Moto & Scooter
È morto Alejandro De Tomaso
A Modena, dove tuttora ha sede la sua industria automobilistica, è scomparso all'età di 74 anni uno dei protagonisti della storia recente dell'industria motociclistica italiana
di Luigi Rivola
È morto a Modena, all'età di 74 anni, Alejandro De Tomaso, uno dei personaggi che, nel bene e nel male, hanno fatto la storia del motociclismo italiano negli anni Settanta e Ottanta.
Colpito da ictus nel 1993, aveva rinunciato alle sue molteplici iniziative industriali concentrandosi, con l'aiuto del figlio Santiago, nella gestione della fabbrica di prestigiose automobili che porta il suo nome.
Figlio di un autorevole uomo politico argentino, più volte ministro e candidato alla presidenza del suo Paese, Alejandro De Tomaso, nato il 10 luglio 1928, era arrivato in Italia all'età di 27 anni, seguendo la sua grande passione per le automobili sportive e per le corse.
Dopo aver gareggiato per un biennio al volante delle Maserati, quindi delle Osca, nel 1959 fondò la De Tomaso Automobili, con sede a Modena ed iniziò a produrre vetture sportive di serie e anche prototipi da corsa, fino alla Formula 1. Divenuto industriale di successo, molto noto anche negli ambienti politici per la fermezza con cui portava avanti le proprie idee in tema d'impresa, spesso in piena antitesi con il pensiero vigente, nel 1971 a sorpresa entrò nel settore motociclistico rilevando l'85% del pacchetto azionario della Benelli di Pesaro; l'anno dopo, appoggiato sempre dalla Gepi, una finanziaria a capitale pubblico, subentrò alla SEIMM nella proprietà della Moto Guzzi, costituendo il Gruppo De Tomaso, il più consistente d'Europa in quel periodo.
La sua natura polemica, in quegli anni di grandi contrasti sociali, lo portò più volte alla ribalta delle cronache per le dure dispute sindacali che turbavano le sue aziende e per le sue altrettanto dure reazioni, che lo portarono anche a chiudere stabilimenti in risposta agli scioperi. Tutto questo non facilitò il rilancio delle aziende motociclistiche da lui dirette, che scontarono anche la sua tendenza a battersi con lo stesso impeto contro i Giapponesi, usando quasi per ripicca, più che la creatività e l'esperienza delle industrie italiane, l'arma del veto all'importazione e la produzione di modelli simili a quelli giapponesi di maggior successo, marcati Guzzi o Benelli.
Nella prima metà degli Anni '90, De Tomaso, anche a causa del suo stato di salute, rinunciò prima alla Benelli, ceduta all'industriale pesarese Selci, che poi l'ha venduta all'attuale proprietario, Andrea Merloni, quindi anche alla Moto Guzzi, che dopo una serie di peripezie è finita nelle mani di Ivano Beggio, titolare dell'Aprilia.
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