Moto & Scooter
Ecco la Vespa 125-200 Granturismo!
Prime foto ufficiali del nuovo scooter che rilancia nel terzo millennio il mito creato dalla Piaggio nel 1946. Il debutto a Roma

di Luigi Rivola
Ce l'avevano mostrata a Pontedera in una specie di auditorium, mentre ruotava lentamente su una pedana circolare; in seguito avevamo ricevuto e pubblicato una foto poco significativa, diffusa solo per eccitare la voglia di vedere e sapere di più. Ora, finalmente, la nuova Vespa Granturismo è sotto gli occhi di tutti, pronta a dimostrare di essere degna di fregiarsi di questo nome, pronta a godere dell'entusiasmo di chi apprezzerà i suoi due freni a disco, le ruote di 12 pollici, il metallo della carrozzeria e il motore a 4 tempi raffreddato a liquido, ma allo stesso tempo ansiosa di convincere i conservatori più ostinati che una Vespa, per chiamarsi e per essere tale, non deve necessariamente avere sapore d'antico.
La Vespa Granturismo, la prima del corrente millennio, debutta in società a Roma, e per riallacciarsi ad un fortunato periodo del suo luminoso passato ha scelto Via Veneto, la strada dei divi, dei grandi personaggi, che tante volte hanno legato il loro nome a quello dello scooter italiano più famoso nel mondo.
In Via Veneto con la Vespa ci siamo noi, con la curiosità non solo di vederla e toccarla, ma anche di salire in sella e constatare direttamente, su strada, se i tecnici di Pontedera, chiamati a misurarsi con una così difficile sfida, siano riusciti davvero a far sì che un veicolo progettato per gli Italiani di ieri possa destare - trascorse due generazioni - lo stesso entusiasmo negli Italiani di oggi.
Le fotografie che pubblichiamo sono le prime diffuse ufficialmente dalla Piaggio. Domani torneremo sull'argomento pubblicando un'ampia descrizione del veicolo e il primo test sulle strade romane.
Non servono doti di preveggenza per pronosticare il successo della Vespa Granturismo.
Se sul piano tecnico i cerchi da 12”, il doppio freno a disco e i motori quattro valvole raffreddati a liquido fanno segnare una svolta epocale, anche sul versante del design il nuovo scooter Piaggio è indiscutibilmente azzeccato, riuscendo ad attualizzare temi stilistici del passato: gli uomini di Pontedera non hanno trascurato nulla, intuendo anche l’importanza di riproporre colorazioni vintage, perfettamente coerenti con le linee retrò della Vespa.
Quattro sono le tinte metallizzate: due tonalità di grigio, blu e il caratteristico verde chiaro. Due invece i colori pastello: alabastro e nero lucido.
Tra gli accessori segnaliamo gli immancabili parabrezza e bauletto (nel quale dovrebbe essere possibile stivare due caschi jet), ma anche una gamma di caschi che include un demi-jet, un jet con visiera lunga e un integrale, gli ultimi due con visiera di tipo no-fog (antiappannamento).
Il rinnovato scooter toscano non si farà attendere dai concessionari, dove sarà disponibile appena dopo la presentazione alla stampa, con prezzi al pubblico competitivi, soprattutto in relazione all’ottima qualità costruttiva: 3.555 euro per la versione 125, 3.895 per la più prestante 200 cc (i prezzi si intendono Franco Concessionario, Iva compresa).
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Anni fa, la Triennale di Milano organizzò una grande mostra sui prodotti industriali che avevano fatto la storia del '900. Accanto alla macchina fotografica Leica, alla sedia Thonet, al monoplano Bleriot, alla macchina per cucire Singer, tra i venti capolavori di industrial design del secolo appena trascorso trovò posto la Vespa.
Che lo scooter voluto da Enrico Piaggio nel 1945 e realizzato dall'ing. Corradino D'Ascanio sia stato un capolavoro, lo ha decretato la storia dell'evoluzione della motorizzazione privata nel secondo dopoguerra, tenendo conto dell'originalità tecnica ed estetica del progetto, della sua funzionalità, dei milioni di esemplari prodotti con una metodologia industriale allora sconosciuta al mondo motociclistico, dell'enorme presa esercitata sul pubblico di tutto il mondo e del fenomeno sociale, di mercato, di costume, di spettacolo, che ha generato.
L'attestazione pratica di questo enorme successo è il fatto che cinquantasette anni dopo l'uscita del primo scooter dalla catena di montaggio dello stabilimento Piaggio di Pontedera, la Vespa originale è ancora in commercio. Per "Vespa originale" intendiamo la PX, che rappresenta l'ultima evoluzione del veicolo progettato da D'Ascanio, mantenendone inalterate le caratteristiche fondamentali. La PX per questo ha un fascino unico, ma si trascina dietro anche scelte tecniche che all'origine erano nettamente all'avanguardia, ma che oggi sono decisamente superate: se proprio queste scelte sono una componente insostituibile della sua appetibilità presso una parte del pubblico odierno, per un'altra parte, che egualmente gradirebbe circolare con un veicolo che si chiamasse "Vespa", sono invece un deterrente all'acquisto.
Ecco quindi che la Piaggio, al culmine dell'evoluzione della vecchia Vespa, ha deciso che accanto al simbolo della tradizione, all'oggetto di culto da usare tutti i giorni, ci fosse spazio per un progetto ispirato sì al passato, ma totalmente nuovo in quei contenuti che esigevano molto di più di periodici ritocchi.
Il primo passo è stata la Vespa ET4, presentata nel 1996 in occasione del cinquantenario della Vespa. Il secondo è la Vespa Granturismo, che in questi giorni sta raggiungendo le concessionarie Piaggio: sempre Vespa, sempre vestita di nobile acciaio, ma moderna, affascinante, ospitale, per perpetuare un mito nato da un progetto avanzatissimo che non meritava di sopravvivere solo in nome della tradizione.
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Questo disegno reca la data del 30 agosto 1945, porta il numero 2010 e la denominazione "Progetto di motoscooter 98 cc". È la Vespa 98 nella sua configurazione pressoché definitiva.
La Vespa 98 viene presentata il 15 aprile 1946 e immediatamente immessa sul mercato. La stampa specializzata dedica ampio spazio al debutto dell'innovativo scooter, dando forse più fiducia alla già nota potenza industriale della Piaggio, che al suo originale veicolo a due ruote.
Nel 1948 viene presentata la Vespa 125, che differisce dalla 98, oltre che per la cilindrata, anche per la presenza della sospensione posteriore e per il braccio della sospensione a destra della ruota anziché a sinistra. Nel 1951 la 125 è ampiamente modificata e scompaiono le "bacchette" di comando del cambio, sostituite da trasmissioni flessibili.
Nel 1955 un deciso salto di qualità da parte della Piaggio: nasce la 150 GS che è contemporaneamente un sacco di cose: la prima Vespa di 150 cc, la prima Vespa sportiva, la prima col fanale alto e il manubrio carenato, la prima con la sella lunga di serie, la prima con ruote di 10", infine la prima col cambio a 4 rapporti. Cambiano anche i freni, le sospensioni, la carrozzeria è più aerodinamica e il motore è nettamente più potente. Tocca i 100 km/h, una velocità che le permette di competere con le motociclette di pari cilindrata.
Un modello fra i più innovativi vede la luce nel 1959: è la Vespa 150 col nuovo motore munito di aspirazione controllata da distributore rotante. Il livello di perfezionamento del piccolo 2 tempi Piaggio è sottolineato dalla possibilità di utilizzare miscela con solo il 2% di olio. La Vespa anticipa gli scrupoli ecologici.
Costruita in osservanza delle nuove norme introdotte dal Codice della Strada varato nel 1959, la Vespa 50 vede la luce solo nel 1964, ma i quattordicenni l'apprezzano subito. Il nuovo motore anziché a cilindro orizzontale è a cilindro inclinato di 45°, per il resto la piccola Vespa, ultima creazione dell'ing. Corradino D'Ascanio, ripropone tutte le caratteristiche fondamentali dei modelli di maggior cilindrata.
La cilindrata è di 90 cc, quindi sta fra la 50 e la 125, ma se le forme e le dimensioni si rifanno più alla "piccola", le prestazioni sono tali da lasciarsi alle spalle anche una 150. È la Vespa Super Sprint 90 del 1966, una vera "bomba" resa cattiva anche esteticamente dal serbatoio sistemato fra cannotto di sterzo e sella, a cavallo della ruota di scorta. Allora fece impazzire i giovanissimi, che però non potevano permettersela per la cilindrata. Oggi fa impazzire i collezionisti.
La Vespa 150 GS del 1955 era salita a 160 cc di cilindrata nel 1962; tre anni più tardi era apparsa la 180 SS e nel 1968 la 180 Rally. Nel 1972 la Vespa tocca la sua massima cilindrata con la 200 Rally, uno scooter di linea sportivamente elegante per il quale viene dichiarata una velocità massima di 110 km/h. Nel 1975, la 200 Rally viene dotata di accensione elettronica.
Ed eccoci all'ultima delle Vespe con cambio manuale e motore a due tempi: la PX, unica sopravvissuta della sua stirpe e ancora molto desiderata. Nasce nel 1978 in versione 125 e 200; un anno più tardi appare anche la 150. Dopo la PX la Vespa conosce anche la PK, della quale è presentata anche una versione automatica. La PK è la Vespa del declino, soprattutto perché somiglia troppo alla 50 e non piace quindi agli scooteristi maturi, mentre la PX rappresenta la continuità, pur in chiave moderna, con la Vespa del 1946.
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