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È scomparso Umberto Todero

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Disegnatore tecnico, poi responsabile del reparto corse, quindi progettista, dopo sessantasei anni di attività nello stabilimento di Mandello del Lario era diventato la memoria storica dell’azienda e una figura carismatica rispettata e amata da tutto il m

Umberto Todero a fianco della 500 otto cilindri del 1957 nel museo della Moto Guzzi

Un comunicato della Moto Guzzi annuncia la morte per malattia, a 82 anni, di Umberto Todero, uno dei personaggi che appartengono alla storia della Casa di Mandello del Lario e che in buona parte l’hanno costruita. Todero infatti, assunto nel 1939 come disegnatore industriale e diventato nel dopoguerra responsabile del reparto corse alle dipendenze dell’ingegner Carcano, aveva seguito in prima persona tutte le vicende, fino a quelle odierne, della Moto Guzzi, divenendo una figura carismatica in cui si rispecchiava, anche per l’assoluta lucidità intellettuale che l’ha accompagnato fino alla fine, il passato di una grande e gloriosa azienda.

Sempre disponibile a raccontare le proprie indimenticabili esperienze, recentemente Umberto Todero aveva scritto di suo pugno una pagina di note e di sentimenti sui 66 anni trascorsi alla Moto Guzzi. La riportiamo integralmente pensando che meglio di qualsiasi nostro pensiero possano commemorare questo protagonista del nostro mondo.
Il funerale di Todero avrà luogo mercoledì 2 marzo alle ore 10.00, presso la Parrocchia S. Lorenzo di Mandello del Lario.

“Ricordo ancora oggi con una certa emozione, il mio primo giorno di lavoro in Moto Guzzi, con la mia mano tremante nel porre la firma sul documento di conferma dell’assunzione.
Era il 6 marzo 1939. Da allora sono passati molti anni, 65 per l’esattezza, e io mi trovo ancora presente tra le mura della Moto Guzzi a Mandello del Lario, orgoglioso di avere legato il mio nome ad un Marchio, che ha saputo sostenere il nome dell’Italia, nel corso di oltre ottant’anni di storia, sia nel campo del lavoro che in quello dello sport.
Finite le scuole, e dopo essermi diplomato presso la Scuola d’Arte ad indirizzo industriale in Friuli, dove risiedevo con la mia famiglia, mi fu offerto un posto di lavoro a Lecco, presso la Filiale Fiat. Accettai quell’offerta, e quindi fui costretto a trasferirmi a Lecco, dove abitavano i miei zii.
Accettai quel posto di lavoro, poiché non mi precludeva la possibilità di continuare, seppur in privato, i miei studi. Fu così che, dovendo sottostare ad un periodo di residenza di tre mesi, obbligatorio per quei tempi, prima di ottenere il nulla osta all’assunzione, ebbi la possibilità di un colloquio alla Moto Guzzi, presentandomi con una domanda di lavoro.
La sorte mi favorì, e dopo pochi giorni ebbe inizio la mia lunga storia legata alla Moto Guzzi.
Nel corso di tanti anni, operando sempre in attività tecniche, passai a mansioni e posizioni sempre di maggiore responsabilità. Iniziai nel 1939 con semplici lavori di disegno di particolari, attinenti la costruzione del motociclo “Alce”, allora in fase di studio e di realizzazione; continuai poi con lo sviluppo del “Trialce” e per finire, sempre con prodotti militari, venni impiegato a realizzare un motore “fisso industriale” da utilizzare per formare gruppi elettrogeni o motocompressori in uso alla Marina Militare. Quanto detto, fece parte essenziale dell’attività da me svolta in Moto Guzzi, prima della guerra”.
Nel dopoguerra

“Al termine della guerra, fui impiegato nell’aggiornamento e nel rinnovo di motocicli già in produzione nell’anteguerra, partecipai con studi riguardanti principalmente sistemi di sospensione, impianti frenanti, cambi di velocità ed altro ancora, dovendo nel contempo suddividere lavoro d’ufficio con lavoro d’officina, rivolto alla sperimentazione di quanto in precedenza veniva studiato. Fu proprio questo, il periodo in cui mi affermai nei lavori di progettazione e di aiuto al Comm. Carlo Guzzi.
Nel 1948 la mia carriera subì una svolta importante. Venni, infatti, affidato alle dipendenze dell’Ing. Giulio Cesare Carcano, geniale progettista della Otto Cilindri e del motore bicilindrico a V di 90°, che rappresenta ancora oggi il simbolo della Moto Guzzi. L’Ing. Carcano, allora Direttore dell’Ufficio Esperimenti e Studi, era incaricato di gestire anche la progettazione e le prove delle moto da corsa. Incominciai così, sotto la guida di colui che fu il mio vero e grande maestro, il lavoro di progettazione di nuovi motocicli da corsa, che portarono ai primi veri confronti delle Moto Guzzi con la concorrenza, in gare nazionali ed internazionali.
Nel 1951 venni nominato Vice Capo Reparto Corse, e gli anni che seguirono furono quelli della mia maggiore responsabilità nell’ambito del Reparto Corse. Oltre al lavoro di progettazione, dovetti assecondare al lavoro di diretto gestore del reparto corse, e quindi ancora di più, adoperarmi in nuove mansioni legate al mondo delle competizioni. Le fatiche, le preoccupazioni e le emozioni vissute nell’arco di quegli anni, sono per me indimenticabili.
Finita l’esperienza al Reparto Corse, nel 1957, continuai la mia attività sempre sotto la direzione dell’Ing. Carcano, con il quale contribuii a realizzare nuovi prodotti, tra i quali vorrei ricordare lo Stornello, nelle versioni Turismo e Sport, ai quali seguirono la V7 e il motore bicilindrico a V. Dopo la scomparsa dei Soci Fondatori, Giorgio Parodi nel 1955 e Carlo Guzzi nel 1964, la Moto Guzzi passò di proprietà in proprietà, con tanti problemi da risolvere e conseguentemente con diversi sistemi organizzativi.
Con tutti i cambiamenti vissuti, la mia posizione rimase inalterata e anche i miei compiti come Capo Servizio Progetti rimasero gli stessi. Continuai, in particolare, a mantenere collegamenti con gli uffici del Ministero dei Trasporti e con l’Associazione dei Costruttori. Con questi “gruppi di lavoro” collaborai negli anni settanta all’estensione di norme riguardanti l’inquinamento atmosferico su temi proposti dal Ministero dei Trasporti italiano, della CEE e dell’ONU tramite l’ISO. Fu questo un lavoro molto importante e impegnativo per la ricerca e la sperimentazione.
Proprio negli anni Settanta, ed esattamente nel 1975, devo ricordare un grande e inaspettato riconoscimento che mi giunse dal Ministero del Lavoro, un telegramma, poi seguito dal Decreto del Presidente della Repubblica, mi annunciava l’assegnazione della Stella al Merito del Lavoro, con il titolo di Maestro del Lavoro. Attraverso il mio lavoro, svolto in tutti questi anni con una passione e una dedizione infinite, ho sempre ottenuto soddisfazioni e riconoscimenti, motivo per cui mi sento davvero orgoglioso d’aver contribuito unitamente a tanti colleghi alle migliori fortune della Moto Guzzi, e alla quale auguro un futuro in continuo crescendo e ricco di nuovi successi”.
Umberto Todero a fianco della 500 otto cilindri del 1957 nel museo della Moto Guzzi

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