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Ducati-Aprilia: trattativa interrotta
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Il Consiglio d’Amministrazione dell’Aprilia ha chiuso la trattativa esclusiva con la Ducati che reagisce con un comunicato da Brands Hatch. Nostra intervista al Presidente della Casa bolognese, Federico Minoli, su questa vicenda e su come immagina un
di Luigi Rivola
La Ducati Motor Holding Spa prende atto della decisione del Consiglio di Amministrazione di Aprilia del 31 luglio 2004 di non prorogare l’esclusiva e di non accettare la proposta di sostegno – presentata da Ducati in data 30 luglio 2004, nel rispetto dei tempi e delle procedure – tesa a garantire la continuità aziendale di Aprilia per il periodo necessario a completare l’acquisizione del Gruppo.
Riservandosi di tutelare i propri diritti nelle sedi opportune, Ducati ritiene di non dover modificare la propria offerta che rimane comunque valida.
“Siamo certi di aver rispettato nella forma e nella sostanza il processo e le procedure richieste dagli advisor Aprilia – ha commentato Federico Minoli, Presidente e Amministratore Delegato Ducati Motor Holding – Siamo fermamente convinti che la nostra proposta rifletta una valutazione congrua del Gruppo Aprilia e che offra garanzie a tutti gli stakeholder coinvolti nell’operazione. Per questo motivo non intendiamo modificarla, lasciando agli advisor la possibilità di ulteriori valutazioni”.
Con questo comunicato ufficiale, redatto nell’hospitality in sosta nel paddock di Brands Hatch per il GP d’Europa del Mondiale Superbike, la Ducati reagisce alla notizia della “marcia indietro” – peraltro abbastanza clamorosa visti gli impegni assunti – dell’Aprilia in merito alla trattativa aperta con la Casa bolognese, che proprio un giorno prima aveva presentato una proposta operativa tesa a pervenire in tempi relativamente brevi alla conclusione dell’accordo. A Brands Hatch è infatti presente Federico Minoli, Presidente e Amministratore Delegato della Ducati, che ci ha spiegato il suo punto di vista sulla questione.
- Presidente, questa decisione del Consiglio di Amministrazione dell’Aprilia va inteso come un rifiuto della proposta di acquisizione del pacchetto di maggioranza da parte della Ducati?
“A mio parere no. Si tratta di una decisione che in realtà ci aspettavamo perché, in presenza di un’altra azienda che si è dichiarata interessata all’acquisizione, era molto difficile che gli attuali amministratori dell’Aprilia volessero proseguire nella trattativa con noi senza esaminare prima l’altra offerta”.
- Però, pur essendo a conoscenza di questa seconda opportunità avevano accettato di concedere alla Ducati l’esclusiva della trattativa.
“Esatto. E questo era un impegno. E’ difficile, o forse non lo è affatto, capire che cosa sia successo. L’ipotesi che balza subito alla mente è che in qualche modo abbiano avuto indicazioni concrete sull’entità dell’offerta altrui, che potrebbe anche essere superiore alla nostra, ma non necessariamente migliore”.
- A questo punto come intende comportarsi la Ducati?
“Noi tuteleremo i nostri interessi; quanto alla nostra offerta di acquisizione della maggioranza del Gruppo Aprilia, non cambiamo una virgola; riteniamo che fosse congua sotto l’aspetto del prezzo offerto e che fosse molto vantaggiosa la proposta di sostegno avanzata ufficialmente ieri, che l’Aprilia non ha nemmeno accettato di discutere: eravamo pronti infatti ad entrare subito con un management di supporto e con capitali nostri a supporto della gestione industriale dell’Aprilia, a prescindere dall’esito finale della trattativa, permettendo all’azienda di operare in condizioni di relativa tranquillità a nostro esclusivo rischio”.
- Si sta ripetendo quanto già avvenuto in occasione della tentata acquisizione della Moto Guzzi da parte della Ducati...
“Sembra di sì. Anche in quell’occasione avevamo fatto un’offerta che ci pareva la migliore possibile, la più vicina al valore reale della Moto Guzzi, ma l’Aprilia offrì di più. Abbiamo poi visto com’è andata a finire”.
“Siamo certi di aver rispettato nella forma e nella sostanza il processo e le procedure richieste dagli advisor Aprilia – ha commentato Federico Minoli, Presidente e Amministratore Delegato Ducati Motor Holding – Siamo fermamente convinti che la nostra proposta rifletta una valutazione congrua del Gruppo Aprilia e che offra garanzie a tutti gli stakeholder coinvolti nell’operazione. Per questo motivo non intendiamo modificarla, lasciando agli advisor la possibilità di ulteriori valutazioni”.
Con questo comunicato ufficiale, redatto nell’hospitality in sosta nel paddock di Brands Hatch per il GP d’Europa del Mondiale Superbike, la Ducati reagisce alla notizia della “marcia indietro” – peraltro abbastanza clamorosa visti gli impegni assunti – dell’Aprilia in merito alla trattativa aperta con la Casa bolognese, che proprio un giorno prima aveva presentato una proposta operativa tesa a pervenire in tempi relativamente brevi alla conclusione dell’accordo. A Brands Hatch è infatti presente Federico Minoli, Presidente e Amministratore Delegato della Ducati, che ci ha spiegato il suo punto di vista sulla questione.
- Presidente, questa decisione del Consiglio di Amministrazione dell’Aprilia va inteso come un rifiuto della proposta di acquisizione del pacchetto di maggioranza da parte della Ducati?
“A mio parere no. Si tratta di una decisione che in realtà ci aspettavamo perché, in presenza di un’altra azienda che si è dichiarata interessata all’acquisizione, era molto difficile che gli attuali amministratori dell’Aprilia volessero proseguire nella trattativa con noi senza esaminare prima l’altra offerta”.
- Però, pur essendo a conoscenza di questa seconda opportunità avevano accettato di concedere alla Ducati l’esclusiva della trattativa.
“Esatto. E questo era un impegno. E’ difficile, o forse non lo è affatto, capire che cosa sia successo. L’ipotesi che balza subito alla mente è che in qualche modo abbiano avuto indicazioni concrete sull’entità dell’offerta altrui, che potrebbe anche essere superiore alla nostra, ma non necessariamente migliore”.
- A questo punto come intende comportarsi la Ducati?
“Noi tuteleremo i nostri interessi; quanto alla nostra offerta di acquisizione della maggioranza del Gruppo Aprilia, non cambiamo una virgola; riteniamo che fosse congua sotto l’aspetto del prezzo offerto e che fosse molto vantaggiosa la proposta di sostegno avanzata ufficialmente ieri, che l’Aprilia non ha nemmeno accettato di discutere: eravamo pronti infatti ad entrare subito con un management di supporto e con capitali nostri a supporto della gestione industriale dell’Aprilia, a prescindere dall’esito finale della trattativa, permettendo all’azienda di operare in condizioni di relativa tranquillità a nostro esclusivo rischio”.
- Si sta ripetendo quanto già avvenuto in occasione della tentata acquisizione della Moto Guzzi da parte della Ducati...
“Sembra di sì. Anche in quell’occasione avevamo fatto un’offerta che ci pareva la migliore possibile, la più vicina al valore reale della Moto Guzzi, ma l’Aprilia offrì di più. Abbiamo poi visto com’è andata a finire”.
Minoli: come vedrei il nuovo gruppo
L’abbiamo incontrato rilassato al tavolo dell’hospitality Ducati nel paddock di Brands Hatch con l’ing. Paolo Ciabatti, responsabile tecnico del team SBK. Non era ancora giunta notizia del comunicato dell’Aprilia che impone uno stop – momentaneo o definitivo non si sa – alla trattativa con la Ducati, quindi non ha avuto nulla in contrario a chiarire quale sia la visione della sua azienda in relazione alla possibilità di guidare – domani – un gruppo comprendente anche i marchi Aprilia e Moto Guzzi.
- Andando sul concreto, Presidente, che cosa se ne farebbe la Ducati di Aprilia e Guzzi?
“Creerebbe un gruppo industriale con una gamma completa di prodotti, e realizzerebbe sinergie molto importanti sia in termini produttivi, sia di esperienze specifiche”.
- Della gamma Aprilia, quali sono i modelli che vi interessano e che quindi manterreste?
“Praticamente tutti, scremando qualcosa e magari riposizionandone alcuni. Ci interessano gli scooter, che l’Aprilia sa fare molto bene, forse meglio di tutti, ci interessa la nuova gamma fuoristrada...”.
- Anche con quella cilindrata, che sembra precludere sbocchi commerciali diversi dalla pura moto da competizione?
“Anche con quella cilindrata”.
- E le 1000 bicilindriche non rischiano di sovrapporsi alle vostre Desmo?
“No, se presentate come una diversa interpretazione del bicilindrico sportivo all’italiana, quali sono. Le Ducati 999 potrebbero mantenere l’attuale collocazione in una fascia alta o medio-alta del mercato e si potrebbe rinunciare magari alla gamma SS, mentre l’Aprilia potrebbe vendere, senza sovrapposizioni, le sue bicilindriche sportive a un prezzo del 20% inferiore a quello delle Ducati”. Le corse e la Moto Guzzi
- Le corse sono il più valido veicolo promozionale sia della Ducati, sia dell’Aprilia. Anche in questo caso però si rischiano sovrapposizioni.
“A mio parere l’aspetto più interessante e vantaggioso è che c’è complementarietà fra le specifiche esperienze di Aprilia e di Ducati. Loro sono molto avanti nella ricerca sulla ciclistica, mentre noi siamo soprattutto motoristi. Unendo le capacità e le esperienze di entrambi potremmo arrivare molto lontano e con notevole risparmio di energie e di investimenti. Poi si tratterà di decidere in quali categorie correre, e questo non sarà certo l’aspetto più complicato della faccenda. Vedrei comunque molto bene il ritorno dell’Aprilia nel Mondiale Superbike”.
- A suo parere, la Moto Guzzi deve rimanere confinata al ruolo di produttrice di moto cruiser?
“Direi di sì. Questa è l’immagine che oggi la Guzzi ha nel mondo, e devo dire che ho personalmente constatato che i suoi modelli più rappresentativi sono ancora molto apprezzati”.
- Ma il marchio Moto Guzzi, storicamente il più importante fra quelli delle industrie italiane, ha tradizioni che spaziano in ogni fascia produttiva con prodotti di grande prestigio, stilisticamente e tecnicamente all’avanguardia.
“Questa è la storia, non c’è dubbio. Ma noi comunque dobbiamo compiere delle scelte, che in futuro possono essere anche modificate e allargate. La Guzzi di oggi è quella delle grosse cruiser, che devono essere moderne, bellissime, affidabili, di grande qualità e comodità. Cruiser all’italiana capaci di rivaleggiare con le più quotate concorrenti americane e giapponesi, così come fanno le nostre supersportive”.
“Ciabatti – il Presidente della Ducati si rivolge al suo ingegnere – quanti cavalli servono per una Guzzi cruiser? Ottanta bastano?”.
- Andando sul concreto, Presidente, che cosa se ne farebbe la Ducati di Aprilia e Guzzi?
“Creerebbe un gruppo industriale con una gamma completa di prodotti, e realizzerebbe sinergie molto importanti sia in termini produttivi, sia di esperienze specifiche”.
- Della gamma Aprilia, quali sono i modelli che vi interessano e che quindi manterreste?
“Praticamente tutti, scremando qualcosa e magari riposizionandone alcuni. Ci interessano gli scooter, che l’Aprilia sa fare molto bene, forse meglio di tutti, ci interessa la nuova gamma fuoristrada...”.
- Anche con quella cilindrata, che sembra precludere sbocchi commerciali diversi dalla pura moto da competizione?
“Anche con quella cilindrata”.
- E le 1000 bicilindriche non rischiano di sovrapporsi alle vostre Desmo?
“No, se presentate come una diversa interpretazione del bicilindrico sportivo all’italiana, quali sono. Le Ducati 999 potrebbero mantenere l’attuale collocazione in una fascia alta o medio-alta del mercato e si potrebbe rinunciare magari alla gamma SS, mentre l’Aprilia potrebbe vendere, senza sovrapposizioni, le sue bicilindriche sportive a un prezzo del 20% inferiore a quello delle Ducati”. Le corse e la Moto Guzzi
- Le corse sono il più valido veicolo promozionale sia della Ducati, sia dell’Aprilia. Anche in questo caso però si rischiano sovrapposizioni.
“A mio parere l’aspetto più interessante e vantaggioso è che c’è complementarietà fra le specifiche esperienze di Aprilia e di Ducati. Loro sono molto avanti nella ricerca sulla ciclistica, mentre noi siamo soprattutto motoristi. Unendo le capacità e le esperienze di entrambi potremmo arrivare molto lontano e con notevole risparmio di energie e di investimenti. Poi si tratterà di decidere in quali categorie correre, e questo non sarà certo l’aspetto più complicato della faccenda. Vedrei comunque molto bene il ritorno dell’Aprilia nel Mondiale Superbike”.
- A suo parere, la Moto Guzzi deve rimanere confinata al ruolo di produttrice di moto cruiser?
“Direi di sì. Questa è l’immagine che oggi la Guzzi ha nel mondo, e devo dire che ho personalmente constatato che i suoi modelli più rappresentativi sono ancora molto apprezzati”.
- Ma il marchio Moto Guzzi, storicamente il più importante fra quelli delle industrie italiane, ha tradizioni che spaziano in ogni fascia produttiva con prodotti di grande prestigio, stilisticamente e tecnicamente all’avanguardia.
“Questa è la storia, non c’è dubbio. Ma noi comunque dobbiamo compiere delle scelte, che in futuro possono essere anche modificate e allargate. La Guzzi di oggi è quella delle grosse cruiser, che devono essere moderne, bellissime, affidabili, di grande qualità e comodità. Cruiser all’italiana capaci di rivaleggiare con le più quotate concorrenti americane e giapponesi, così come fanno le nostre supersportive”.
“Ciabatti – il Presidente della Ducati si rivolge al suo ingegnere – quanti cavalli servono per una Guzzi cruiser? Ottanta bastano?”.
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