Moto & Scooter
Campionato regolarità gruppo 5: si parte!
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Abbiamo partecipato alla prima prova di questa stagione tra moto iperpreparate e vecchie glorie degli anni ’70, in una giornata ventosa all'insegna del tassello vintage
Morini e Gilera 4 tempi al via, con queste è facile prender penalità se non li avvii entro un minuto dalla partenza
Galliate (Novara) - “Gentlemen, start your engines”. A Indianapolis questo è l’invito dello starter, e i motori rombano. Mentre la folla pian piano ammutolisce.
Domenica 12 marzo, nel 40° anniversario della fondazione del Motoclub Galliate, ha preso il via il “circo” del gruppo 5, campionato italiano di regolarità d’epoca, ma per il pubblico, di addetti ai lavori e non, è stata una festa chiassosa, fin dalla partenza.
Galliate (Novara) - “Gentlemen, start your engines”. A Indianapolis questo è l’invito dello starter, e i motori rombano. Mentre la folla pian piano ammutolisce.
Domenica 12 marzo, nel 40° anniversario della fondazione del Motoclub Galliate, ha preso il via il “circo” del gruppo 5, campionato italiano di regolarità d’epoca, ma per il pubblico, di addetti ai lavori e non, è stata una festa chiassosa, fin dalla partenza.
Un rito consumato tra il puzzo del due tempi, le sonorità tutte originali, e particolari, dei Sachs e dei Rotax, e la classica salamella a coronamento delle fatiche di gara. Regolarità continuano a chiamarla i piloti che partecipano a questo campionato, come se fossero un mondo a parte, in sella a moto divise per classi di cilindrata e costruite fino all’anno 1975 oppure dal 1976 al 1979. Date che segnano lo spartiacque tra la regolarità “guascona” e l’enduro professionista. Oggi si ritrovano in gara, con le loro moto di allora, i campioni di quegli anni e tanti appassionati che finalmente son riusciti a realizzare il sogno di gioventù. E non sono più solo spettatori come quando guardavano a bordo fettuccia i Gritti, i Brissoni e i Signorelli. Perché, magari, quelle moto non potevano permettersele.
Piegati ma non fermati da un vento terribile, c’eravamo anche noi insieme a questi nomi, ancora in gara, che riportano alla mente i trionfi europei (che negli anni ’70 valevano un Mondiale, perché il Mondiale non esisteva). Alle 8 il consueto ritrovo per le verifiche tecniche e per l’esposizione dei mezzi al parco chiuso, alle 10 la partenza. I cinquantini con il Sachs prendono il via. Per chi ha dentro quel suono, da allora, riascoltarlo vedendo passare un Hercules, un Ancillotti o un Swm 50 è tutta poesia. Poi piano piano prendono il via i 100, poi i 125, poi i Morini e le Gilera 4tempi. A seguire le moto più recenti fino ad arrivare alle Swm o Puch 347 con il Rotax, compresi i 50 codice “moderni”.
A parte gli ex campioni, guardati ancora con venerazione, i piloti del gruppo 5 vanno sopra gli “anta” abbondantemente. Nessun ceto sociale escluso. Si ride, si scherza, eccitazione a mille, questo è il nostro giochino, dicono tutti. Fino al momento della partenza. Poi ognuno contro il cronometro e gli avversari. Nessun colpo di acceleratore escluso. Lo spirito di competizione rimane quello, anzi viene esaltato di più con l’età. Si lavora e si è seri durante tutta la settimana, ma quando c’è la gara, spariscono dalla mente famiglie e impegni quotidiani: oggi si corre e si è qui per vincere. Pardon, bella figura.
Malgrado il vento impetuoso che soffia come non mai in Val Padana. Un vento che ha messo a dura prova la pazienza degli organizzatori che hanno dovuto rimettere a posto le fettucce e ripiantare i paletti della speciale. Un’aria fredda che ti entra nelle ossa e ti costringe nei rettilinei a guidare di bolina, tutto piegato come se tu fossi in curva. Letteralmente. Mai vista una cosa del genere.
Piegati ma non fermati da un vento terribile, c’eravamo anche noi insieme a questi nomi, ancora in gara, che riportano alla mente i trionfi europei (che negli anni ’70 valevano un Mondiale, perché il Mondiale non esisteva). Alle 8 il consueto ritrovo per le verifiche tecniche e per l’esposizione dei mezzi al parco chiuso, alle 10 la partenza. I cinquantini con il Sachs prendono il via. Per chi ha dentro quel suono, da allora, riascoltarlo vedendo passare un Hercules, un Ancillotti o un Swm 50 è tutta poesia. Poi piano piano prendono il via i 100, poi i 125, poi i Morini e le Gilera 4tempi. A seguire le moto più recenti fino ad arrivare alle Swm o Puch 347 con il Rotax, compresi i 50 codice “moderni”.
A parte gli ex campioni, guardati ancora con venerazione, i piloti del gruppo 5 vanno sopra gli “anta” abbondantemente. Nessun ceto sociale escluso. Si ride, si scherza, eccitazione a mille, questo è il nostro giochino, dicono tutti. Fino al momento della partenza. Poi ognuno contro il cronometro e gli avversari. Nessun colpo di acceleratore escluso. Lo spirito di competizione rimane quello, anzi viene esaltato di più con l’età. Si lavora e si è seri durante tutta la settimana, ma quando c’è la gara, spariscono dalla mente famiglie e impegni quotidiani: oggi si corre e si è qui per vincere. Pardon, bella figura.
Malgrado il vento impetuoso che soffia come non mai in Val Padana. Un vento che ha messo a dura prova la pazienza degli organizzatori che hanno dovuto rimettere a posto le fettucce e ripiantare i paletti della speciale. Un’aria fredda che ti entra nelle ossa e ti costringe nei rettilinei a guidare di bolina, tutto piegato come se tu fossi in curva. Letteralmente. Mai vista una cosa del genere.
La gara
Inizia la gara. La mente è serena, il motore gira regolare e il terreno scivola via. Percorso facile facile. Mica roba bergamasca. In queste zone piatte di risaie le difficoltà sono ridotte al minimo. Un buon modo per rodare il motore. Curva, rettilineo poi sottobosco e si esce sulle strade bianche confinali. Mancano all’appello un paio di boschi, ma è saltato il permesso all’ultim’ora.
Incontri un tuo amico di club e prosegui in compagnia. Una “pinna” da seguire, manco fossimo due delfini liberi nel mare, non guasta; tanto per fargli capire come scalpita la tua “cavalleria”. Ti risponde con una derapata da trenta metri in curva. Libidine allo stato puro.
Ecco la prova speciale. Battiti a 160 mentre il cronometrista ti fa il segno con le dita: 5, 4, 3, 2, aumenti i giri del motore, 1, via! C’è un bel rettilineo, seconda,terza,quarta e poi ti attacchi ai freni. Non mi son fermato a respirare dopo il trasferimento, e ora mi manca l’aria. In tre minuti scarsi finisci la speciale e appena esci dalle fotocellule ti giri a guardare il tempo sul pannello luminoso, poi ti fermi a riprendere fiato. Lo spirito è giovane, ma il fisico…non segue! Scambi quattro chiacchiere, cerchi l’approvazione di chi ti sorride e commenti i tempi di quelli che escono dalla speciale dopo di te. Poi, con calma, riprendi il percorso.
Il giro prosegue e finalmente si arriva in zona controllo orario. Generalmente in queste gare si ha tutto il tempo per fermarsi, rabboccare benzina, ingrassare la catena e raccontarsi le difficoltà incontrate. Più spesso è l’occasione per prendersi in giro. Ci sono gentili signore che preparano il caffè, altre che lo correggono con un’abbondante dose di “grappa”: “Dai, così sei sicuro di far le curve storte.” Il bello di questi ritrovi competitivi è che puoi girare da un tavolo all’altro come se fosse la sagra del Gusto. Un assaggio a polenta e Gorgonzola, una Bonarda che ti fa resuscitare. E poi grigliata, pane salame e torte. Ormai si è ben carburati. Quelli contenti sono molto più contenti, quelli arrabbiati sono molto più arrabbiati e cominciano a fioccare opinioni sulla regolarità tecnica delle moto presenti. Così si viene a scoprire che l’accensione elettronica ad anticipo variabile è ormai montata da tanti (vietatissima), che un motore tedesco Sachs è bello e ariano fuori ma nasconde un animo giapponese, per non parlar di Morini-Honda, di valvole al titanio, di forcelle Marzocchi con gli interni modificati con le cartucce Ohlins. Ma questi vecchietti ne escogitano una più del diavolo per truccare, trasformare, limare oltre i limiti del regolamento motori che dovrebbero ormai godersi una meritata pensione.
Ma non c’è verso: prevale lo spirito di competizione e il desiderio di ottenere un bel risultato.
L’organizzazione perfetta dei dirigenti del motoclub Galliate, dei suoi volontari lungo il percorso hanno un peso sulla buona riuscita della manifestazione, malgrado un maledetto vento che non ha dato tregua. Bellissimo il percorso nella zona dei carri attorno alla caserma di Cameri. Chilometri e chilometri di sottobosco con continue “whoops” in terra morbida. Faccio anche i salti, mai successo.
E’ ora di classifiche, tutti col naso all’insù a leggere i tempi delle speciali. “Come sei andato?” “Mah, sono un fermo….”. E poi scopri che sei secondo assoluto. Oppure, quell’altro che dice: ”Oggi sono andato proprio forte, sono terzultimo!” Questione di punti di vista.
Per fortuna le classi son tante e si premia fino al quinto classificato, in molti tornano col trofeo: quella fatidica coppa di latta da due soldi che significa tanto. E’ il simbolo tanto sospirato. Non importa se non vale nulla: ha il valore e il sapore della gioventù che è ritornata, per un giorno, insieme alla grande Regolarità. Quando i soldi per un Swm non li avevi e facevi solo le impennate col Ciao. E già pensi a quale diavoleria escogitare per il prossimo appuntamento: 2 aprile, Arezzo.
Incontri un tuo amico di club e prosegui in compagnia. Una “pinna” da seguire, manco fossimo due delfini liberi nel mare, non guasta; tanto per fargli capire come scalpita la tua “cavalleria”. Ti risponde con una derapata da trenta metri in curva. Libidine allo stato puro.
Ecco la prova speciale. Battiti a 160 mentre il cronometrista ti fa il segno con le dita: 5, 4, 3, 2, aumenti i giri del motore, 1, via! C’è un bel rettilineo, seconda,terza,quarta e poi ti attacchi ai freni. Non mi son fermato a respirare dopo il trasferimento, e ora mi manca l’aria. In tre minuti scarsi finisci la speciale e appena esci dalle fotocellule ti giri a guardare il tempo sul pannello luminoso, poi ti fermi a riprendere fiato. Lo spirito è giovane, ma il fisico…non segue! Scambi quattro chiacchiere, cerchi l’approvazione di chi ti sorride e commenti i tempi di quelli che escono dalla speciale dopo di te. Poi, con calma, riprendi il percorso.
Il giro prosegue e finalmente si arriva in zona controllo orario. Generalmente in queste gare si ha tutto il tempo per fermarsi, rabboccare benzina, ingrassare la catena e raccontarsi le difficoltà incontrate. Più spesso è l’occasione per prendersi in giro. Ci sono gentili signore che preparano il caffè, altre che lo correggono con un’abbondante dose di “grappa”: “Dai, così sei sicuro di far le curve storte.” Il bello di questi ritrovi competitivi è che puoi girare da un tavolo all’altro come se fosse la sagra del Gusto. Un assaggio a polenta e Gorgonzola, una Bonarda che ti fa resuscitare. E poi grigliata, pane salame e torte. Ormai si è ben carburati. Quelli contenti sono molto più contenti, quelli arrabbiati sono molto più arrabbiati e cominciano a fioccare opinioni sulla regolarità tecnica delle moto presenti. Così si viene a scoprire che l’accensione elettronica ad anticipo variabile è ormai montata da tanti (vietatissima), che un motore tedesco Sachs è bello e ariano fuori ma nasconde un animo giapponese, per non parlar di Morini-Honda, di valvole al titanio, di forcelle Marzocchi con gli interni modificati con le cartucce Ohlins. Ma questi vecchietti ne escogitano una più del diavolo per truccare, trasformare, limare oltre i limiti del regolamento motori che dovrebbero ormai godersi una meritata pensione.
Ma non c’è verso: prevale lo spirito di competizione e il desiderio di ottenere un bel risultato.
L’organizzazione perfetta dei dirigenti del motoclub Galliate, dei suoi volontari lungo il percorso hanno un peso sulla buona riuscita della manifestazione, malgrado un maledetto vento che non ha dato tregua. Bellissimo il percorso nella zona dei carri attorno alla caserma di Cameri. Chilometri e chilometri di sottobosco con continue “whoops” in terra morbida. Faccio anche i salti, mai successo.
E’ ora di classifiche, tutti col naso all’insù a leggere i tempi delle speciali. “Come sei andato?” “Mah, sono un fermo….”. E poi scopri che sei secondo assoluto. Oppure, quell’altro che dice: ”Oggi sono andato proprio forte, sono terzultimo!” Questione di punti di vista.
Per fortuna le classi son tante e si premia fino al quinto classificato, in molti tornano col trofeo: quella fatidica coppa di latta da due soldi che significa tanto. E’ il simbolo tanto sospirato. Non importa se non vale nulla: ha il valore e il sapore della gioventù che è ritornata, per un giorno, insieme alla grande Regolarità. Quando i soldi per un Swm non li avevi e facevi solo le impennate col Ciao. E già pensi a quale diavoleria escogitare per il prossimo appuntamento: 2 aprile, Arezzo.
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