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Ducati: conti desmodromici
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In sei anni la Casa di Borgo Panigale si è trasformata radicalmente. Partendo dalla sua storia, ha conquistato risultati sportivi, economici e finanziari di massimo prestigio
di Luigi Rivola
“Quando, nel 1996, siamo entrati alla Ducati, ci siamo dovuti rimboccare le maniche e decidere subito il da farsi. C’era un’azienda con un buon prodotto, una grande storia, ma anche l’acqua che filtrava dai tetti dello stabilimento. Da dove cominciare? Abbiamo cominciato dalla storia.
Dal museo, e alla luce di ciò che è avvenuto poi, penso che abbiamo fatto la scelta giusta”.
Il museo, secondo Federico Minoli, è l’anima della nuova Ducati, quella che conobbe nel 1996 quando il Texas Pacific Group lo inviò dagli Stati Uniti in Italia perché prendesse in mano le sorti di un’azienda nella quale pochi italiani credevano, ma che all’estero era guardata con grande rispetto e ammirazione.
A distanza di sei anni, i massimi dirigenti della odierna Ducati hanno convocato una conferenza stampa per fare il punto sullo sviluppo dell’azienda ed illustrare i progetti futuri.
Il museo, inaugurato nel 1998, rappresenta il rinnovato orgoglio della Ducati, fiera del suo glorioso passato e di un presente sfavillante di vittorie sportive, di conquiste di mercato e di traguardi di crescita industriale ed economica raggiunti e superati di slancio.
“Da cinque anni consecutivi il fatturato della Ducati batte ogni record precedente – ha annunciato con evidente soddisfazione l’Amministratore Delegato Carlo di Biagio – e il 2001 non ha fatto eccezione: abbiamo ottenuto progressi davvero notevoli, considerando lo scenario macroeconomico. Ma non sono solo i risultati finanziari a renderci orgogliosi: siamo riusciti a ridurre drasticamente i tempi necessari alla progettazione dei nuovi modelli; abbiamo presentato la Multistrada, una moto che inaugura un nuovo segmento di mercato e che sarà prodotta a partire dalla primavera del 2003; abbiamo vinto il decimo titolo mondiale Superbike in dodici anni e soprattutto lo abbiamo vinto con una moto al debutto, la 998R, il cui motore “Testastretta” ha dimostrato il consistente margine evolutivo posseduto dal nostro Desmo”.
Il museo, secondo Federico Minoli, è l’anima della nuova Ducati, quella che conobbe nel 1996 quando il Texas Pacific Group lo inviò dagli Stati Uniti in Italia perché prendesse in mano le sorti di un’azienda nella quale pochi italiani credevano, ma che all’estero era guardata con grande rispetto e ammirazione.
A distanza di sei anni, i massimi dirigenti della odierna Ducati hanno convocato una conferenza stampa per fare il punto sullo sviluppo dell’azienda ed illustrare i progetti futuri.
Il museo, inaugurato nel 1998, rappresenta il rinnovato orgoglio della Ducati, fiera del suo glorioso passato e di un presente sfavillante di vittorie sportive, di conquiste di mercato e di traguardi di crescita industriale ed economica raggiunti e superati di slancio.
“Da cinque anni consecutivi il fatturato della Ducati batte ogni record precedente – ha annunciato con evidente soddisfazione l’Amministratore Delegato Carlo di Biagio – e il 2001 non ha fatto eccezione: abbiamo ottenuto progressi davvero notevoli, considerando lo scenario macroeconomico. Ma non sono solo i risultati finanziari a renderci orgogliosi: siamo riusciti a ridurre drasticamente i tempi necessari alla progettazione dei nuovi modelli; abbiamo presentato la Multistrada, una moto che inaugura un nuovo segmento di mercato e che sarà prodotta a partire dalla primavera del 2003; abbiamo vinto il decimo titolo mondiale Superbike in dodici anni e soprattutto lo abbiamo vinto con una moto al debutto, la 998R, il cui motore “Testastretta” ha dimostrato il consistente margine evolutivo posseduto dal nostro Desmo”.
Profitti sportivi e finanziari
“Siamo abbastanza unici” – è la curiosa frase con cui ha esordito il Direttore Commerciale, Nicola Greco, che ha esposto la politica di marketing dell’azienda e le prospettive per il 2002.
Sogna l’America invece il Direttore Finanziario Enrico D’Onofrio, che dopo aver illustrato con una grinta più degna di Fogarty che di un analista di conti, i passi avanti compiuti dalla Ducati negli ultimi sei anni, in termini di vendite, di fatturato e di utili, ha esposto le prospettive della Casa per il futuro, e queste puntano soprattutto sul mercato nordamericano, che potrebbe assorbire, allineandosi alla media degli altri Paesi più ricettivi, almeno 8000 Ducati in più ogni anno.
La conferenza stampa si è conclusa con l’intervento di Claudio Domenicali, presidente della Ducati Corse.
“Abbiamo trasformato radicalmente l’azienda – ha cominciato il giovane ingegnere che ha sostituito il mitico Fabio Taglioni alla guida tecnica del reparto corse – ma preservandone i geni”. È poi passato all’argomento corse, parlando della nuova MotoGP appena presentata nella sua struttura definitiva. L’ing. Domenicali ha ribadito che la Ducati non abbandonerà il mondiale SBK, mantenendo una presenza diretta con moto gestite da Borgo Panigale, ma che operando uno sforzo eccezionale ha deciso di impegnarsi anche nel mondiale GP con una “Twin-twin”, ossia con un doppio bicilindrico desmodromico che non sarà quindi un quattro cilindri tradizionale, ma un motore del tutto originale, nella più pura tradizione Ducati.
“Abbiamo deciso di esserci – ha affermato – perché abbiamo considerato i rischi che avremmo corso a non esserci”.
Considerato ciò che le vittorie nel mondiale SBK hanno significato per la Ducati, è difficile non essere d’accordo...
Qualcuno ha voluto forzare la mano sul pilota: Capirossi? Biaggi? Rossi?
“È presto per rispondere a questa domanda – ha replicato l’ing. Domenicali – nei nostri programmi c’è posto per un grande nome italiano, ma lo decideremo al momento opportuno, Valentino? Ci piacerebbe, ma non credo che ce lo possiamo permettere con quel che costa...”.
Ducati, soldi guadagnati...
Le immatricolazioni di moto Ducati sono passate da 12.117 nel 1996 a 38.969 nel 2001; nello stesso periodo il fatturato è salito da 105,8 milioni di euro a 407,8 milioni di euro. Complessivamente, per l’anno 2001, le immatricolazioni di moto Ducati sono cresciute del 2% rispetto al 2000, con un sostanziale incremento in Giappone (+51%), nel Regno Unito (+10%) e in Francia (+8%). Da notare che in Gran Bretagna il mercato delle Ducati è cresciuto nonostante che per il primo anno mancasse la grande forza promozionale di Fogarty in sella alla SBK.
Il Nord America è il mercato più importante per la Ducati, che esporta più del 75% delle moto prodotte a Borgo Panigale. Le vendite più consistenti, riferendoci al 2001, sono comunque appannaggio dei principali Paesi europei, con 24.112 immatricolazioni, seguiti appunto dal Nord America con 6.021, dal Resto del Mondo, con 5.290 e dal Giappone con 3.546.
Al 31.12.2001 la Ducati aveva prodotto 40.692 motociclette e ne aveva vendute 40.016, di queste, 16.253 inserite nel segmento di mercato delle supersport e superbike, 20.125 appartenenti alla gamma Monster e 3.638 della categoria Sport Touring.
Il fatturato complessivo del 2001: 407,815 milioni di Euro, è composto di 345.475 milioni di euro derivanti dalla vendita di motociclette, 61.390 milioni di euro prodotti dalla vendita di parti di ricambio e accessori, e da 950.000 euro di altra provenienza.
Un ultimo dato interessante arriva dal reparto corse: la Ducati sta cogliendo il difficilissimo obiettivo del pareggio di bilancio fra entrate ed uscite per la sua partecipazione ufficiale al campionato mondiale SBK; nel 1998 le uscite furono di 9 milioni di Euro e le entrate, derivanti da vendite di parti speciali, moto da corsa e sponsorizzazioni, ammontarono a 3,4 milioni di Euro. Nel 2001 i costi sono stati di 12,3 milioni di Euro e i profitti di 8,1 milioni di Euro.
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