.
Dopo un accurato rodaggio, la moto di serie è stata completamente smontata, non prima di aver realizzato un comodo cavalletto da posizionare sotto il motore per rendere le operazioni più facili.
Ed ecco la prima idea: tagliare la parte posteriore del telaio in tubi d'acciaio e realizzare al suo posto un telaietto più snello in tubi di alluminio, collegato alla struttura principale attraverso alcuni supporti ricavati dal pieno impiegando un semplice trapano a colonna, un tornio e una fresa.
Ed ecco la prima idea: tagliare la parte posteriore del telaio in tubi d'acciaio e realizzare al suo posto un telaietto più snello in tubi di alluminio, collegato alla struttura principale attraverso alcuni supporti ricavati dal pieno impiegando un semplice trapano a colonna, un tornio e una fresa.
Per realizzare il telaietto è stato necessario costruire una dima artigianale per rispettare le quote originali. A questo punto viene fatto sabbiare il motore, per renderlo più racing alla vista, poi portato presso la BRS di Pavia, nelle sapienti mani di Gabriele, per poche ma mirate modifiche, come il montaggio di una frizione antisaltellamento e di un volano alleggerito. Il resto rimane di serie.
Come è fatta
È il momento di reinstallare tutto partendo dal codone e altri elementi “presi in prestito” dall’Aprilia RSV del fratello di Carlo, mentre con un semplice tubo di gomma si fantastica sull’andamento che potrebbe avere l’impianto di scarico. Prendendo il calco dal coprisella e dal gruppo ottico della RSV, viene realizzata la parte superiore del codino che ingloba anche i due fari, mantenendo il meccanismo di apertura originale Ducati per accedere al piccolo vano sottostante. Il tutto attraverso un kit della Prochima per realizzare “home made” parti in carbonio.
Si passa poi a lavorare sul serbatoio, che per la sua forma complessa, rimarrà l’originale, ma sarà chiuso con della resina nella sua parte posteriore, mentre nella parte anteriore vengono annegate (sempre nella resina) due frecce a led prese da una Wolkswagen Touran. Nel frattempo i ragazzi della Zard si mettono all’opera per costruire l’impianto di scarico 2 in 1, tutto saldato a mano, con un andamento allo stesso tempo vintage e moderno: bellissimo!
Vengono poi modificate e installate delle pedane aftermarket regolabili di derivazione Buell e un radiatore dell’olio Mocal (molto utilizzato nel campo delle auto da corsa), posizionato lateralmente, per diminuire l’impatto visivo del frontale.
Il reparto sospensioni è inedito: l’ammortizzatore è un’unità Öhlins per Honda CBR, accorciato e ritarato dagli specialisti della K-service, mentre la forcella (sempre Öhlins) è montata su piastre di sterzo in ergal marcate Style and Performance. I cerchi sono Marchesini forgiati in alluminio. Tutto l’impianto frenante è invece Beringer, con pinze a 3 pistoncini e pompa radiale (anche per la frizione).
I semimanubri sono sempre di provenienza Aprilia RSV, montati attraverso supporti realizzati ad hoc, chiusi con due tappi per il rabbocco olio motore della Yamaha R1, che consentono di arrivare ugualmente alle regolazioni. La strumentazione di serie è stata soltanto riposizionata, mentre il faro anteriore è quello della Yamaha MT-03.
Molto particolare anche la verniciatura bianco-azzurro ben accoppiata con il nero del telaio, operazione che ha comportato un nuovo completo smontaggio e rimontaggio di tutta la moto. Due anni di lavoro assiduo hanno dato i loro ottimi frutti: complimenti a Carlo e al suo “team”!
Si passa poi a lavorare sul serbatoio, che per la sua forma complessa, rimarrà l’originale, ma sarà chiuso con della resina nella sua parte posteriore, mentre nella parte anteriore vengono annegate (sempre nella resina) due frecce a led prese da una Wolkswagen Touran. Nel frattempo i ragazzi della Zard si mettono all’opera per costruire l’impianto di scarico 2 in 1, tutto saldato a mano, con un andamento allo stesso tempo vintage e moderno: bellissimo!
Vengono poi modificate e installate delle pedane aftermarket regolabili di derivazione Buell e un radiatore dell’olio Mocal (molto utilizzato nel campo delle auto da corsa), posizionato lateralmente, per diminuire l’impatto visivo del frontale.
Il reparto sospensioni è inedito: l’ammortizzatore è un’unità Öhlins per Honda CBR, accorciato e ritarato dagli specialisti della K-service, mentre la forcella (sempre Öhlins) è montata su piastre di sterzo in ergal marcate Style and Performance. I cerchi sono Marchesini forgiati in alluminio. Tutto l’impianto frenante è invece Beringer, con pinze a 3 pistoncini e pompa radiale (anche per la frizione).
I semimanubri sono sempre di provenienza Aprilia RSV, montati attraverso supporti realizzati ad hoc, chiusi con due tappi per il rabbocco olio motore della Yamaha R1, che consentono di arrivare ugualmente alle regolazioni. La strumentazione di serie è stata soltanto riposizionata, mentre il faro anteriore è quello della Yamaha MT-03.
Molto particolare anche la verniciatura bianco-azzurro ben accoppiata con il nero del telaio, operazione che ha comportato un nuovo completo smontaggio e rimontaggio di tutta la moto. Due anni di lavoro assiduo hanno dato i loro ottimi frutti: complimenti a Carlo e al suo “team”!
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