Moto & Scooter
In pista a Sepang con la Honda RS250RW di Pedrosa
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La fantastica pista Malese a disposizione e la 250 Campione del Mondo “nostra” per cinque giri. Un onore che ci ha fatto scoprire un mezzo incredibile, che non ha paragoni quanto a maneggevolezza e reattività
di Andrea Padovani
“Ma come faremo a starci, lì sopra?” È la prima domanda che ci poniamo accarezzando con lo sguardo la Honda RSW250 Campione del Mondo negli ultimi due anni con Daniel Pedrosa. È effettivamente ritagliata sulle misure del fantino spagnolo. “Dovremo adattarci” ci rispondiamo. La bicilindrica due tempi sarà infatti nostra per qualche giro sul tecnico impianto di Sepang in Malesia.
“Ma come faremo a starci, lì sopra?” È la prima domanda che ci poniamo accarezzando con lo sguardo la Honda RSW250 Campione del Mondo negli ultimi due anni con Daniel Pedrosa. È effettivamente ritagliata sulle misure del fantino spagnolo. “Dovremo adattarci” ci rispondiamo. La bicilindrica due tempi sarà infatti nostra per qualche giro sul tecnico impianto di Sepang in Malesia.
Abbiamo comunque qualche minuto di tempo per osservarla, per ammirarla da vicino. Anche se ormai si tratta di un progetto che ha qualche anno sulle spalle la moto è ancora splendida ed efficacissima. Lo dimostrano i titoli conquistati e il dominio assoluto di questi ultimi anni.
La RSW è muta sulla corsia dei box, sorretta da un meccanico. Ci avviciniamo e saliamo (o meglio scendiamo, vista l’altezza) in sella: lei letteralmente scompare, sembra immateriale da tanto è leggera e contenuta negli ingombri. Raccogliamo gli arti come dei fachiri e il meccanico inizia a spingere.
Pochi metri, rilasciamo con decisione la frizione e il due tempi inizia a cantare con quel tipico suono metallico e secco. Il pensiero corre subito all’erogazione appuntita che da sempre contraddistingue i motori ad elevatissime prestazioni di questo tipo. Ma non è il caso di questa Honda. Anche ai medi sembra rispondere con generosità, così non occorre frizionare per partire. A parte le dimensioni la 250 fila che è un piacere, almeno fino a quando non arriva il momento di svoltare.
Ancora stiamo pensando alla traiettoria da impostare che lei già sta puntando la corda. Mai ci è capitato di provare un mezzo tanto reattivo e rapido nell’eseguire gli ordini. Affrontiamo con calma le prime curve e ci imponiamo di ritarare tutti i nostri parametri. La moto è realmente un fulmine e percorriamo il primo giro correggendo spesso la traiettoria impostata. Non è facile prendere le misure con tanta maneggevolezza.
Fatta solo per Daniel?
La RSW è rapida ma tutt’altro che nervosa: va capita e gestita e, sembrerà banale, va usata come una moto da corsa con manovre decise ed esperte. Aumentando progressivamente il ritmo e la velocità ci accorgiamo che la superba reattività diviene un’arma micidiale che si accompagna a una stabilità a centro curva da far urlare di piacere.
Imprechiamo ancora una volta contro madre natura per aver fatto Pedrosa tanto piccolo...o noi tanto alti: in sella facciamo una gran fatica a muoverci tanto che nei cambi di direzione siamo sempre un tantino in ritardo rispetto alla moto. Ma Pedrosa, oltre che piccolo, è pure maledettamente leggero: e i nostri 20 kg in più si fanno sentire a livello di sospensioni, soprattutto in staccata. Il doppio disco anteriore è infatti micidiale quanto a potenza e modulabilità e la forcella entra più di una volta in crisi a causa del peso, sollevando in maniera troppo repentina la ruota posteriore.
Ci adattiamo, lasciando correre un po’ più la moto in curva esattamente come farebbe il Campione del Mondo…o quasi!
Stupefacente il temperamento del propulsore: dimenticate i vecchi, scorbutici due tempi. Il bicilindrico Honda, si lascia (incredibilmente) usare anche ai medi regimi. Più di una volta ci è capitato di entrare in curva con una marcia in più del dovuto senza riscontrare il minimo problema; basta spalancare e lui, con pazienza e potenza, porta fuori dalla curva dolcemente.
Il bello naturalmente arriva agli alti: la RSW inizia a fare sul serio dopo i 9.000 giri, anche se la vera libidine giunge dopo gli 11.000 fino all’intervento del led per il cambio marcia, a quota 13.400. Sfruttarlo tutto, tra una curva e l’altra, è un piacere più che un problema, anche perché gli oltre 90 CV a disposizione (dichiarati, ma secondo indiscrezioni sarebbero più di 100 quelli reali) non mettono mai in difficoltà. Il problema vero è accucciarsi dietro il cupolino. Ma quanto è piccola questa moto?
Imprechiamo ancora una volta contro madre natura per aver fatto Pedrosa tanto piccolo...o noi tanto alti: in sella facciamo una gran fatica a muoverci tanto che nei cambi di direzione siamo sempre un tantino in ritardo rispetto alla moto. Ma Pedrosa, oltre che piccolo, è pure maledettamente leggero: e i nostri 20 kg in più si fanno sentire a livello di sospensioni, soprattutto in staccata. Il doppio disco anteriore è infatti micidiale quanto a potenza e modulabilità e la forcella entra più di una volta in crisi a causa del peso, sollevando in maniera troppo repentina la ruota posteriore.
Ci adattiamo, lasciando correre un po’ più la moto in curva esattamente come farebbe il Campione del Mondo…o quasi!
Stupefacente il temperamento del propulsore: dimenticate i vecchi, scorbutici due tempi. Il bicilindrico Honda, si lascia (incredibilmente) usare anche ai medi regimi. Più di una volta ci è capitato di entrare in curva con una marcia in più del dovuto senza riscontrare il minimo problema; basta spalancare e lui, con pazienza e potenza, porta fuori dalla curva dolcemente.
Il bello naturalmente arriva agli alti: la RSW inizia a fare sul serio dopo i 9.000 giri, anche se la vera libidine giunge dopo gli 11.000 fino all’intervento del led per il cambio marcia, a quota 13.400. Sfruttarlo tutto, tra una curva e l’altra, è un piacere più che un problema, anche perché gli oltre 90 CV a disposizione (dichiarati, ma secondo indiscrezioni sarebbero più di 100 quelli reali) non mettono mai in difficoltà. Il problema vero è accucciarsi dietro il cupolino. Ma quanto è piccola questa moto?
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