CCM Stinger 650 by Totti

Lo specialista romagnolo aveva già stravinto con la prima versione di questa special, che però aveva un altro colore ed un avantreno radicalmente differente. Adesso, a furia di pensarci, è riuscito a modificare la special, migliorando quello che già era u

Ve l’avevamo mostrata in anteprima assoluta lo scorso inverno: appena qualche giorno prima che la CCM 650 Stinger realizzata da Roberto Totti venisse insignita del primo premio della categoria Naked del “concorso di bellezza” del Bike Expo Show di Padova.


All’epoca, il suo corpo da insetto e la sua linea insolita erano accentuati però da un elemento che, da solo, catalizzava l’attenzione degli ammiratori e i dubbi degli appassionati: quel grosso doppio gruppo ottico anteriore derivato da quello di una Yamaha R1, infatti, ha suscitato nei lettori ora uno storcimento di naso, ora un grido di giubilo.

Adesso la CCM fatta costruire da Stefano Possati è cresciuta: è diventata più bella, più prestante, i suoi colori si sono schiariti al caldo sole dell’estate ed ha fatto una dieta dimagrante che l’ha portata ad essere ancora più bella.

Un motard di razza per fortunati, esigentissimi motociclisti: senza che nessuno possa più aver nulla da ridire. La Stinger abbandona il grosso fanalone anteriore e ne adotta uno decisamente più piccolo, posto proprio sotto la piastra inferiore di sterzo e fiancheggiato da due indicatori di direzione minimalisti.
Perché questa è una special “ignorante” che fa venir voglia di fare le penne al semaforo e di entrare in curva di traverso anche su Corso Sempione. E allora, meglio non dimenticarsi della tabella portanumero ambrata e lucidata a specchio, chissà che si voglia accettare la sfida di qualche motociclista in tuta di pelle…

Tanti e curatissimi i dettagli: dal manubrio scomponibile (abbinato alla strumentazione digitale prodotta dalla Evo Dash), all’ammortizzatore di sterzo GPR, senza dimenticare i numerosi richiami alla cultura motard degli anni Settanta, primo tra tutti il serbatoio di derivazione Triumph TR5 opportunamente lucidato e verniciato di giallo acceso.

Il propulsore, derivato da quello della Suzuki DR 650, ha subito la sostituzione della centralina originale con una JP Tronic e del filtro dell’aria con un elemento K&N, abbinato all’impianto di scarico di chiara impronta automobilistica. Sulla ciclistica, però, troviamo il maggior numero di parti di pregio: tanto per cominciare il telaio ha subito un trattamento al Nikel che rende l’effetto superficiale della cromatura opaca. La sospensione anteriore utilizzata è una Marzocchi con steli da ben 50mm di diametro e 280mm di escursione, montata su piastre artigianali prodotte dalla Kentucky (l’azienda che fa capo a Totti e che produce parti performanti) e per la quale è stato realizzato ad hoc un secondo piedino predisposto per l’attacco della pinza freno. Anche il forcellone posteriore è un’opera assolutamente unica: realizzato in traliccio d’alluminio (in seguito lucidato a specchio) dallo specialista Golinelli, è dotato di capriata d’irrigidimento, viene attraversato dalla catena della trasmissione finale ed oscilla grazie al lavoro cui viene sottoposto l’ammortizzatore Ohlins.
I cerchi sono degli splendidi Marchesini GP da 17”, gommati da coperture da 120/70 all’anteriore e da 160/60 al posteriore; ad essi è abbinato l’impianto frenante a doppio disco flottante PFM da 310mm, dotato di pinze a sei pistoncini (all’avantreno), ed un singolo disco posteriore Grimeca da 245mm.