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Speedway Choppers LS1

il 29/12/2006 in Moto & Scooter

Da Indianapolis arriva una custom che abbina preziosismi estetici e soluzioni racing. Figlia delle corse, ha la faccia da show bike ma il cuore da drag racer…

di Daniele Massari

Ci sono aziende che fanno i chopper. Tra loro, ce ne sono alcune che fanno chopper con motori giganteschi e prestazioni folli, altre che realizzano opere bellissime ma inutilizzabili.
Ci sono, infine, aziende che si distinguono per la grande attenzione riservata alle moto in fase progettuale, che si traduce spesso in oggetti unici, di grande valore.
La Speedway Choppers di Indianapolis (www.speedwaychoppers.com) è una di queste: puntando sulla guidabilità delle sue realizzazioni e sulla cura maniacale di ogni dettaglio si è rapidamente imposta all’attenzione degli appassionati con special come la LS1, che vi mostriamo in queste pagine.

Molto aggressiva esteticamente, dotata di una linea filante, bassa e protesa in avanti, questa cruiser vanta finiture di gran pregio anche laddove l’occhio non può spingersi: “Prima facciamo bene ciò che non si vede – spiega il designer Randy Reeves - e poi passiamo a ciò che si vede”.
Reeves, che costruisce motociclette da quando aveva quindici anni e collabora con la Speedway Choppers dal 2004, incontrò proprio un paio d’anni or sono Frank Weiss, attuale proprietario dell’azienda, ex pilota di Formula Indy costretto al ritiro da un brutto incidente: il colpo di fulmine fu inevitabile e da allora i due costruiscono special in cui vengono sapientemente utilizzati criteri costruttivi propri del mondo delle corse.

Centro di gravità molto basso, copertura posteriore di dimensioni più che generose per assicurare tutto il grip necessario… indubbiamente il profilo della LS1 ricorda molto da vicino quello di una Drag Racer.
L’azienda produce e commercializza parti di ricambio per le auto della Formula Indy, e certo si vede che chi ha realizzato questa moto sapeva dove mettere le mani.
Tanto per cominciare, mentre la maggior parte dei custom builder pongono il propulsore al centro del progetto, per Reeves è il telaio a rivestire il ruolo di primadonna: così, il tubolare di acciaio al cromo-molibdeno che scende con un trave unico nella parte anteriore del motore è stato progettato in modo da ospitare anche i cablaggi e risulta particolarmente rigido e robusto. Ad esso è abbinato un forcellone posteriore monobraccio (in grado di ospitare una gomma da 300 e oscillante per mezzo di un mono ad aria) e una forcella teleidraulica inclinata di ben 43°.

Per accentuare l’effetto di pulizia stilistica al retrotreno, oltre alla scelta del monobraccio si è optato per l’installazione di un disco freno posto direttamente sul pignone e nascosto alla vista.
Certo, anche il propulsore non è stato scelto a caso: a spingere questa “belva” ci pensa un TP Engineering da 116 c.i, con carburatore Mikuni da 45 mm e scarico 2 in 1 artigianale che curva gentilmente nella direzione opposta a quella del filtro dell’aria, anch’esso firmato Speedway Choppers.
Parte essenziale di un progetto tanto elegante sono gli accessori: come il manubrio, con gli splendidi blocchetti elettrici e la strumentazione Dakota Digital integrata, o il gruppo ottico a due proiettori.

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