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Moto & Scooter

Moto Guzzi Daytona 1000 i.e. Special

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Dalla Toscana, una stradale che non teme il passare degli anni ed anzi mescola insieme tradizione e futuro. Per non passare inosservati, ma soprattutto per godere il piacere di una guida tutta italiana…

Paolo Petroni in posa con la sua creatura
testo e foto di Daniele Massari Sinuosa come una splendida donna. Italiana d’accento e di lineamenti. Con una voce profonda, sensuale ma forte. Curve che sembrano ricalcare quelle dell’appennino toscano, su cui chissà quante volte Paolo Petroni, il suo proprietario, si è lasciato andare alla voglia di spalancare il gas tra un tornante e l’altro.



Lei è una Moto Guzzi Daytona 1000 i.e., o almeno lo era finché Paolo, un giovane e talentuoso appassionato di Lucca, non ne è entrato in possesso. Paolo, insieme al suo amico Vinicio Lucchesi (titolare della Stec, che ha messo a disposizione i macchinari per la lavorazione dei pezzi) non ha resistito alla tentazione di svecchiare le forme un po’ troppo pesanti della sportiva di Mandello del Lario, l’ha guardata e riguardata da tutte le angolazioni e infine ha deciso di spogliarla completamente e ripartire da zero.



E’ così che ha raggiunto un risultato come quello che vi mostriamo: un mezzo dal look radicale e dalle soluzioni originali, in grado di lasciare a bocca aperta i passanti, far morire di invidia gli amici al bar e togliersi delle belle soddisfazioni su strada.
La linea è filante ed aerodinamica: azzeccata commistione di citazioni stilistiche retrò ed Hi-Tech, con una coppia di proiettori sovrapposti nella superficie di un ampio cupolino, che fa il verso alle carenature a campana di un tempo. La livrea, quella non poteva che essere verde Guzzi
Le sovrastrutture si protendono senza interruzioni dal cupolino sino all’estremità del codone: un’unica superficie liscia e sensuale, realizzata artigianalmente in vetroresina e modellata a mano (ma il serbatoio, sotto il “vestito”, è in alluminio), si posa su una meccanica Guzzi Daytona 1000 i.e. prima serie: quella monoposto, per intenderci, spinta dal più spinto dei motori che vennero scelti per questo modello.

L’attillato vestito si inarca come la schiena di un animale selvatico nel punto in cui si uniscono telaio e struttura reggisella (anch’essa artigianale), e termina nel sinuoso codone con i due piani di seduta separati ed il gruppo ottico integrato: per realizzarlo, Paolo ha usato il fanale posteriore di una Land Rover e gli indicatori di direzione di una Fiat Punto.

L’elenco delle parti realizzate ad hoc da Paolo e Vinicio non termina qui: il portatarga in alluminio, di gusto teutonico, si dirama a sbalzo dal perno ruota e funge anche da parafango posteriore, mentre la doppia sella a filo, sagomata con maestria, quasi non si distingue dal codone.
Sul serbatoio, impreziosito da una pregiata aerografia che reca il logo dell’Ace Cafe London sulla fascia nera che lo percorre, campeggia il bel tappo in alluminio old style, sottratto ad una Fiat Coupè; poco più avanti, sulla piastra di sterzo originale, troviamo una coppia di semimanubri artigianali ed uno specchietto retrovisore installato all’estremità del contrappeso, e realizzato anch’esso a mano.
Dal punto di vista meccanico sono poche le modifiche apportate alla già prestante base della Daytona, dotata di testate a quattro valvole per cilindro ed alimentazione ad iniezione elettronica.
Proprio a tal proposito, segnaliamo la lucidatura e riverniciatura dei coperchi delle teste, che ora sono neri, e l’adozione di una nuova mappatura per la centralina elettronica, più adatta al nuovo carattere del mezzo: carattere che deriva dall’adozione di un rapporto di trasmissione finale più lungo (per migliorare le doti di ripresa), ma anche dalla configurazione del nuovo impianto di scarico 2 in 1, composto da due collettori nuovi in acciaio abbinati ad un terminale artigianale disposto dietro il basamento del motore e lasciato libero di esprimere in tutta la sua brutalità il ruggito di questa feroce, originalissima special.

Paolo Petroni in posa con la sua creatura

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