Moto & Scooter
Yamaha MT-01: effetti speciali
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Stupire è d’obbligo, e la Casa di Iwata è sicura di averlo fatto con questo modello, che si propone come una nuova interpretazione della moto sportiva. La filosofia ispiratrice non è nuova, ma la tecnica è di assoluta avanguardia
di Luigi Rivola
In occasione del lancio ufficiale della MT-01, la Yamaha ha parlato di “Sensazioni sublimi” ed ha celebrato l’inventiva dei propri tecnici e la lungimiranza dei propri stilisti. Insomma, ad Iwata sono proprio soddisfatti della loro nuova creatura e la ritengono veramente unica e innovativa. E’ motivato tanto orgoglio?
La MT-01 è certamente una proposta nuova, anche se non inedita, visto che proprio la Yamaha ha ancora in catalogo la V-Max, la cui filosofia è, se non identica, almeno molto vicina a quella della MT-01.
In occasione del lancio ufficiale della MT-01, la Yamaha ha parlato di “Sensazioni sublimi” ed ha celebrato l’inventiva dei propri tecnici e la lungimiranza dei propri stilisti. Insomma, ad Iwata sono proprio soddisfatti della loro nuova creatura e la ritengono veramente unica e innovativa. E’ motivato tanto orgoglio?
La MT-01 è certamente una proposta nuova, anche se non inedita, visto che proprio la Yamaha ha ancora in catalogo la V-Max, la cui filosofia è, se non identica, almeno molto vicina a quella della MT-01.
Entrambe si rivolgono a chi cerca una moto appariscente, con la potenza e soprattutto la coppia di un’auto sportiva americana di sei litri, con una ciclistica di impostazione spiccatamente sportiva, ma non da pista, con una personalità che rispecchi quella che il pilota ha, o vorrebbe avere.
In questo senso la MT-01 non può certamente essere presentata come rivoluzionaria: diverse sono infatti le Case che fanno proposte originali a motociclisti con simili inclinazioni. Ma la MT-01 è una moto giapponese, e la vera essenza di questo modello non è quindi nella novità della sua proposta estetica, bensì – e non c’è da meravigliarsene – in quella tecnica.
Per la Yamaha la MT-01 non è una café racer, né una naked, ma una particolare interpretazione della moto sportiva stradale, e pone in risalto il fatto che sia la prima sportiva con motore bicilindrico di 1700 cc a V longitudinale con distribuzione ad aste e bilancieri, un motore adottato – a dire della Casa costruttrice – proprio per le sue doti uniche di coppia e di fluidità di erogazione, grazie anche all’alimentazione ad iniezione elettronica.
Le “sensazioni sublimi”, cui abbiamo accennato, deriverebbero da questa “sportività diversa”, e sarebbero percepibili aprendo il gas in uscita dalle curve lente. Per ora ci limitiamo a parlarne. Presto il sublime sarà anche alla nostra e vostra portata per una verifica concreta.
In questo senso la MT-01 non può certamente essere presentata come rivoluzionaria: diverse sono infatti le Case che fanno proposte originali a motociclisti con simili inclinazioni. Ma la MT-01 è una moto giapponese, e la vera essenza di questo modello non è quindi nella novità della sua proposta estetica, bensì – e non c’è da meravigliarsene – in quella tecnica.
Per la Yamaha la MT-01 non è una café racer, né una naked, ma una particolare interpretazione della moto sportiva stradale, e pone in risalto il fatto che sia la prima sportiva con motore bicilindrico di 1700 cc a V longitudinale con distribuzione ad aste e bilancieri, un motore adottato – a dire della Casa costruttrice – proprio per le sue doti uniche di coppia e di fluidità di erogazione, grazie anche all’alimentazione ad iniezione elettronica.
Le “sensazioni sublimi”, cui abbiamo accennato, deriverebbero da questa “sportività diversa”, e sarebbero percepibili aprendo il gas in uscita dalle curve lente. Per ora ci limitiamo a parlarne. Presto il sublime sarà anche alla nostra e vostra portata per una verifica concreta.
Una coppia infinita
Il motore a corsa lunga è un generoso erogatore di coppia. Un motore di grande capacità a corsa lunga è un mostruoso erogatore di coppia. Basandosi su questo presupposto tecnico, la Yamaha ha equipaggiato la MT-01 col bicilindrico a V longitudinale di 48°, 1670 cc, della Royal Star Warrior: cilindrata unitaria di oltre 800 cc con misure di alesaggio e corsa di 97 x 113 mm. La controindicazione dei grossi bicilindrici in un’ottica sportiva sta soprattutto nell’altezza smodata del propulsore, che oltre ad elevare il baricentro, limita la libertà d’azione del telaista, dello stilista, sacrificando anche l’aerodinamica. Nel caso specifico, l’altezza del motore era contenuta all’origine, disponendo della distribuzione ad aste e bilancieri ed essendo assente di conseguenza l’ingombrante castelletto di una distribuzione monoalbero o bialbero in testa.
Per esaltare le caratteristiche di sportività di questo motore, concepito inizialmente per più tranquille applicazioni, la Yamaha si è posta l’obiettivo dell’incremento di prestazioni, della diminuzione di peso e di una maggior rigidità del carter. Ciò ha portato i tecnici a una revisione totale del propulsore, i cui componenti sono stati rinnovati al 90%.
In particolare è stato ridisegnato l’albero a camme puntando ad un diagramma di distribuzione che privilegiasse il raggiungimento del picco di coppia ad un regime molto basso e per un prolungato arco di utilizzo. L’iniezione elettronica è dotata di iniettori a 12 fori anziché 4; il sistema di scarico, in titanio, adotta la valvola ex-up per un’ulteriore valorizzazione della coppia motrice; l’albero motore è stato alleggerito di 2 kg in modo da assicurare una più pronta risposta all’acceleratore; il diametro dell’alloggiamento del cuscinetto della testa di biella è stato portato da 53 a 57 mm; il serbatoio dell’olio, separato, è stato collocato anteriormente al motore così da trovarsi nelle migliori condizioni di raffreddamento.
Il risultato più eclatante dal punto di vista tecnico lo ha rilevato la bilancia: al termine della “cura”, il motore ha perso la bellezza di 20 kg rispetto alla versione originale. La potenza espressa non è “numericamente” impressionante: 90 CV, ma a soli 4750 giri, il che ne fa un vero e proprio caterpillar!. Impressionante invece la coppia: 15,3 kgm a 3750 giri... a cosa servono cinque marce?
Per esaltare le caratteristiche di sportività di questo motore, concepito inizialmente per più tranquille applicazioni, la Yamaha si è posta l’obiettivo dell’incremento di prestazioni, della diminuzione di peso e di una maggior rigidità del carter. Ciò ha portato i tecnici a una revisione totale del propulsore, i cui componenti sono stati rinnovati al 90%.
In particolare è stato ridisegnato l’albero a camme puntando ad un diagramma di distribuzione che privilegiasse il raggiungimento del picco di coppia ad un regime molto basso e per un prolungato arco di utilizzo. L’iniezione elettronica è dotata di iniettori a 12 fori anziché 4; il sistema di scarico, in titanio, adotta la valvola ex-up per un’ulteriore valorizzazione della coppia motrice; l’albero motore è stato alleggerito di 2 kg in modo da assicurare una più pronta risposta all’acceleratore; il diametro dell’alloggiamento del cuscinetto della testa di biella è stato portato da 53 a 57 mm; il serbatoio dell’olio, separato, è stato collocato anteriormente al motore così da trovarsi nelle migliori condizioni di raffreddamento.
Il risultato più eclatante dal punto di vista tecnico lo ha rilevato la bilancia: al termine della “cura”, il motore ha perso la bellezza di 20 kg rispetto alla versione originale. La potenza espressa non è “numericamente” impressionante: 90 CV, ma a soli 4750 giri, il che ne fa un vero e proprio caterpillar!. Impressionante invece la coppia: 15,3 kgm a 3750 giri... a cosa servono cinque marce?
Ciclistica da ipersportiva
Il motore in una moto sportiva ha un ruolo fondamentale anche per la tenuta di strada e la maneggevolezza. Per questo motivo sulla MT-01 il grosso bicilindrico è stato fissato al telaio aggiungendo nuovi attacchi alle teste dei cilindri e provvedendo ad irrigidirlo con un rinforzi nella parte inferiore.
Volendo che il massiccio propulsore mantenesse intatta tutta la sua prorompente aggressività anche estetica, la Yamaha ha optato per un telaio in alluminio costruito secondo l’evoluta tecnologia “Controlled-Filling die cast”, che consente al progettista grande libertà di conformazione della struttura garantendo sempre la necessaria robustezza e rigidità e il minimo peso.
Il telaio realizzato per la MT-01 è composto da due soli elementi in alluminio pressofuso uniti mediante bulloni nella zona del cannotto di sterzo e del perno del forcellone; quest’ultimo, molto simile a quello della YZF R1, è stato progettato sulla base delle più recenti esperienze condotte sui modelli ipersportivi della Casa di Iwata. Entrambe le sospensioni sono completamente regolabili; quella anteriore è costituita da una forcella upside-down di impostazione prettamente sportiva; il freno anteriore a doppio disco Brembo di 320 mm ha pinze e pompa radiali come sulle più grintose race-replica.
L’intero complesso della trasmissione è stato rivisto, tanto che sulla MT-01 il pignone della trasmissione finale si trova dalla parte opposta rispetto al modello originale. I pneumatici infine sono decisamente in linea con l’aspetto e l’impostazione della moto: anteriormente troviamo un 120/70 ZR17 e posteriormente un immenso 190/50 ZR17.
Volendo che il massiccio propulsore mantenesse intatta tutta la sua prorompente aggressività anche estetica, la Yamaha ha optato per un telaio in alluminio costruito secondo l’evoluta tecnologia “Controlled-Filling die cast”, che consente al progettista grande libertà di conformazione della struttura garantendo sempre la necessaria robustezza e rigidità e il minimo peso.
Il telaio realizzato per la MT-01 è composto da due soli elementi in alluminio pressofuso uniti mediante bulloni nella zona del cannotto di sterzo e del perno del forcellone; quest’ultimo, molto simile a quello della YZF R1, è stato progettato sulla base delle più recenti esperienze condotte sui modelli ipersportivi della Casa di Iwata. Entrambe le sospensioni sono completamente regolabili; quella anteriore è costituita da una forcella upside-down di impostazione prettamente sportiva; il freno anteriore a doppio disco Brembo di 320 mm ha pinze e pompa radiali come sulle più grintose race-replica.
L’intero complesso della trasmissione è stato rivisto, tanto che sulla MT-01 il pignone della trasmissione finale si trova dalla parte opposta rispetto al modello originale. I pneumatici infine sono decisamente in linea con l’aspetto e l’impostazione della moto: anteriormente troviamo un 120/70 ZR17 e posteriormente un immenso 190/50 ZR17.
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