Moto & Scooter
GSX-R 600: la conferma
L’abbiamo portata dove l’agilità è tutto, il piccolo circuito piemontese di Lombardore. Abbiamo avuto la conferma di una moto dalla ciclistica eccellente
Misano è un’altra cosa: curvoni “da pelo” e un paio di rettilinei dove con una moto del genere puoi buttar dentro tre o quattro marce (tutte, in quello prima del Tramonto) e farti un’idea dell’effetto che fanno le staccatone da Supersport. Ecco: Lombardore no. Il piccolo circuito nei dintorni di Volpiano, nel Torinese, è lungo poco più di un chilometro ed è tortuosissimo. Una sportiva d’attacco come la Suzuki GSX-R 600 qui gira prevalentemente in seconda, volendo si può appoggiare la terza a ridosso della doppia curva più larga a destra, in modo da far scorrere meglio la moto con meno freno motore.
A Lombardore trovate, nei giorni infrasettimanali, un piccolo esercito eterogeneo. C’è l’ingegnere cinquantenne della Fiat che si prende il pomeriggio di ferie per venire a sfogare lo stress in sella alla VFR, e c’è il Mazinga in R1 kittatissima con su le slick da 16,5 su cerchi in magnesio, che non manca un giorno e si fa cronometrare dall’amico. La maggioranza però sta nel mezzo: seicentisti con moto di serie (“gixer” e R6 sono gettonatissime), motociclisti nella media con un sano carico di voglia di divertirsi senza far gli scemi su strada.
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Il bello di qui è che, indipendentemente dal tuo passo, devi piegare tanto: è bello per noi che veniamo a far le foto ed è bello per chi ha appena speso mezzo stipendio per le Supercorsa e vuole giustificare l’acquisto. Tra le quattro cilindri carenate, la GSX-R è la moto ideale con cui girare qui: il motore ha un tiro discreto anche in basso, meglio di altre seicento. Ma è soprattutto la ciclistica a dar subito confidenza: vediamo perché.
Che bello qui! Entri, fai venti metri e c’è subito un ferro di cavallo. Sì, ma non esageriamo con l’entusiasmo, che qui può fare brutti scherzi: anche se sono curve lente ci vuole cautela, le gomme sono fredde. Per fortuna la GSX-R monta delle Bridgestone (le BT014) molto performanti: si scaldano in fretta, garantiscono un grip notevole e costante, e soprattutto avvertono in largo anticipo prima di mollare. Insomma un bonus di sicurezza che ci consente di fare un paio di giri a passo sveltino senza rischiare nulla, prima di cominciare a darci dentro.
L’asfalto su questo tracciato nasconde un paio d’insidie: la prima è una crepa lunga e profonda proprio in uscita dalla prima curva, la seconda è una zona con delle “toppe” in mezzo all’ultima curva a destra, proprio dal capo opposto del circuito. Quindi bisogna stare ancora più attenti a prendere le misure.
Decidiamo di fare un intero turno in terza: 46-48 secondi al giro, un passo discreto considerando che il quattro cilindri Suzuki spinge la lancetta sempre nella parte medio-bassa del contagiri. A queste velocità il telaio non si sogna lontanamente di flettere in piega. Il comportamento della moto è piacevolmente neutro: la seicento più simile è la CBR RR, ma in sella la piccola gixer è più comoda, in assoluto la Supersport meno faticosa (escludendo la Triumph Daytona, che però ha prestazioni decisamente inferiori e un peso superiore).
Nel secondo turno mettiamo un impegno diverso: portiamo il motore al limitatore in seconda nei brevi rettilinei (130 km/h circa) divertendoci a ritardare sempre di più le staccate. I freni sono potentissimi e omogenei nell’azione, proprio come ricordavamo.
È un signor impianto, con pinze e pompa radiali. Certo, quando si esagera il posteriore si alleggerisce un po’ e la ruota pattina, ma è una reazione prevedibile, e si può correggere con qualche clic in compressione alla forcella. Più raramente accade che si inneschi un saltellamento in staccata, un fenomeno più antipatico da gestire.
In conclusione, anche qui la GSX-R si è confermata una gran motocicletta, pur essendo la meno costosa della propria categoria. Potente, rapida nei cambi di direzione, stabile e rassicurante in piega e in frenata, la Supersport di Hamamatsu ci è parsa ancora una volta scevra da veri difetti.
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