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Benelli Tornado Limited Edition
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Scoop di Motonline: la prima prova della Benelli Tornado Limited Edition. Cathcart ha guidato per 4 ore in Spagna una delle moto più affascinanti ed attese degli ultimi due anni, che presto sarà in produzione
di Alan Cathcart
, foto Kel Edge
Una sola cosa era certa: che non c’erano dubbi!
Sembra una stupidaggine, detta così, ma questa fu esattamente la sensazione che provai due anni e mezzo fa, quando fui invitato alla grande festa di presentazione della Benelli Tornado, in una stupenda villa sui colli di Pesaro e in un’atmosfera da alta società, abbastaza anomala per il debutto di una nuova motocicletta.
Non c’erano dubbi sul fatto che la Tornado sarebbe nata, tutto il resto era abbastanza incerto, a cominciare da ciò che tutti avrebbero voluto sapere subito a proposito della tre cilindri 900: come va, come si guida?
Questo è il punto cruciale. Bisognava capire se la bellissima ipersportiva disegnata dall’inglese Adrian Morton, e da tanto tempo promessa, fosse solo un bluff, o se il lavoro svolto dall’ing. Pierluigi Marconi, già projetct leader della Bimota e dell’Aprilia Futura, avesse sortito l’effetto di rendere questa splendida moto degna della grandiosa presentazione.
Il marchio Benelli non ha certo bisogno di presentazione: le sue radici sono nelle corse, e la sua fama industriale deriva dalle vittorie internazionali e dai modelli di serie tecnicamente innovativi e altamente sofisticati, anche se la sua più recente storia l’ha vista soprattutto competere sul mercato dei piccoli scooter.
La Tornado rappresenta l’arma del riscatto, e la sua sfida, in pista e su strada, ha un preciso obiettivo: dimostrare di poter competere alla pari con le migliori sportive del mondo, pur basandosi su un progetto assolutamente originale e su soluzioni tecniche tanto innovative da aver destato non poco scetticismo.
Ebbene, questa lunga introduzione ha un solo scopo: annunciarvi col massimo entusiasmo e con altrettanto orgoglio (perché negarlo?) che io ho la risposta alle domande che tutti gli appassionati si sono posti in questi due anni e mezzo a proposito della Benelli Tornado. Io l’ho provata, ho guidato per primo in Spagna la Tornado Limited Edition, o meglio, l'ultimo prototipo di quella che costituirà l'avanguardia elitaria e quindi molto costosa (circa 36.000 euro) delle Tornado di serie che la seguiranno e che saranno in vendita ad un prezzo nettamente inferiore.
Volata d’esordio
La Tornado è un modello inconsueto, tanto per le forme quanto per la storia travagliata. Per non smentirsi, mantiene la propria originalità anche in sede di prova. Già, perchè ci si aspetterebbe un test su pista, con tanto di gomme slick e tutto il resto. Invece, i primi due esemplari ,dell’ipersportiva pesarese, in versione molto vicina a quella definitiva che è in approntamento, hanno iniziato la propria carriera nientemeno che con un viaggio di 1642 chilometri attraverso l’Europa, dalla fabbrica che le ha prodotte fino a Valencia.
I tester autori dell’impresa, il pilota e collaudatore Gianluca Galasso ed il suo amico Alessandro Zanni, usando questa replica di superbike come fosse una comoda cruiser, ma mantenendo medie altissime, non hanno avuto di che lamentarsi. Nessuna noia meccanica, e vertebre a posto fino all’arrivo. Fortuna, però, che non sono partiti a tasche vuote: per arrivare a Valencia hanno dovuto fare il pieno ben undici volte!
Il motivo del viaggio? Vedere la Tornado ufficiale, guidata dall’australiano Goddard, alle prese con le rivali nella prima prova del mondiale Superbike. Ebbene, nulla da fare: l’esordio in questa stagione è stato rimandato all’ultimo momento, per la rottura, nel primo turno di prove, di tutti i propulsori in configurazione 2002 a causa di una fornitura difettosa.
Invece ha esordito, e con risultati molto soddisfacenti, la Benelli Tornado in version Limited Edition, che mi è stata messa a disposizione per un test di oltre quattro ore sulle strade collinari nei dintorni di Valencia; quattro ore che non esito a definire tra le più belle che abbia passato in sella a una moto nel’ultimo decennio. La moto che la Benelli ha creato è assolutamente unica: è una tre cilindri che esprime il carattere e la passione latina, che la differenzia da una tre cilindri Triumph, forse più rousta e affidabile, ma senz’altro più noiosa.
Il paragone che viene naturale è con la MV Agusta F4, non solo perché è altrettanto sensuale dal punto di vista stilistico, ma perché anche le prestazioni si assomigliano, pur essendo, la Tornado e la F4, due moto completamente diverse da guidare.
La Tornado infine è la moto da strada col più bel rombo (o meglio, col più bel sibilo, visto il suo amore per gli alti regimi di rotazione) che abbia mai provato, e in fondo non c’è da meravigliarsi di questa sua eccezionale musicalità: a Pesaro non è forse nato Gioacchino Rossini?
Su strada
Pur con un motore snello e compatto, appena più largo del Ducati V-Twin, la Tornado non è adatta ai piloti di bassa statura, soprattutto in città, quando i semafori costringono a poggiare i piedi a terra ogni minuto. Il designer Adrian Morton è al corrente del problema e afferma di aver già studiato una soluzione per la futura biposto, ma al momento la posizione in sella è comoda e sicura solo per i piloti di alta statura. La seduta comunque, nonostante la sottile sella sagomata come una freccia, non è scomoda, e risulta più confortevole rispetto a quella di una Ducati 996, e la sua linea, pur poco “ortodossa”, regala un’ottima protezione aerodinamica anche in pista, fino a velocità superiori ai 240 chilometri l’ora.
In termini di prestazioni, la Tornado andrebbe paragonata più alle 750 giapponesi a quattro cilindri che alle iper da un litro di cilindrata, alle quali è infatti molto superiore per agilità. A premiare la tanto sospirata Benelli è soprattutto il misto: le sospensioni Ohlins sono infatti di grandissima qualità, e l’esperienza di Gianluca Galasso nella messa a punto ha fatto sì che rasentino l’eccellenza. Ma il miglior complimento che mi sento di fare ai progettisti della caa marchigiana è che non ho sentito la necessità di stringere l’ammortizzatore di sterzo, preferendo lasciarlo reattivo. L’agilità non si discosta poi tanto da quella di una 500 GP: forse solo la MV F4 si lascia buttare da un lato all’altro con disinvoltura maggiore della Tornado. Anche in frenata il comportamento è eccellente ed esente da reazioni pericolose anche a seguito di una brusca e violenta frenata su asfalto sconnesso.
La Tornado dispone di una grande coppia, e l’accelerazione è fluida, con qualche tentennamento solo tra i 5.500 ed i 7.000 giri. Ma non è altro che un momento di suspence, perché al di sopra dei 7.000 giri il tre cilindri di Pesaro dà il meglio di sé, e sale con grandissima progressione fino al limite di 11200 giri, regime al quale - stando alle dichiarazioni dell’ing. Pierluigi Marconi – corrisponde al banco una potenza di 138 CV.
L’erogazione della potenza della Benelli mi ricorda quella della Kawasaki ZX-7R, o della MV Agusta F4; rispetto ad entrambe, mostra una migliore accelerazione ai bassi regimi, mentre è meno consistente agli alti.
La Tornado ufficiale di Goddard mi aveva lasciato il ricordo di un’erogazione molto brusca in ripresa, difetto dovuto probabilmente alla taratura del sistema di alimentazione ad iniezione elettronica; invece, il sistema montato sulla moto stradale ha addolcito di molto la risposta in ripresa e la moto è ora molto più facile da guidare
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