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Moto & Scooter

Harley-Davidson 1343 “No Chrome”

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Un progetto ardito, frutto della passione di un collezionista e dell’opera dei migliori specialisti. Ciclistica da esposizione, per una Cafè Racer dal costo decisamente elitario…



di Daniele Massari




Prendi uno Sportster. La più piccola delle Harley-Davidson: il modello di accesso, quello più semplice eppure uno tra i più gettonati: perché ci puoi fare di tutto, usarlo per andare a scuola oppure per farci dei viaggi in Mongolia (c’è anche ci ha fatto questo) oppure farci andare la fidanzata o spenderci un po’ di soldi per far voltare gli automobilisti nel traffico, o per stupire gli smanettoni al semaforo.
In cinquant’anni di vita, di preparazioni su base Sporty se ne sono viste eccome: per questo è sempre più difficile trovare delle proposte che siano originali, e che sappiano dire davvero qualcosa di nuovo a chi cerca un’idea su come trasformare la propria due ruote.
Certo, a volte la strada che porta ai prodotti irripetibili è impervia, e percorrerla impone notevoli esborsi di denaro, senza offrire la certezza di aver creato, alla fine qualcosa che per metterla su non basterebbe solo attingere ad un buon catalogo di aftermarket.


Alla base della “No Chrome” c’è tutto questo. Un mezzo di proprietà del collezionista Stefano Possati, fatto per stupire e creato da persone che esigono sensazioni forti, e per ottenerle sono anche disposte a non badare a spese. Un mezzo unico ed irripetibile, che ha richiesto una cura certosina di ogni dettaglio e che non può lasciare indifferente chi si imbatte in esso. Basta soffermarsi sul telaio a traliccio creato dallo specialista Golinelli, oppure sul doppio forcellone o su elementi quali le piastre o i blocchetti elettrici ricavati dal pieno, per averne la conferma.
E sentire pulsare il bicilindrico che ormai ha davvero poco degli originali 883cc, e che fa risuonare la propria possanza tramite il bel terminale Yoshimura, beh, inutile dire che è una vera goduria…






Osservando la “No Chrome” non può non balzare all’occhio il motivo del nome riprodotto sulla fiancatine, che sta ad indicare come ogni centimetro del mezzo splenda solo in quanto realizzato in alluminio, e non per cromatura di metalli meno nobili.
La linea è decisamente piacevole, classica e senza esasperazioni che pure avrebbero avuto un proprio perché, vista l’originalità del reparto meccanico; un serbatoio old style con tappo in tema (alluminio dal pieno, of course…) ed un cupolino percorso longitudinalmente da una striscia bianca corsaiola, tra i due faretti poliellissoidali.




Il codino è ancora più essenziale, con la sella Stortz monoposto ed una passata di lamiera tanto per racchiudere il fanale posteriore. Perché il centro della moto non sono mica le sovrastrutture: come non restare ammaliati dal gruppo telaio e forcellone, che sembrano usciti da un centro di progettazione aerospaziale ed invece sono opera di uno dei maggiori specialisti italiani? Già, infatti la progettazione della ciclistica è stata affidata a Golinelli, che ha provveduto ad incastonare il grosso Twin made in Milwakee, donando al complesso un senso di leggerezza e sportività che difficilmente si potrebbero ritrovare osservando una 883 standard. E, visto il risultato, viene da chiedersi se questa moto sia davvero una special su base Harley-Davidson, oppure se non si tratti di una cafè racer in cui per pura coincidenza è stato inserito questo motore e non un altro.





Tra le chicche assolutamente degne di nota, vanno menzionati i blocchetti elettrici, interamente realizzati in alluminio dal pieno e poi lucidati, così come la piastra che sorregge strumentazione e cupolino, in cui sono inglobate le spie di servizio ed il tachimetro digitale. Ma i particolari su cui soffermarsi sono tanti che ci si perde…






Il propulsore della “No Chrome” è un bicilindrico a V di 45° derivato da una Harley-Davidson 883: naturalmente, quest’unità è stata decisamente vitaminizzata mediante l’utilizzo di nuovi pistoni e cilindri, che hanno portato la cilindrata a 1343cc. Il tutto è stato affiancato dalla lavorazione delle testate e dall’introduzione di nuove valvole, di maggior diametro. “Ho cercato delle testate a quattro valvole” confessa Possati “ma per inserirle a questo punto bisognerebbe modificare il telaio, perché avrebbero un ingombro verticale eccessivo…”
L’alimentazione è affidata ad un imponente carburatore Dell’Orto DHLA abbinato, nelle foto, ad un filtro dell’aria K&N, anche se il proprietario preferisce usare una coppia di trombette nell’uso di tutti i giorni. L’impianto di scarico sfrutta un terminale Yoshimura in carbonio su collettori realizzati dal bolognese Roberto Totti. Alcuni coperchi sono stati tagliati o forati per cercare di contenere il peso. Il raffreddamento è adesso misto aria/olio, ed il radiatore integrato al telaio sfrutta i tralicci di quest’ultimo come condotti per l’olio.





Dal punto di vista ciclistico, splende il telaio in tubi tondi che richiama vagamente alla mente quelli utilizzati sulle Buell della penultima generazione; ad esso sono fissati sul lato sinistro l’ammortizzatore di sterzo ed il radiatore dell’olio. Al retrotreno spicca un forcellone doppio, studiato per evitare il problema del saltellamento della ruota motrice a causa dell’imponente freno motore: tra i due elementi il cerchio a raggi è come “incastonato”, ed il grande disco flottante viene morso da una pinza fissata proprio tra la capriata superiore e quella inferiore.





La forcella è una Paioli ultraregolabile, abbinata a due dischi freno Discacciati flottanti da 320 mm su un cerchio a raggi da 17”, misura scelta anche per la ruota motrice.
Impreziosisce il reparto ciclistico anche il sistema di tubazioni aeronautiche del reparto freni, che scorrono parallelamente alle direttrici principali del telaio. Inoltre, nella zona anteriore le tubazioni scompaiono dentro la piastra della forcella mediante raccordi rigorosamente in ergal, materiale usato anche per molti altri particolari.


Motore: Bicilindrico a V di 45° raffreddato ad aria, 1343cc, con distribuzione ad aste e bilancieri a 2 valvole per cilindro, pistoni Ducati 94mm, albero motore S&S, testate modificate, valvole maggiorate, albero a camme Megacycle, carburatore Dell’Orto DHLA da 40mm, filtro dell’aria ovale K&N. Scarico con collettori 2 in 1 realizzati da Tottimotori con terminale in carbonio Yoshimura. Frizione a secco, cambio a 5 marce.

Ciclistica: telaio Golinelli in tubi d’acciaio; forcella Paioli regolabile da 45mm, piastre Golinelli ricavate dal pieno. Forcellone oscillante doppio Golinelli con monoammortizzatore regolabile Paioli con serbatoio separato. Ruota anteriore a raggi da 17” con canale da 3.5”, ruota posteriore da 17” con canale da 6”. Pneumatico anteriore 120/60 17”, posteriore 190/50 17”. Freno anteriore a doppio disco flottante Discacciati da 330mm con pinza FD a quattro pistoncini contrapposti, freno posteriore a disco flottante Discacciati.

Accessori: Manubrio Golinelli, impianto elettrico standard, doppio faro anteriore poliellissoidale, fanale posteriore Harley-Davidson, strumentazione Autometer e SPA, sella Stortz, pedane Ducati, parafango anteriore Ducati Monster accorciato, parafango posteriore Golinelli, cupolino Golinelli, serbatoio Golinelli, radiatore dell’olio Golinelli.

Finiture: Verniciatura Viper, verde chiaro metal.

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