Moto & Scooter
Vincent Black Chopper
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Una special unica, realizzata cannibalizzando un mezzo raro ed esclusivo: sembrerebbe una follia, se il risultato non fosse mirabile…
Se le Vincent sono normalmente mezzi ricercati dagli appassionati, lo si deve alla rarità e alla bellezza di modelli che hanno resistito, con le loro forme, allo scorrere del tempo.
Anche per questo suona strano quando ci si imbatte in special realizzate a partire da queste prestigiose basi… figurarsi poi se la moto in oggetto è stata ottenuta addirittura cannibalizzando una di queste rare bicilindriche!
Questo bobber, costruito in bilico tra passato e futuro nell'officina della Redneck Engineering di Liberty, South Carolina (www.redneckengineering.com): è stato realizzato cannibalizzando una prestigiosa Black Lighting, senza che ciò potesse rappresentare un problema per l'appassionato che vi ha messo le mani: Mike, meccanico della Redneck, per la verità cercava una Vincent da customizzare addirittura dagli anni Settanta, ma nella sua ricerca non è mai stato fortunato.
In effetti è difficile trovare una di queste motociclette, prodotte in Inghilterra tra il '29 e il '55 e note come "le moto dei record": la Black Shadow, ad esempio, si aggiudicò il record di Bonneville nel 1948, con una velocità massima di oltre 200 km/h. Una leggenda: costruita come versione sportiva della Rapide Serie B e C, era tutta ricoperta di vernice nera.
Ma in generale tutte le Vincent-HRD erano molto belle, caratterizzate da forme slanciate e prestazioni brillanti: questi principi hanno animato la realizzazione della Black Chopper, che sfrutta un bicilindrico da 998 cc, che con i suoi 55 CV nel 1951 era il motore più potente del mercato. Il twin utilizzato è un "corsa corta" a doppio albero a camme e cambio in blocco, dotato di accensione ARD e alimentato da un carburatore Mikuni abbinato a filtro dell'aria K&N e scarichi artigianali Redneck con sistema 2 in 2.
Il motore è stato completamente ricostruito, secondo le specifiche della Lightning, da Steve Hamel di Sterling Cycle Works: tra le finiture, si è deciso di rimuovere lo strato di nero che lo ricopriva e lasciare in bella luce le sue caratteristiche con una finitura satinata argento.
Anche per questo suona strano quando ci si imbatte in special realizzate a partire da queste prestigiose basi… figurarsi poi se la moto in oggetto è stata ottenuta addirittura cannibalizzando una di queste rare bicilindriche!
Questo bobber, costruito in bilico tra passato e futuro nell'officina della Redneck Engineering di Liberty, South Carolina (www.redneckengineering.com): è stato realizzato cannibalizzando una prestigiosa Black Lighting, senza che ciò potesse rappresentare un problema per l'appassionato che vi ha messo le mani: Mike, meccanico della Redneck, per la verità cercava una Vincent da customizzare addirittura dagli anni Settanta, ma nella sua ricerca non è mai stato fortunato.
In effetti è difficile trovare una di queste motociclette, prodotte in Inghilterra tra il '29 e il '55 e note come "le moto dei record": la Black Shadow, ad esempio, si aggiudicò il record di Bonneville nel 1948, con una velocità massima di oltre 200 km/h. Una leggenda: costruita come versione sportiva della Rapide Serie B e C, era tutta ricoperta di vernice nera.
Ma in generale tutte le Vincent-HRD erano molto belle, caratterizzate da forme slanciate e prestazioni brillanti: questi principi hanno animato la realizzazione della Black Chopper, che sfrutta un bicilindrico da 998 cc, che con i suoi 55 CV nel 1951 era il motore più potente del mercato. Il twin utilizzato è un "corsa corta" a doppio albero a camme e cambio in blocco, dotato di accensione ARD e alimentato da un carburatore Mikuni abbinato a filtro dell'aria K&N e scarichi artigianali Redneck con sistema 2 in 2.
Il motore è stato completamente ricostruito, secondo le specifiche della Lightning, da Steve Hamel di Sterling Cycle Works: tra le finiture, si è deciso di rimuovere lo strato di nero che lo ricopriva e lasciare in bella luce le sue caratteristiche con una finitura satinata argento.
Ciclistica e accessori
Il cambio è rimasto quello originale marchiato Vincent, a quattro marce con frizione originale, così come l'avviamento a pedale. Il propulsore era incastonato in un telaio "a diamante": Mike ha tentato di mantenere invariato anche questo schema, utilizzando una struttura Redneck Monoshock con inclinazione del cannotto di sterzo di 50°, ma con un reparto sospensioni composto da una forcella Girdraulic realizzata da Redneck (ancorata a piastre artigianali) in luogo della Girder a braccetti originale. Rispettando la tradizione, il telaio funge anche da alloggiamento per il serbatoio dell'olio ed è strutturato in modo da sorreggere il serbatoio del carburante (realizzato artigianalmente da Redneck) e lo smilzo fender posteriore, anch'esso di fattura artigianale (abbinato a un vecchio fanalino Vincent), che oscilla laddove spiccava l'innovativo sistema Cantilever brevettato, nel 1929, proprio dall'ingegner Philip Vincent.
I cerchi sono entrambi da 18" con canale da 3" e gomme Avon: all'anteriore è stata installato un pneumatico con sezione da 120, mentre al retrotreno si trova una panciuta 150, che pur non stride con l'andamento sinuoso del mezzo. L'impianto frenante sfrutta dischi e pinze firmati Performance Machine, e ammortizzatori Progressive Suspension sia per l'anteriore sia la ruota motrice. Elevato il livello della scarsa accessoristica acquistata: laddove non poteva essere realizzata artigianalmente è stata scelta tra i migliori cataloghi di accessori aftermarket e completata da una verniciatura semplice che ha seguito un'accuratissima fase di molding, opera di Gary Strait.
Due anni e mezzo il tempo per mettere su strada questo capolavoro unico nel suo genere: non a caso, il suo valore stimato è di oltre 140.000 dollari.
I cerchi sono entrambi da 18" con canale da 3" e gomme Avon: all'anteriore è stata installato un pneumatico con sezione da 120, mentre al retrotreno si trova una panciuta 150, che pur non stride con l'andamento sinuoso del mezzo. L'impianto frenante sfrutta dischi e pinze firmati Performance Machine, e ammortizzatori Progressive Suspension sia per l'anteriore sia la ruota motrice. Elevato il livello della scarsa accessoristica acquistata: laddove non poteva essere realizzata artigianalmente è stata scelta tra i migliori cataloghi di accessori aftermarket e completata da una verniciatura semplice che ha seguito un'accuratissima fase di molding, opera di Gary Strait.
Due anni e mezzo il tempo per mettere su strada questo capolavoro unico nel suo genere: non a caso, il suo valore stimato è di oltre 140.000 dollari.
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