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Moto & Scooter

Motoblob: le motocicliste

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Donne al manubrio? Sì, no, forse. Secondo me le categorie sono quattro, tutt'altro che rassicuranti. Bei tempi quelli dei sabati al bridge, ora il gentil sesso infesta anche i tornanti appenninici. Spesso come mina vagante

ex-koala
di Premessa: le riflessioni seguenti sono scaturiti da una serata un po’ diversa dal solito, trascorsa in un appartamento sconosciuto, qualche settimana fa. Ecco la situazione: arrivo invitato, unico maschio in mezzo a una decina di ragazze già belle cariche di alcolici. Le convenute, alcune decisamente aitanti, tutte motocicliste, decidono di mettere me al centro delle attenzioni, ma al solo scopo di disquisire di pedane arretrate e tubi freno aeronautici.

Il risentimento detta la conclusione: la categoria “motocicliste” non è mai stata stigmatizzata a dovere. Ragion per cui, dopo un attento esame dei comportamenti delle dueruotiste italiane, giungo alla seguente, arbitraria conclusione: le donne in moto si possono dividere in categorie. Eccole:

- L’ : proveniente da un’esperienza zavorroide (nel senso che è stata appesa per anni al tronco dorsale del fidanzato) lunga e faticosa, passa dal sedile posteriore a quello anteriore perché il futuro marito ha decretato che la sua presenza inficiava irrimediabilmente il rapporto peso-potenza del 998R (la litiganta seguente mette seriamente in crisi il rapporto). Lei, quindi, dopo una notte da Innominato, crede opportuno reinventarsi, investire il gruzzolo della dote e riproporsi vestita in tuta di pelle e casco Arai, irrinunciabilmente in tinta col Monster 620. Lui, non sa opporsi, e pensa che in fondo questo possa essere il preludio di nuove gioie, un’ unione ritrovata grazie alla moto. La mascella, però, gli si marmorizza presto, alla prima gita in Val Trebbia: dopo la terza caduta da ferma e gli sfottò dei ciclisti che la superavano in salita, lei piange, dà tutta la colpa a lui (che, imbecille, crede di aver torto davvero) e si fa promettere anellazzo con brillante e luna di miele a Sharm.

- La spocchiosa: è tra le più moleste. Progettato per far perdere la calma al più atarattico degli Hare Krishna, quest’esemplare di donna è un Contrappasso in terra tramite il quale il centauro deve purgare tutte le violazioni al codice della strada. La “so tutto io” manifesta precocemente la propria spocchia. A scuola sa tutto, a memoria: ama anche riportare alla mamma la lista delle insufficienze dei compagni. I primi incontri col sesso maschile sembrano ammorbidirla, ma è solo calcolo: infida, la “so tutto io” capisce che entrare in un gruppo di motociclisti le consentirà di essere l’unica gallina nel pollaio, e per farlo manda a mente tutto il listino di Motociclismo, comprensivo di prezzi, potenza, coppia, velocità massima, larghezza delle gomme e principali accessori. In seconda battuta acquista una moto (l’importante è che sia più veloce di quella degli amici), e per dimostrare di non essere una biker di riflesso va in moto sempre, anche quando nevica. Generalmente idolatra un’evanescente figura di motociclista, un tizio con la paglia sempre in bocca, la Speed e i pettorali enormi. L’ha trombata una volta, poi è scomparso. Per la manutenzione si affida a un meccanico di fiducia, un guru dallo spessore intellettuale di un paranco, che le chiede più soldi degli altri: lei, per questo, si sente una privilegiata. - La kamikaze: altrettanto pericolosa, ma in senso fisico. Per lei niente è troppo. Folgorata da un film di Vin Diesel, realizza che la motocicletta dev’essere la sua nuova sfida (il parapendio le dava otite). Da brava aspirante suicida, la kamikaze è ovviamente del tutto digiuna di materia motociclistica, nelle concessionarie fa domande imbarazzanti (per se stessa) ed è candidata al classico “usato insicuro”, anzi malsicuro. Nella peggiore delle ipotesi una Yamaha FZR 1000 Exup del ‘90 gommata Fiorucci, nella migliore un’ Honda Africa Twin prima versione (perché la Transalp era troppo piccola!). La sua specialità sono i gestacci in città: se la prende con tutti, ma preferisce camionisti e conducenti di autobus. Ovviamente il più delle volte ha torto, ma di questo è impossibile convincerla. Se la cava bene anche nella “caduta da fermo” e nella “partenza con cavalletto”. Nota anche come “al lupo, al lupo”, si è procurata l’odio del meccanico di zona per averlo mobilitato durante il pranzo di Natale, convinta che la moto fosse guasta (ma in realtà non aveva spinto il bottone dell’avviamento).

- La : capello corto e gellato, tuta maschile intera, si distingue anche per la camminata a gambe larghe e la ciccata per terra. Ciò che i maschi fanno di poco elegante, lei lo porta all’estremo: è il suo vezzo, la sua caratterialità. La camionista spesso fila come una scheggia, per questo conviene non farla sentire mai da meno, altrimenti si rischiano pessime figure. Non ha bisogno di muoversi in gruppo e non cerca il consenso di nessuno: utilizza moto solide, ma pesanti e poco trendy, tipo Guzzi o Jap anni Novanta. È una compagna di uscite in moto piacevole e parla poco ma al bar di Bobbio ci sta da dio. E' un vero amico: ti ricordi che è dell’altro sesso solo quando non la vedi in fila agli orinatoi. Occhio che non stia tampinando la tua ragazza.



ex-koala

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